La B che verrà – Dalla Ternana dei record alle potenziali protagoniste dei prossimi playoff: uno sguardo al Girone C di Serie C
LA B CHE VERRA’ SERIE C PLAYOFF – In attesa di immergerci nell’immediato finale di stagione e di capire quali saranno i verdetti finali e quali realtà cadette saranno chiamate a salutare il campionato di Serie B sia in ottica promozione che, purtroppo, in quella retrocessione, notevole attenzione è rivolta verso il campionato di Serie […]
LA B CHE VERRA’ SERIE C PLAYOFF – In attesa di immergerci nell’immediato finale di stagione e di capire quali saranno i verdetti finali e quali realtà cadette saranno chiamate a salutare il campionato di Serie B sia in ottica promozione che, purtroppo, in quella retrocessione, notevole attenzione è rivolta verso il campionato di Serie C, realtà dalla quale emergeranno quattro delle future compagini chiamate a battagliare, ed a farci emozionare, nel campionato di Serie B 2021/2022. Dopo aver analizzato nei giorni scorsi il Girone A ed il Girone C, appare ora molto interessante intraprendere un mini viaggio nel Girone C di terza serie, ossia quello centro-meridionale, da sempre considerato come quello sulla carta più combattuto e che, tradizionalmente, annovera società che per blasone, storia e tifo meriterebbero palcoscenici di maggior risalto rispetto ad un torneo (comunque sempre molto prestigioso) come quello di terza serie.
Prima di addentrarci più profondamente nei meandri del suddetto raggruppamento, appare legittimo evidenziare come l’avvento della pandemia, che da circa un anno costringe l’intero mondo del calcio ad operare in condizioni surreali, abbia prodotto effetti ancora più profondi nel torneo di terza serie. Le difficoltà con le quali la Serie C è stata costretta ad interfacciarsi sono state, in proporzione, ancora maggiori di quanto già purtroppo non sia accaduto nei maggiori campionati nazionali: su tutte, la mancanza di incassi al botteghino, il venir meno in misura così drastica di sponsorizzazioni, le difficoltà nel rispettare un calendario sempre più spezzettato e condizionato da rinvii dovuti al Covid-19 e la complessità di realtà, spesso piccole e poco strutturate, nell’adempiere ai rigidi e dispendiosi protocolli sanitari, hanno rappresentato delle problematiche di non poco conto abbattutesi sui già citati club e che hanno finito per condizionare, inevitabilmente, il regolare evolversi della stagione e, di conseguenza, quello dei risultati maturati sul campo.
DOMINIO TERNANA – Esatto, il campo, come sempre unico giudice supremo che, mai come quest’anno, ha parlato decisamente forte e chiaro: la voce grossa l’ha fatta la Ternana dei record di Cristiano Lucarelli la quale ha dominato in lungo ed in largo il campionato ipotecando la promozione in Serie B già da mesi e per la quale mancherebbe solamente l’aritmetica, visto che agli umbri basterà ottenere un punto nelle prossime cinque partite per poter ufficializzare il meritatissimo ritorno in cadetteria. Non certo un’impresa titanica quella che attende i rossoverdi da qui al termine del proprio percorso, in grado di collezionarne fin qui 78 e di inanellare record su record nel relativo girone: miglior attacco (76 reti fin qui realizzate), miglior difesa (appena 23 i palloni che hanno gonfiato la rete umbra), un’imbattibilità detenuta a livello europeo, a titolo esclusivo, per diverse settimane e venuta meno solamente lo scorso 27 Febbraio nella trasferta di Catanzaro. Un obiettivo fortemente voluto ed inseguito dal patron Stefano Bandecchi che, dopo innumerevoli sforzi a livello economico, e non solo, è riuscito riportare il club rossoverde in una dimensione più consona alle proprie ambizioni ed alla propria storia. Fondamentale, in tal senso, il lavoro di mister Lucarelli che in terra umbra ha saputo riscattare le deludenti esperienze a Livorno e Catania, guidando e plasmando un organico da categoria superiore, pieno zeppo di campioni, in maniera eccelsa. Aspetto, questo, non di poco conto se si considera quante presunte corazzate nel corso degli anni non abbiano rispettato i favori del pronostico.
