ESCLUSIVA PSB – Vivarini: “Ascoli merita la Serie A, ma manca continuità tecnica. A Monza create solide basi per il futuro. Maresca? Porterà una filosofia diversa”
ESCLUSIVA VIVARINI SERIE B – Con il puzzle delle panchine in procinto di completarsi ed un calciomercato che si appresta ad entrare sempre più nel vivo, c’è molta curiosità attorno a quelle che saranno le venti protagoniste del prossimo torneo cadetto, sulla carta ancora più intrigante e combattuto rispetto a quello conclusosi solo poche settimane […]
ESCLUSIVA VIVARINI SERIE B – Con il puzzle delle panchine in procinto di completarsi ed un calciomercato che si appresta ad entrare sempre più nel vivo, c’è molta curiosità attorno a quelle che saranno le venti protagoniste del prossimo torneo cadetto, sulla carta ancora più intrigante e combattuto rispetto a quello conclusosi solo poche settimane orsono.
Facendo un passo indietro, la Serie B 2020/2021 non ha sicuramente sorriso a Vincenzo Vivarini, esperto tecnico abruzzese approdato lo scorso Novembre in quel di Chiavari con la complicatissima missione di salvare la Virtus Entella, in clamorosa crisi di identità e risultati dopo la difficile separazione con Roberto Boscaglia. L’impresa non è però riuscita all’ex trainer, tra le altre, di Empoli, Ascoli e Bari il quale, in esclusiva ai nostri microfoni, ha raccontato le oggettive difficoltà ma anche i diversi aspetti positivi che ha riscontrato durante la sua parentesi in Liguria. Non sono mancati, inoltre, interessanti spunti riguardo gli esiti finali della passata stagione e riflessioni riguardo le strategie in atto da parte delle società cadette.
Salve Mister. La sua ultima avventura alla guida della Virtus Entella non si è sicuramente conclusa come sperava. Subentrato a Tedino, la situazione che ha ereditato non era di certo delle migliori e la sensazione è che i problemi alla base della tormentata stagione dei Diavoli Neri fossero prevalentemente di natura strutturale. Nonostante il triste epilogo, cosa le lascia dal punto di vista umano, oltre che professionale, questa stagione? Pensa, e/o pensava, che ci fossero i margini per fare qualcosina in più, nonostante l’obiettivo salvezza fosse molto complicato da raggiungere?
“Sono molto dispiaciuto per come sia andata a Chiavari, anche perché inizialmente mi ero fatto un’idea diversa ed avevo in mente di attuare un qualcosa di interessante ma, purtroppo, ci sono stati diversi problemi. Quando si retrocede le responsabilità sono un po’ di tutti ma sarà un’esperienza di cui tenere in conto anche per il futuro, specie se dovessi ripartire subentrando nuovamente in corsa. Avremmo dovuto fare di più e meglio, a partire dal mercato di Gennaio in cui la rosa andava rinforzata più profondamente. Difficile in questi casi ripartire correttamente le responsabilità, ma posso dirti di aver trovato una società splendida ed un presidente importante per la categoria, oltre che un ambiente sano e positivo”.
A discapito della retrocessione, qualche soddisfazione la porterà di certo con sé anche in futuro. Su tutte, quella di aver contribuito al percorso di crescita di diversi giovani di prospettiva: penso a Koutsoupias, Russo e Brescianini su tutti, con quest’ultimo che nelle ultime ore si è accasato al Monza, ad ulteriore testimonianza delle ottime qualità di cui dispone. Crede siano profili già pronti per dire la loro anche in contesti con ambizioni di livello superiore, proprio come quello brianzolo?
“Questa è davvero la più grande soddisfazione che rimane del lavoro svolto. In particolare, Koutsoupias penso sia già pronto non solo per ambire ad un campionato di alta Serie B ma anche per far parte di una rosa di Serie A. Lo stesso per Brescianini, che alla prima esperienza tra i grandi ha fatto vedere cose straordinarie. Giocatori di struttura, tecnici e che hanno alle spalle un settore giovanile di livello. Lo stesso vale per Russo. Sono sicuro che si faranno valere anche quest’anno e gli auguro il meglio”.
Monza, per l’appunto. Una delle più grandi delusioni del campionato visto che, nonostante gli ingenti investimenti, i brianzoli non sono riusciti a centrare il tanto ambito obiettivo Serie A. Cosa crede non abbia funzionato? Scarsa inclinazione dei numerosi campioni a calarsi nella mentalità cadetta oppure altri fattori?
