Cremonese, l’ex Rastelli: “Rammaricato per come sia andata. A Cremona ci sono tutte le condizioni per far bene”
RASTELLI CREMONESE – Massimo Rastelli, ex allenatore tra le altre anche della Cremonese, è tornato a parlare della sua recente, e deludente, avventura sulla panchina dei lombardi. Ecco un estratto delle sue parole rilasciate a CuoreGrigiorosso.com: «È stata una chiamata inaspettata, avevo avuto contatti con una squadra di Serie A che sembrava pronta a cambiare, […]
RASTELLI CREMONESE – Massimo Rastelli, ex allenatore tra le altre anche della Cremonese, è tornato a parlare della sua recente, e deludente, avventura sulla panchina dei lombardi. Ecco un estratto delle sue parole rilasciate a CuoreGrigiorosso.com:
«È stata una chiamata inaspettata, avevo avuto contatti con una squadra di Serie A che sembrava pronta a cambiare, ma i tempi si sono dilatati. Quando mi hanno contattato non ci ho pensato due volte, accettando la proposta della Cremonese. Ero convinto che potesse essere la società con cui mi sarei riconquistato la Serie A. Con Armenia, con cui avevo già lavorato (a Piacenza, ndr) e Rinaudo, direttore sportivo che seppur giovane ritengo preparato, ci fu subito grande sintonia. Era il momento giusto per tornare in B e cercare di portare la Cremonese più in alto possibile. «Ho trovato grande disponibilità da parte dei ragazzi. Arrivammo alla sosta con risultati altalenanti, ma con la speranza che il mercato di gennaio potesse far arrivare quei rinforzi che tutti si auguravano. Purtroppo non fu così, anzi perdemmo anche un giocatore simbolo come Brighenti e questo portò a un inizio di girone di ritorno non positivo».
«Sono rimasto volentieri perché convinto che si potesse ripartire da quanto di buono fatto nei tre mesi precedenti. La stagione non è partita come mi aspettavo, la campagna acquisti è partita a rilento, abbiamo perso tanti giocatori della stagione precedente. Mi aspettavo la conferma di Croce, che è il classico allenatore in campo e per lo spogliatoio era fondamentale. Siamo partiti in 16 contando tre portieri, tre Primavera e i partenti Soddimo e Montalto, con Carretta operato di appendicite. Ritengo Il ritiro un momento fondamentale per noi allenatori, a maggior ragione considerato l’obiettivo della Cremonese, che era quello di andare in Serie A direttamente».
«Abbiamo fatto un ottimo precampionato perché lavoravo con un gruppo che già conoscevo più i giovani Deli, Palombi e Ravanelli, che si sono subito inseriti. I problemi sono sopraggiunti quando ho dovuto inserire 7-8 nuovi elementi arrivati senza condizione negli ultimi giorni di mercato. A quel punto c’era una disomogeneità di condizione, per non parlare poi dell’infortunio di Terranova, preziosissimo per il nostro progetto tecnico».
«Sbandierare ai quattro venti l’obiettivo quando la squadra non era pronta (perché non lo era) è stato un errore: lavorando sottotraccia avremmo dato meno pressione a tutti e avremmo potuto fare un campionato diverso».
«Gara contro il Cittadella? Non penso che sia stata quella partita a condannarmi, infatti già le sconfitte con Entella e Pisa avevano creato malumore, quindi Cittadella è stato solo un “pretesto” per esonerarmi, perché venivamo da 7 punti in 7 giorni con Crotone, Trapani ed Ascoli – spiega Rastelli -. Dopo la sconfitta ci sono stati due giorni di silenzio assoluto, nessuno mi ha chiamato. Ho letto da alcuni siti che ero a rischio e quando ho contattato i direttori ho percepito aria di cambiamento. Credo che in casi del genere ci si debba prima confrontare direttamente con l’allenatore. Dopo ci sarebbe stata la sosta e si poteva lavorare sugli errori, ma soprattutto avere 15 giorni in più per migliorare la condizione generale del gruppo, ma non c’è stato verso di arrivare ad un confronto».