BARI – Un dominio netto, inequivocabile quello delle Fere. Primato praticamente mai in discussione e concretizzatosi sin dalla primissime giornate, ma la cui tale portata in pochi avrebbero potuto metterla in preventivo. Il motivo va ricercato principalmente nella presenza, ai nastri di partenza del torneo, di un Bari che, dopo la cocente delusione della finale playoff persa contro la Reggiana in Estate ed un organico sulla carta fortissimo, partiva come la principale candidata al salto in cadetteria proprio al fianco degli umbri. Una lotta apparentemente serrata fino al termine della stagione ma che, al contrario, non c’è mai stata. Il tanto ambizioso progetto tecnico avviato dalla famiglia De Laurentiis dopo l’addio di Vivarini, e fondato sul duo Auteri-Romairone, si è clamorosamente arenato. Il binomio costituito dal tecnico di Floridia e dall’ex direttore sportivo del Chievo si è già sciolto da settimane con un doppio, e contestuale, allontanamento che accerta come ci si aspettasse un campionato del tutto differente dai biancorossi. Se la casella di DS appare ancora clamorosamente scoperta, sul fronte panchina, invece, neanche l’avvento in Puglia di Massimo Carrera sembrerebbe, finora, aver fatto scattare quella scintilla di cui necessiterebbe il gruppo per riuscire a ribaltare questa difficile situazione complici, soprattutto, un mercato di Gennaio di evidente indebolimento, un ambiente con il morale sotto i tacchi ed un folto velo di confusione che sorvola anche l’assetto societario. L’attuale terzo posto ricoperto dai Galletti, peraltro tutt’altro che blindato, non può di certo soddisfare una città tanto affamata di calcio come quella barese ma, in ottica playoff, la Vecchia Stella del Sud non può non essere inserita tra le principali favorite. Un appuntamento che però Antenucci e compagni non potranno proprio sbagliare, per evitare di destinare alla storia un’annata ad oggi “solo” molto negativa ma, che in caso contrario, assumerebbe i connotati di un vero e proprio fallimento tecnico-sportivo.
AVELLINO – Ad approfittare delle difficoltà croniche del Bari non è stata però solo la lanciatissima Ternana ma anche l’Avellino, insidiatosi al secondo posto in classifica ed attualmente prima tra le “umane” al netto della truppa di Lucarelli. Dopo la buona stagione dello scorso anno chiusa sotto la guida Capuano con una salvezza tutt’altro che scontata condita poi da decimo posto che è valso l’apparizione agli ultimi playoff, il club campano ha nettamente alzato l’asticella rendendosi protagonista di una stagione estremamente positiva, forse anche oltre le più rosee aspettative: un gruppo esperto, solido e coeso ma che vanta anche delle ottime individualità dal punto punto di vista tecnico e dell’esperienza, su tutti bomber Riccardo Maniero, autentico trascinatore dei Lupi a suon di goal a cui si aggiungono altri elementi di spicco come De Francesco, Fella e D’Angelo solo per citarne alcuni. Tuttavia, se proprio dovessimo individuare il vero top player degli irpini, i nostri occhi non potrebbero che posarsi in prossimità della linea di bordocampo dove, a guidare truppa biancoverde, troviamo Piero Braglia: nessuna presentazione di certo necessaria per il tecnico di Grosseto, un vincente nato, tra i migliori nel suo ruolo tra Serie B e C ed un valore aggiunto per qualsiasi squadra disposta a puntare sulla sua fame e competenza, specie se supportato da una società di recente insediamento ma ambiziosa e vicina alla squadra, come quella di D’Agostino, e da un fuoriclasse di direttore sportivo, che porta il nome di un veterano come Salvatore Di Somma. Nonostante un fisiologico calo fisico ed i diversi infortuni e casi Covid-19 registrati nelle ultime settimane, i sette punti di vantaggio da amministrare nei confronti del Bari sembrerebbero sufficienti per blindare la seconda piazza e puntare ad un ruolo da primissima fila ai playoff anche perchè proprio Braglia, in passato, ha già più volte compiuto imprese storiche, anche in condizioni molto meno vantaggiose: a Catanzaro, Pisa, Castellammare e, soprattutto, Cosenza ne sanno qualcosa.