“Il Monza ha attuato una strategia che avevamo visto anche in Serie C, effettuando una serie di operazioni che, oltre all’aspetto tecnico, hanno rappresentato anche dei veri e propri investimenti. La cosa più importante nel calcio è il risultato sul campo, ma non è l’unica. Io penso che i brianzoli, operando in questo modo, abbiano creato una squadra di altissimo livello, una base importante per il futuro ed incrementato la propria forza a livello societario. Questi sono tutti aspetti che, alla lunga, pagano e portano i frutti sperati. Chiaro che quest’anno non sia andata come speravano ma di certo saranno protagonisti anche nella prossima stagione. Dal mio punto di vista hanno fatto anche fin troppo, perché non è mai facile arrivare dalla terza serie e vincere il campionato cadetto. E’ accaduto in passato con altre realtà e ciò si sarebbe potuto verificare anche per i brianzoli, ma non si può pretendere di stracciare il campionato, specie se davanti hai squadre già consolidate come l’Empoli che sotto il profilo individuale aveva una rosa fuori categoria. Nel frattempo, ripeto, hanno creato una solida base e quest’anno mi aspetto un Monza ancora più competitivo dell’anno scorso”.
A tal proposito, i biancorossi ripartono da Giovanni Stroppa in panchina, uno che in Serie B sa bene come si vince. Pensa sia il profilo giusto per sferrare l’attacco alla promozione?
“Penso di sì. Innanzitutto perché è un uomo che conosce l’ambiente e, soprattutto, è conosciuto dalla dirigenza. Poi è un allenatore propositivo che riesce a dare quel 25/30% in più alle squadre che allena. Per il Monza è il profilo perfetto”.
Capitolo Ascoli: i marchigiani hanno agguantato una salvezza che, a metà stagione, pareva quasi impossibile beneficiando dello straordinario apporto del duo Sottil-Polito e della linfa proveniente da un mercato di riparazione a dir poco stellare. La sensazione era che, dopo stagioni molto particolari, vi fossero finalmente le basi per trovare quella continuità a livello di progettualità tecnica che negli ultimi campionati non si è quasi mai vista, considerate le numerose figure che si sono alternate nelle vesti di allenatore e direttore sportivo. Tuttavia, anche questa volta non sarà così, vista l’improvvisa separazione con lo stesso Polito, passato nel frattempo al Bari. Conoscendo piazza e dirigenza, ed avendo vissuto in prima persona una situazione per certi versi simile circa due anni fa, come si spiega queste difficoltà?
“Qui potremmo riallacciarci al discorso relativo ad Empoli e Monza, e sull’importanza che la continuità tecnica e societaria hanno in qualsiasi club. Questo ad Ascoli si è fatto un po’ più di fatica a metterlo in pratica nelle ultime stagioni. Quest’anno, come ben ricordavi, un grandissimo plauso andrebbe fatto al direttore sportivo Ciro Polito che a Gennaio ha portato giocatori di personalità e spessore che hanno risollevato le sorti della truppa bianconera. La piazza marchigiana però, come dissi dopo la mia ultima partita a Crotone, merita molto di più: Ascoli è una città che vive di calcio e che dovrebbe sempre ambire ad un campionato di vertice. Mi aspetto che prima o poi riesca a trovare il modo ed i mezzi per puntare alle posizioni nobili di classifica”.
In attesa che il mercato entri nel vivo, si sta completando il puzzle degli allenatori: Inzaghi a Brescia, Baroni a Lecce, la Reggina che riabbraccia il “suo” Aglietti e Crotone e Parma che si affidano a figure giovani ma molto interessanti come Modesto e Maresca. Quale binomio la incuriosisce di più e quale pensa possa essere quello meglio assortito?
“Le società, sotto questo punto di vista, sono alla ricerca di profili giovani ed innovativi e questo credo sia un qualcosa di positivo nell’ottica di un profondo rinnovamento. Credo che Maresca a Parma possa portare una filosofia diversa rispetto agli altri, sfruttando l’importante esperienza maturata al Manchester City. Il calcio è cambiato molto negli ultimi cinque anni e l’ex centrocampista della Juventus potrebbe essere il profilo giusto per importare, anche in cadetteria, questa idea di rinnovamento. Certo che anche lui non avrà vita facile perché la dirigenza e l’ambiente gialloblu si attendono di vincere, e soprattutto nel minor tempo possibile”.
Ora manca solo lei: cosa ci dice riguardo il suo futuro? Ha avuto contatti o spera ci possa essere una chiamata nelle prossime settimane?
“Per come sono fatto, ho vitale necessità di sposare un progetto a partire dalle sue fondamenta, che sia frutto di lavoro e programmazione. Solo così riesco a dare il meglio di me. Ho parlato con due società, ci stiamo confrontando ma non ti nego che ci sono delle difficoltà. Vediamo come si evolvono le ultime settimane di mercato, anche perché ci sono ancora 4/5 panchine scoperte”.