«Chi mi prende sa che ho fatto un certo tipo di percorso, ho vinto dei campionati, e se lo avesse fatto con attenzione mi avrebbe permesso di continuare a lavorare. Io ho sempre vinto da primo in classifica facendo un percorso di crescita che inizia in ritiro: le mie squadre hanno avuto un inizio diesel per poi prendere la vetta verso novembre-dicembre per non lasciarla più. Non ho avuto il tempo di amalgamare il gruppo, abbiamo affrontato tante difficoltà, eravamo in ritardo e le pressioni delle aspettative nei nostri confronti non ci hanno certamente aiutato».
«Se cambierei qualcosa tornando indietro? Sì sicuramente ho commesso degli errori. La gara con il Pisa (4-1 il risultato finale, ndr) se potessi la rigiocherei. Pensavo che inserendo i nuovi acquisti potessimo avere qualcosa in più, invece è andata male e da lì in poi li ho dovuti un po’ centellinare. Con l’esonero è stato interrotto un percorso, che con un po’ più di pazienza ci avrebbe permesso di raggiungere i risultati prefissati: con la società e il Cavaliere ho sempre avuto ottimi rapporti così come con i calciatori, che poi mi hanno rivoluto a gennaio».
«Ritorno dopo l’esonero di Baroni? Ho accettato di tornare perché trovavo un gruppo con una condizione fisica migliore, il mercato poteva darci una mano e c’era tutto un girone per raggiungere i playoff, il minimo di quanto ipotizzato a inizio anno. Ho trovato una squadra devastata psicologicamente, impaurita convinta che avrebbe faticato a vincere le partite. Come sempre succede in questi casi, arrivano anche gli episodi negativi: la partita di ritorno con il Pisa è la fotografia della stagione. Dopo un’ottima mezzora in cui sei sul 2-0 e sfiori il terzo gol, un errore ti porta all’intervallo sul 2-1. Nello spogliatoio vedevo i ragazzi con la testa rivolta verso il basso nonostante fossimo in vantaggio, e infatti 5 minuti dopo essere rientrati in campo eravamo già sotto 3-2. L’abbiamo recuperata, ma poi la sfortuna ci ha fatto perdere ad un secondo dalla fine».
«Dopo la sconfitta contro l’Empoli la mattina successiva ero già al campo col mio staff a preparare la gara di Frosinone – spiega il mister -. I direttori mi hanno chiamato in ufficio per comunicarmi che non era arrivata la scossa che ci si aspettava».
«Gli episodi strani sono stati tanti: dopo il 5-0 al Trapani la squadra era viva e carica, poi si è vista annullare la partita di Ascoli a pochi minuti dal fischio d’inizio». Alla ripresa la Cremo è riuscita a raggiungere la salvezza, con le dovute novità: «Giocare le prime volte a porte chiuse non è stato facile, mentre successivamente credo si sia rivelato un vantaggio per la Cremonese perché sono venuti fuori i valori dei ragazzi senza la pressione del pubblico. Senza contare i cambi: con la rosa grigiorossa si è trattato di un’ottima arma per il finale di campionato».
«Il mio rammarico è che a Cremona ci sono tutte le condizioni per fare bene. Non mi capacito di quanto successo in passato, per la dedizione che ci abbiamo messo sia il mio staff che i ragazzi, sempre seri e disponibili. A volte si fa fatica a capire il perché di certe cose. Nonostante non sia andata bene me ne vado a testa alta, ho dato tutto me stesso lavorando 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. Il nostro mestiere è fatto di risultati, e quando mancano siamo i primi a pagare. Troppa pressione? No, nel calcio italiano è così dappertutto, se si lavora in questo settore bisogna saperla gestire. A me piacciono e mi fanno dare il meglio di me».
«Quando sono stato esonerato lo Spezia era penultimo e il Frosinone ad un punto. Gli allenatori sono stati confermati e il loro progetto ha funzionato: con un po’ di pazienza avremmo potuto fare la stessa cosa. Il gruppo mi seguiva ed era con me, sarebbe stato più corretto confrontarsi invece di pensare che, cambiando, la squadra sarebbe volata».