Empoli, Fabiano Parisi è la negazione degli stereotipi
FABIANO PARISI EMPOLI – L’amore e la passione verso il calcio generano una positiva sensazione di insufficienza verso lo status quo: l’esigenza di argomentare e superare qualsiasi limite creato o imposto porta a cercare, trovare, approfondire. Si scandagliano categorie, successiva è l’esplorazione a 360° dei profili ritenuti interessanti, definitiva è la soddisfazione quando lo studio […]
FABIANO PARISI EMPOLI – L’amore e la passione verso il calcio generano una positiva sensazione di insufficienza verso lo status quo: l’esigenza di argomentare e superare qualsiasi limite creato o imposto porta a cercare, trovare, approfondire. Si scandagliano categorie, successiva è l’esplorazione a 360° dei profili ritenuti interessanti, definitiva è la soddisfazione quando lo studio incontra l’aspettativa. Questo processo viene sublimato quando l’analisi tecnica è accompagnata dalla piacevole scoperta di un’umanità che, in una strutturazione temporale che tende a essere prolungata, sembra non essere concessa ai calciatori.
Pensiamoci: quello del calcio, sicuramente a torto e non a ragione, è un settore oggettivamente stereotipato. È pratica comune tra l’opinione pubblica l’ispezione di un calciatore per verificarne l’adeguatezza alle architetture ritenute esclusive per la categoria. Quante volte si è discusso dei privilegi che obbligano a negare, per questi ragazzi, qualsiasi ansia, tensione o emozione? Come se avere un talento fosse una colpa. Con l’ausilio di questo prolisso incipit, è una notevole opportunità raccontarne la negazione, sicuramente presente in più situazioni ma, nella seguente trattazione, riferita a Fabiano Parisi.
Classe 2000, nato a Solofra, in provincia di Avellino, la carriera del giovane esterno di fascia ha visto, fino alla scorsa estate, il verde come colore principale. Settore giovanile dell’Avellino, due tappe intermedie nella Vigor Perconti e nel Benevento, un ritiro con l’Ercolanese e il ritorno nella squadra del suo cuore. Protagonista in Serie D, rivelazione in Serie C, dove Eziolino Capuano lo definisce un extraterrestre, pronto per la Serie A, le prestazioni con gli irpini gli valgono gli interessamenti delle più quotate compagini del Belpaese, ma la più lesta e convinta è l’Empoli, che riesce ad aggiudicarsi le prestazioni del ragazzo dopo varie vicissitudini negoziali.
Approdato in Toscana, dopo una fisiologica e necessaria fase di ambientamento con un nuovo contesto e una differente categoria, per giunta in un sodalizio con pressioni e aspettative differenti rispetto a buona parte delle restanti compagini, Parisi è entrato nell’undici titolare di Alessio Dionisi e non sembra intenzionato a cedere il posto anche in vista del rientro di Terzic. Le caratteristiche di Parisi seguono l’idea di calcio dell’allenatore, che richiede ritmo, personalità nella lettura situazionale e tanta tecnica. Peculiarità che il terzino sinistro sposa a pieno regime: propenso a offendere, alla ricerca del completamento tattico in fase di non possesso (dove, ad ogni modo, la crescita è netta ed è figlia di una predisposizione al lavoro che il ragazzo ha dimostrato anche nell’ultima annata), abile a relazionarsi con i compagni e dotato di un ottimo piede. I margini di miglioramento non mancano, com’è logico in un calciatore che ha disputato appena 6 partite in Serie B, ma l’apprezzamento del percorso e della prospettiva di Parisi è seguito, riprendendo il discorso avanzato in apertura di articolo, dalla sensazione di essere al cospetto di tanta umanità e sensibilità in un corpo talentuoso.
Ascoltare le interviste del ragazzo lascia trasparire semplicità, genuinità, attenzione alle parole (anche quando chiamato a descrivere situazioni sicuramente ingombranti, come la querelle con l’Avellino pre-cessione). Potrebbe (e non dovrebbe) esacerbare l’opinione altrui amplificando eccessivamente il proprio status, ma Fabiano dà la sensazione opposta: prudente con ogni espressione, dosato, timido e timoroso al punto giusto. Delicatezza che abbandona quando scende in campo, dove non teme il confronto e accantona ogni incertezza palesando meticolosità e tutte le capacità poc’anzi descritte. Un melting pot comportamentale, dunque, che restituisce l’immagine di un ventenne consapevole del proprio talento ma più o meno intenzionalmente incline a non ripudiare il contatto con l’emotività: dinamica che, probabilmente, renderebbe il mondo (del calcio e non) un posto più confortevole.
Le potenzialità tecniche e attitudinali non mancano, ergo la prospettiva di Fabiano Parisi è sicuramente nobile e tendente verso l’alto: saremo qui pronti ad analizzarne la crescita e, in cuor nostro, sperare di poter raccontare i successi di un calciatore che nega gli stereotipi e personifica i più puri valori di questo sport.
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