Cosenza, senti Rigione: “È stata una scelta un po’ folle, il calore del pubblico è incredibile. Sul Chievo…”
COSENZA RIGIONE ZAFFARONI SCELTA – Michele Rigione è una pedina fondamentale del Cosenza. Il difensore centrale napoletano non ha ancora saltato un minuto in questo inizio di stagione. Il classe 1991 ha concesso una lunghissima intervista ai microfoni di cosenzachannel.it, in cui ha parlato del suo passato e di questi primi mesi in Calabria. Ecco […]
COSENZA RIGIONE ZAFFARONI SCELTA – Michele Rigione è una pedina fondamentale del Cosenza. Il difensore centrale napoletano non ha ancora saltato un minuto in questo inizio di stagione. Il classe 1991 ha concesso una lunghissima intervista ai microfoni di cosenzachannel.it, in cui ha parlato del suo passato e di questi primi mesi in Calabria.
Ecco le sue parole:
Sul suo passato: «Possiamo parlarne per ore. Da ragazzo sono cresciuto in un quartiere particolare, Ponticelli. Resto legatissimo alle mie origini e lì, voglio dirlo rimarcandolo, c’è tanta brava gente. Mio padre, però, fece una scelta forte. Raccolse in due sacchi neri gli indumenti di mia madre e mia zia, le accompagnò sul treno e chiese loro di partire. Dopo un paio di giorni le raggiungemmo a Trento.
La ritengo una decisione coraggiosa, difficile da prendere. Salire a bordo di quel convoglio per lui significava dare un futuro a noi. Ci è riuscito, non facendoci mancare mai niente».
Chi la conosce l’ha definita uno tutto calcio e famiglia. Fa molto “casa e lavoro”, è così? «Sì, durante la stagione sportiva non mi piace molto uscire. Mentalmente ritengo che ti possa togliere qualcosa, anche se fosse solo l’1%. Poi se si vince il derby, una serata libera può anche starci. In più era in città il mio amico Garritano. Non potevo dargli buca».
Sulla vittoria con il Crotone: «È stata un’emozione profonda. Erano anni che non avvertivo sensazioni così intense. Garritano mi aveva parlato del pubblico di Cosenza, ora mi aspetto di vederlo sempre più numeroso».
Condivide con Vaisanen, Zaffaroni e il suo staff il dramma sportivo del Chievo Verona. Cosa ha provato in quei giorni surreali? «C’era una confusione incredibile. Il dispiacere deriva dal senso di abbandono: eravamo in ritiro senza ricevere comunicazioni o segnali. Le difficoltà nella vita ci stanno e possono capitare a tutti, ma ci aspettavamo che Campedelli gestisse meglio la situazione. A prescindere, lo ringrazierò per sempre: con i Mussi ho iniziato dalle giovanili ed ho sfiorato la Serie A».
Quando ha saputo che Zaffaroni sarebbe diventato l’allenatore del Cosenza in caso di riammissione? «Avevamo letto qualcosa in ritiro, ma nulla di più. C’era altro a cui pensare».
Sull’infortunio di Vaisanen: «Ero dispiaciuto. Negli ultimi due anni è stato davvero sfortunato. Ci siamo sentiti tramite note audio dopo la gara di Alessandria. Spero rientri il prima possibile e che torni a darci una mano».
Su Insigne: «E’ il capitano della mia squadra del cuore. Indossa degnamente quella fascia. Con Lorenzo abbiamo giocato insieme a Foggia e nella Nazionale Under 20. Non abbiamo mantenuto un rapporto stretto, ma eravamo davvero legati. Quando ci siamo sfidati in amichevole, l’affetto è riemerso per entrambi».
Su Luca Gotti: «Sì, è un allenatore davvero in gamba. Tatticamente è preparato come pochi».
Zaffaroni, invece, perché piace ai tifosi del Cosenza? «Piace anche a me. È pratico e dice le cose giuste nei momenti adatti. Sa come sistemare la squadra e, poi, diciamola tutta, bada al sodo».
Ad Alessandria eravate un po’ a corto di fiato. La sosta arriva al momento giusto? «Ritengo di sì. Abbiamo fatto un trittico di partite considerevole, specialmente con il Crotone abbiamo corso come dei matti. Dai dati in nostro possesso le punte percorrono 12-13 chilometri a gara. Ne stiamo approfittando per un pit-stop e per recuperare gente del calibro di Vigorito, Anderson, Bittante, Sy. Siamo già concentrati sul Frosione, da lunedì ancora di più».
Sul rapporto con Garritano: «Certo che lo so. Dopo le partite, quando apro il telefono negli spogliatoi, uno dei primi messaggi è sempre il suo. Ci tiene davvero tanto, ma mi auguro che vada piano sabato prossimo».
Dopo quel Chievo-Pescara 1-0 era più felice di aver regalato la salvezza ai rossoblù che dell’accesso ai playoff. Lo avevate capito? «È stato per tre anni il mio compagno di stanza. Ne parlavamo già prima della partita, dopo siamo andati a cena insieme e non lo abbiamo visto un minuto. Per l’intera serata è rimasto in videochiamata con i tifosi del Cosenza e con Angelo Corsi».
Con il Crotone ha vissuto il primo derby in Calabria da questa parte della barricata. Al Marulla ne aveva già vissuto un altro, ma sulla sponda giallorossa. Ricorda quella giornata? «Assolutamente, c’erano 10mila spettatori allo stadio per una sfida di Serie C. Quando ho firmato per i Lupi mi sono arrivati tanti messaggi, mentre oggi i nostri magazzinieri mi prendono in giro. So bene della rivalità, ma io ritengo di essere un professionista e posso dire che non ci sarà mai una goccia di sudore lesinata».
Sulla trattativa con il Cosenza: «E’ stata una scelta un po’ folle in quel momento. Mi piaceva la sfida dettata dal fatto che la squadra fosse in costruzione, ancora piena di Primavera. Ho anche iniziato a vedere Fiorentina-Cosenza».
E cosa è successo…? «Dopo pochi minuti ho chiuso (ride di nuovo, ndr), ma non ho mai avuto dubbi. Quella sera ho detto a mia moglie che avevo proprio voglia di respirare aria di sfida. Bravo Goretti a pormela sotto questo aspetto e convincermi».
Rigione, c’è qualcosa che l’ha colpita particolarmente? «Il calore del pubblico. Può sembrare una frase scontata, qualcosa di studiato, ma solo chi è in campo capisce cosa vuol dire l’apporto incondizionato della gente. Nel derby ci dicono che si sia visto solo un assaggio, allora prendo la palla al balzo per lanciare un appello ai nostri sostenitori. Venite ancora più numerosi, insieme possiamo fare ancora meglio di così».