CATANZARO – Chiudiamo il quartetto di testa con il Catanzaro. Dopo la poco felice chiusura dell’agrodolce “Era Auteri”, la famiglia Noto ha deciso di ripartire dal duo dirigenziale Cerri-Foresti, da mister Antonio Calabro e da un organico dall’elevatissimo tasso di esperienza: un allenatore che, al contrario del suo predecessore, ha da subito dato dimostrazione di preferire un calcio pragmatico e meno orientato all’estetica, basato su organizzazione, solidità e spirito di sacrificio. Una guida tecnica nei primi mesi molto discussa in città e che aveva inizialmente diviso in maniera aspra la tifoseria delle Aquile del Sud, per larga parte forse ancora troppo abituata, specialmente nel primo anno della parentesi Auteriana, ad ammirare una squadra plasmata su velocità, tecnica ed inclinazione a dominare il gioco. Qualche stop, in alcuni casi anche pesante (su tutte il 5-1 patito a Terni e l’1-1 interno con un Palermo ridotto in nove uomini) che aveva portato anche la panchina di Calabro a traballare, ma anche tanti risultati convincenti con i quali l’ex Viterbese ha dimostrato di essere riuscito a trovare la quadra tecnico-tattica giusta con grande determinazione ed altrettanto sudore, creando una fortissima alchimia di gruppo e convincendo anche i più scettici a rivedere la propria posizione iniziale. I recenti risultati, in particolare i successi interni su Ternana e Bari, testimoniano di una squadra con una forte identità, attrezzata per giocarsela contro chiunque e che, nelle volata finale, può ambire ad assicurarsi il terzo posto, oggi di nuovo in mano al Bari dopo il pari di Torre del Greco dei calabresi, ma comunque distante solo 1 punto. Le premesse per recitare un ruolo da protagonista negli spareggi promozione ci sono tutte, specie se davanti hai giocatori del calibro di Evacuo, Carlini e Di Massimo e se dietro dimostri di avere quella solidità che spesso si è dimostrata l’input essenziale per avere la meglio un mini-torneo tanto complesso. Lo scarso feeling storicamente dimostrato dal Catanzaro ai playoff rappresenta probabilmente l’elemento che meno pende a favore dei giallorossi, ma il bello della storia è che la stessa possa essere riscritta ogni anno: riusciranno le Aquile a spezzare la maledizione?
CATANIA, JUVE STABIA, FOGGIA – Un gradino più in basso troviamo, nell’ordine, Catania, Juve Stabia e Foggia. Gli etnei, dopo il discusso esonero di Raffaele, pare abbiano ritrovato il giusto equilibrio con l’avvento di Baldini. Una compagine, almeno sulla carta, un pelo meno attrezzata rispetto a quelle delle ultimissime stagioni e condizionata da alcune vicende extra-campo che le sono costate anche due punti di penalizzazione in classifica ma, senza dubbio, pronta a giocarsi le proprie carte nel post regular-season sulla base di un organico comunque più che valido e di un blasone che, per i siciliani, dice molto. In attesa che Joe Tacopina entri a 360 gradi nel contesto catanese, l’obiettivo dovrà sicuramente essere quello di fare bene nel breve periodo per poi, soprattutto, gettare delle solide basi per un futuro che, si spera per i siciliani, possa finalmente tornare ad essere florido, così come l’ex patron del Venezia ha già fatto intendere.
Discorso per certi aspetti simile per la Juve Stabia, reduce dalla cocente retrocessione della passata stagione e chiamata a ripartire praticamente da zero dopo l’addio di Caserta, destinazione Perugia e dei diversi big oggi protagonisti in Serie B. L’ottimo lavoro di Padalino con il passare delle giornate ha prodotto i risultati sperati ed è oggi sotto gli occhi di tutti e, pur non partendo in primissima fila, le Vespe pare abbiano acquisito la consapevolezza giusta per porre in essere un ottimo cammino anche nei playoff. Diversi giovani interessanti e qualche top player per la categoria, su tutti Alessandro Marotta, il quale ha avuto un impatto importante dall’approdo in quel di Castellammare dal Vicenza a Gennaio e che avrà il dovere di continuare a trascinare la truppa gialloblu a suon di goal. Un buon biglietto da visita per dare quanto più fastidio possibile alle prime della classe.
