Esclusiva PSB – Semioli: “Fare l’allenatore mi piace. Vicenza, c’è una cosa che non capisco”
Una carriera dove ha vestito diverse casacche importanti, giocando e convincendo tra Serie A e B, togliendosi soddisfazioni come le tre presenze nella Nazionale maggiore italiana (oltre a tante apparizioni con le Nazionali giovanili). Poi il momento che arriva per tutti, il ritiro, ed una nuova vita da allenatore che: “Non pensavo mi piacesse così […]
Una carriera dove ha vestito diverse casacche importanti, giocando e convincendo tra Serie A e B, togliendosi soddisfazioni come le tre presenze nella Nazionale maggiore italiana (oltre a tante apparizioni con le Nazionali giovanili). Poi il momento che arriva per tutti, il ritiro, ed una nuova vita da allenatore che: “Non pensavo mi piacesse così tanto“. Intervenuto ai microfoni di PianetaSerieB.it, Franco Semioli si è raccontato tra passato, presente e futuro.
Come procede la vita da allenatore?
“Ho intrapreso questa nuova strada calcistica, che mi sta dando tante soddisfazioni. L’intento è quello di fare sempre meglio e, visto che sono una persona ambiziosa, raggiungere livelli sempre più alti”.
Per tutti i calciatori la fine della carriera é un momento che si é consapevoli dovrà arrivare, ma che si cerca sempre di posticipare o addirittura non accettare: in tal senso che emozioni hai provato quando hai preso la fatidica decisione?
“Quando ho deciso di smettere mi è passata davanti agli occhi tutta la mia carriera e tutte le emozioni provate in tanti anni di calcio, ricordi che nessuno potrà cancellare e che porterò sempre con me. Il calcio mi ha dato tanto e mi ha regalato tante soddisfazioni, ma il tempo non si può fermare e quindi bisogna guardare avanti. Sono contento di tutto ciò che ho fatto, resto del parere che chi semina bene raccoglie risultati, e nel mio caso così è stato”.
Una delle compagini con le quali hai giocato in cadetteria, il Vicenza, dice addio alla categoria dopo un’annata tribolata. Cosa credi sia mancato ai veneti?
“Vicenza è stata una piazza che ho amato, che mi ha lanciato verso la Serie A e con dei tifosi incredibili. Non sono mai riuscito a capire perché non si sia riusciti a trovare una continuità in termini di risultati, perché posso assicurare che da quelle parti non manca davvero nulla per fare bene. Auguro con tutto il cuore al Vicenza squadra e città di tornare al più presto nel calcio che conta, perché piazze come quella veneta ce ne sono davvero poche”.
Sei cresciuto nel Torino e con i granata hai debuttato in cadetteria. Ti chiedo: cosa significa indossare quella maglia? Senti che é una casacca “diversa”, speciale?
“Sono cresciuto nei granata, ho fatto tutta la trafila delle giovanili da quando avevo 8 anni fino ai 18. Per me il Torino è stata una scuola di vita, mi ha fatto crescere sia dal punto di vista calcistico che umano. Indossare quella maglia vuol dire molto, con un passato glorioso ed una piazza che è sempre stata contraddistinta dalla grinta e dall’attaccamento alla maglia. Sarò sempre grato a questa squadra, quella della mia città”.
Nei tuoi anni in Serie B, in cadetteria c’erano giocatori del calibro di Hubner, Toni, Doni, Di Michele che poi, così come te, sono stati protagonisti anche in Serie A. Oggi il livello della cadetteria pare essersi abbassato, o quantomeno c’é un numero sensibilmente minore di giocatori che non soffrono il salto nella massima serie. Dove credi stia il problema?
“Il calcio di oggi è totalmente cambiato rispetto a quello di 10-15 anni fa, in quanto soprattutto la Serie A era caratterizzata da giocatori di spessore e quasi tutte le squadre avevano un livello tecnico molto alto, difatti ogni partita era molto combattuta. Oggi purtroppo la Serie A ha perso molta qualità, il motivo sta nel fatto che non ci sono più i soldi che c’erano prima e le società soprattutto ultimamente puntano a investire maggiormente sui giovani, facendoli debuttare più facilmente per poi rivenderli a cifre esorbitanti in un secondo momento. Al giorno d’oggi mi sento di dire che i giovani hanno molte più possibilità di essere presi in considerazione, mentre prima se non eri davvero bravo eri costretto a migrare all’estero oppure a scendere di categoria. Ultima considerazione squisitamente di campo: ai miei tempi il livello tecnico in campo era molto alto, oggi si curano maggiormente aspetto fisico e resistenza dei calciatori“.
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