ESCLUSIVA PSB – Amato (CalcioLecce): “Rammarico per qualche punto perso, ma la classifica rispecchia l’equilibrio. Gestione Corini positiva”
AMATO LECCE CORINI – La nostra Redazione ha intervistato Alessio Amato, giornalista di CalcioLecce.it, per fare assieme a lui il punto sulla stagione dei salentini. In seguito alla retrocessione in Serie B il Lecce ha attuato dei cambiamenti radicali dal punto di vista della filosofia aziendale, ben testimoniati dal passaggio di consegne tra Mauro Meluso e Pantaleo Corvino. Pensi […]
AMATO LECCE CORINI – La nostra Redazione ha intervistato Alessio Amato, giornalista di CalcioLecce.it, per fare assieme a lui il punto sulla stagione dei salentini.
In seguito alla retrocessione in Serie B il Lecce ha attuato dei cambiamenti radicali dal punto di vista della filosofia aziendale, ben testimoniati dal passaggio di consegne tra Mauro Meluso e Pantaleo Corvino. Pensi che la metamorfosi si stia compiendo?
“Parto con un confronto: nella sua ultima stagione di Serie B, quella 2018/19, il Lecce aveva ben sei elementi in prestito, l’anno scorso addirittura otto, mentre quest’anno sono scesi a tre. Un dato già emblematico, anche se il progetto è ancora agli inizi, dell’inversione di tendenza operata dal club. E’ inoltre crollata l’età media degli innesti, ben 7 dei quali provengono dall’estero, da dove il Lecce ha ripreso ad attingere anche in ottica settore giovanile. Difficile dire quando il processo inizierà a raccogliere i frutti, ma che sia in atto un cambiamento importante è palese.”
Visto l’organico a disposizione (al netto delle mille variabili di una stagione anomala) immaginavi che i salentini avrebbero occupato la sesta posizione dopo 18 giornate o credevi potessero raccogliere qualche punto in più?
“Il girone d’andata, alla vigilia della sua conclusione, un po’ di rammarico se lo porta dietro per qualche punto lasciato per strada in modo talvolta superficiale. Si tratta però di 4 o 5 punti, il che ci dice che, tutto sommato, la classifica rispecchia l’equilibrio visto nelle varie gare con le big protagoniste. Se qualcuno mi avesse detto in estate che il Lecce si sarebbe trovato oggi in questa situazione, a stretto contatto con altre 8-9 squadre e un attimo dietro ad un Empoli, unica squadra ad aver mostrato grande continuità, non gli avrei certo dato dell’incompetente. L’organico da solo non basta in una stagione con ancor più variabili rispetto al solito, soprattutto se il tuo è grossomodo alla pari con quello di altri 6-7 club.”
Come valuti la gestione tecnica Corini? Cosa sta funzionando e cosa invece è ancora da registrare?
“Il tecnico sta portando avanti un lavoro difficile, in un campionato equilibrato ed in un anno di transizione sotto il punto di vista del progetto tecnico Lecce. Considerando il fatto che non ha mai avuto gli uomini migliori tutti a disposizione, che per un mese ha dovuto dirigere i suoi da casa e che si è ritrovato in una B il cui tasso tecnico è tra i più alti dell’ultimo decennio, la sua gestione non può che essere valutata come positiva. Non tanto per le attenuanti, quanto perché comunque il Lecce ha dimostrato spesso un ottimo gioco, ha dimostrato di saper anche dominare quando ha avuto quasi tutti gli uomini utilizzabili e che le idee alla base sono giuste. L’unico aspetto da rivedere è relativo ad una miglior gestione delle risorse per prevenire affaticamenti ed emergenze, ma anche relative ad eventuali casi di mercato. E, in seconda istanza, il non sottovalutare l’importanza di avere un equilibrio anche quando, come fa il Lecce, si gioca per fare tanti gol e non per non subirne.”
Ritieni che le tante voci di mercato estive legate ai calciatori che si sono messi più in mostra lo scorso anno abbiano avuto impatto sul rendimento della squadra? La società ha gestito i vari casi nel modo migliore?
“Questo è stato il fattore che più di tutti ha influenzato negativamente le prestazioni di un Lecce che non ha, di conseguenza, potuto esprimere appieno il suo potenziali. Prima i casi Mancosu, Tachtsidis e Petriccione, tutti in un modo o nell’altro brillantemente superati ma che su differenti livelli hanno ritardato il miglior approccio del Lecce alla categoria. Poi quelli di Falco e Pettinari: il primo non è mai stato davvero lui, visto che da agosto ha manifestato a più riprese la volontà di fare le valigie in direzione Serie A, il secondo più che altro nel difficile dicembre ha pensato più all’eventuale nuova destinazione che al farsi trovare pronto quando chiamato in causa. La società va compresa, muoversi in modo perfetto con le scorie di una retrocessione ed il poco tempo di quest’anno per assorbirle era impossibile. Poi è chiaro, si può sempre migliorare, anche perché come detto le prestazioni ne hanno risentito.”
l mercato di gennaio, oltre a un difensore esperto e roccioso come Pisacane, sta portando in giallorosso diversi profili alla prima esperienza nel calcio italiano. Scommessa azzardata o ponderata?
“Con Corvino non puoi esprimere un giudizio fin quando non passa del tempo, lo abbiamo visto con i tanti talenti da lui portati a Lecce, alcuni esplosi subito ma la maggior parte crack di prospettiva. La società è stata chiara, sul mercato non avrebbe cercato solo giocatori subito pronti, ma anche e soprattutto scommesse. Dal mercato estivo abbiamo visto chi, come Listkowski e Zuta soprattutto, hanno dimostrato di avere dei numeri. Anche Hjulmand e Nikolov hanno referenze grossomodo simili e vengono dalla periferia del calcio europeo. Non resta che vederli sul campo.”
Che ruolo potrà recitare il Lecce da adesso al termine della stagione? Prevedi un girone di ritorno diverso per rendimento rispetto a quello d’andata?
“Il Lecce ha il potenziale anche per vincerle tutte, ma il girone d’andata ha dimostrato che fare bene è complicatissimo e che quasi tutte le gare sono da tripla. I giallorossi dovranno pensare solo ad esprimersi al massimo, così e basta avranno la possibilità di arrivare tra le prime due. In caso contrario sarà lotta fino alla fine per un piazzamento playoff. Molto passerà dagli scontri diretti, fino ad oggi 6 su 8 pareggiati, e dal non sottovalutare nessuno come invece accaduto con Brescia e Pisa.”