Chiudiamo questo mini-gruppo con il Foggia, ammessa dopo l’esclusione del Bitonto. Attualmente falcidiata dai numerosissimi casi Covid-19 ma che, se guardiamo la classifica, può essere considerata come la vera sorpresa del Girone C: una squadra costruita in fretta e furia a stagione già iniziata, in un arco temporale ridottissimo e con un budget di certo non elevatissimo, dal dt Ninni Corda e che in corso d’opera ha visto anche un passaggio di consegne tra Felleca e Pintus al timone del club, evento sempre di una certa rilevanza, specie in una città che, negli ultimi anni, ne ne ha viste di tutti i colori. Se l’obiettivo iniziale era senz’altro la salvezza, l’attuale settimo posto dei pugliesi merita un plauso anche al lavoro di mister Marchionni che, con grande personalità, ha saputo calarsi in una piazza molto calda ed esigente in maniera impeccabile, dando una forte identità ad un gruppo tra i più giovani del campionato e mettendo in mostra delle ottime idee alla prima vera occasione da capo allenatore, dopo l’esperienza al fianco di Silvio Baldini a Carrara. Il rendimento in campionato contro le squadre di alta classifica non sorride ai suoi ma il Foggia, per i motivi di cui sopra, potrebbe avere quella spensieratezza giusta per andare a giocarsela e mettere in difficoltà anche avversarie, sulla carta, più quotate con l’intento di rendere ancora più importante un percorso, come ricordato, già ampiamente soddisfacente.
LA CORSA AD OTTAVA, NONA E DECIMA POSIZIONE – Chiudiamo analizzando le compagini che al momento, ed in attesa dei numerosi recuperi ancora da disputare, sarebbero in lotta per le ultime posizioni valide per i playoff. Tra queste il Palermo che, dopo il Bari, rappresenta la più grande delusione del raggruppamento. Per molti, l’approdo di un tecnico di categoria superiore come Boscaglia sembrava potesse proiettare addirittura i rosanero tra le candidate alla vittoria del Girone, compensando anche qualche oggettiva lacuna strutturale che però, con il passare delle giornate ed assieme ad altri fattori poco favorevoli per i siciliani come i numerosissimi casi Covid-19, hanno di fatto impedito che ciò accadesse facendo “sprofondare” la squadra, attualmente affidata a mister Filippi, ad anni luce dalla vetta. Due gare da recuperare però che, se vinte, proietterebbero il Palermo nel cuore della bagarre playoff e che consentirebbero ai rosanero di giocarsi il tutto per tutto in un mini torneo tanto particolare quanto imprevedibile, seppur da una posizione non di primissimo piano.
Più avanti in graduatoria, ma sicuramente meno attrezzate per giocarsela con le varie corazzate, ci sono Teramo e Casertana: per gli abruzzesi un’annata decisamente a ritroso con una recente media punti da zona playout, dopo un avvio da urlo che aveva fatto sperare in un cammino diverso da quello poi scaturito. Una base di organico tecnicamente di buon livello, reduce da una buona ossatura della passata stagione, ma non adeguatamente integrata dalla società con giocatori di pari spessore che potessero garantire nuova linfa. Un gruppo, quello biancorosso, decisamente scarico e forse già appagato rispetto alle annate passate, nelle quali il club non aveva nascosto le proprie ambizioni nel voler recitare un ruolo di rilievo tra le prime della classe, pur non riuscendo poi nell’impresa. Prerogativa che, invece, pare sia mancata dal principio quest’anno; discorso diverso per i Falchetti campani, per i quali il raggiungimento della griglia playoff significherebbe aver fatto più che bene e, soprattutto, aver conseguito con grande tranquillità un obiettivo salvezza oggi ampiamente alla portata, a meno di clamorosi stravolgimenti, ma agli albori del torneo tutt’altro che scontato.
Mantenimento della categoria che sembrerebbe essere la prerogativa essenziale anche delle varie Viterbese, Potenza, Turris, Virtus Francavilla e Monopoli: playoff aritmeticamente raggiungibili viste le numerose squadre che ve ne accedono (soprattutto da parte dei pugliesi che hanno ancora due gare da recuperare ma anch’essi poco fortunati sul fronte Covid-19) ma che, vista la cortissima classifica, costringe le stesse a guardarsi innanzitutto alle spalle per evitare di essere risucchiati in un baratro dal quale sarebbe molto difficile risalire a così poche giornate dalla fine.
A pesare sull’esito dei playoff, oltre al valore tecnico delle varie compagini coinvolte, come di consueto, saranno numerose e differenti variabili quali le diverse motivazioni in campo, la tenuta fisco-atletica e quel pizzico di fortuna che, in questa fase, conterà e non poco. Difficile, pertanto, azzardare pronostici o previsioni di alcun tipo: certo è, però, che ci sarà da divertirsi.