ESCLUSIVA PSB – Perugia, Dell’Orco: “Percorso straordinario, il sogno è lì. Alvini merita elogi”
CRISTIAN DELL’ORCO PERUGIA – Tassello importante di una squadra che sta sorprendendo in positivo, vestendo i panni dell’underdog capace di ribaltare i miopi pregiudizi dettati da impazieza e poca conoscenza del lavoro e degli uomini che lo portano avanti, Cristian Dell’Orco e il Perugia non hanno intenzione di fermarsi. Il Grifo ha bussato alla porta delle grandi di questa Serie B ed […]
CRISTIAN DELL’ORCO PERUGIA – Tassello importante di una squadra che sta sorprendendo in positivo, vestendo i panni dell’underdog capace di ribaltare i miopi pregiudizi dettati da impazieza e poca conoscenza del lavoro e degli uomini che lo portano avanti, Cristian Dell’Orco e il Perugia non hanno intenzione di fermarsi. Il Grifo ha bussato alla porta delle grandi di questa Serie B ed è entrato in questo ambiente grazie a organizzazione, spirito, attitudine, elementi che contraddistinguono un gruppo compatto, trascinato da un allenatore che, come detto dal difensore in esclusiva ai nostri microfoni, merita indiscutibilmente elogi.
Nella stagione delle superpotenze in Serie B, date le rose a disposizione delle prime della classe, il Perugia sta impressionando per organizzazione di gioco e tenuta mentale. Come valuti il vostro percorso?
“Quest’anno il livello del campionato si è alzato, ci sono diverse squadre che hanno dichiarato a inizio stagione di puntare alla promozione diretta. C’è più di una corazzata, ma stiamo dimostrando di potercela giocare contro chiunque. Finora ritengo che il Perugia abbia fatto un percorso straordinario, anche perché l’obiettivo inizialmente dichiarato era la salvezza, mentre ora siamo lì a giocarci un posto per accedere ai playoff utili per andare in Serie A. Siamo in pista, balliamo e non ci accontentiamo. Dobbiamo continuare a lavorare così per raggiungere un traguardo diverso rispetto ai programmi”.
È inevitabile menzionare la vostra guida tecnica, perché da fuori la sensazione è che Massimiliano Alvini sia riuscito a darvi gli strumenti tattici giusti ma anche, se non soprattutto, tanta consapevolezza nelle scelte in campo e nelle intese da ricercare. Il rapporto tra squadra e allenatore sembra davvero speciale.
“È così. Il mister è molto preparato tatticamente, penso che si noti da come affrontiamo ogni partita. Manteniamo la nostra identità indipendentemente da chi va in campo, perché l’allenatore ci ha trasmesso mentalità e principi di gioco. Qui ci sono bravi ragazzi, la sua abilità è stata quella di creare un gruppo sano a partire da queste importanti basi umane. Bisogna attribuirgli gli elogi che merita”.
Neopromossa, quart’ultimo organico per valore economico e scetticismo da parte di qualche precoce e indesiderato giudice: avete percepito questi influssi e, in caso di risposta positiva, quanto vi ha stimolato poter sovvertire i pregiudizi partita dopo partita?
“Sarò sincero: da quando sono arrivato qui a Perugia e ho iniziato a lavorare con mister, staff e squadra, non ho mai respirato la sensazione di essere la vittima sacrificale del campionato. Abbiamo sempre pensato a lavorare dal primo giorno, così da prepararci ad affrontare il torneo nel miglior modo possibile. Credo che questa sia stata la nostra forza: non pensavamo ad altro e non ci sentivamo inferiori a nessuno, questo si sta notando perché abbiamo giocato su quasi tutti i campi e l’abbiamo fatto sempre alla pari con l’avversario di turno, anche con le big, anzi in alcune partite avremmo meritato di raccogliere di più rispetto a quanto fatto. Non ci sono mai stati timori riverenziali da parte nostra. Detto ciò, sentirsi sminuiti a inizio anno potrebbe averci trasmesso ulteriore voglia di rivalsa, così da affrontare con un’aggiunta di cattiveria le partite”.
Ci sarebbe tanto da dire sull’organizzazione tattica del Perugia, ma quello che sorprende, oltre la compatta e corale fase difensiva, è l’occupazione degli spazi che è sempre giusta, dinamica, figlia dei movimenti e del ragionamento.
“È una cosa sulla quale lavoriamo tanto in settimana. Siamo preparati a tutto, ovviamente anche alle difficoltà, perché ci è stato trasmesso un modo chiaro di interpretare il calcio, fatto di ritmo e intensità, caratteristiche con le quali riusciamo a sopperire anche a eventuali espulsioni o mancanze. È un discorso di mentalità, dunque bisogna ulteriormente elogiare il nostro allenatore per quello che ci ha permesso di assimilare e per il lavoro che ha fatto sia dal punto di vista mentale che tattico”.
Il tuo rendimento è sotto gli occhi di tutti. Stai giocando un calcio fatto di attenzione nelle marcature, supporto in fase offensiva, gestione del reparto assieme ai tuoi compagni, tanto quando lavori da terzo di difesa che quando scivoli al centro per comporre una linea a quattro. Domanda simile a quella fatta in apertura ma rivolta a te come individuo: quanto ti senti dentro questo percorso con il Grifo?
“Mi sento totalmente dentro questo percorso. Sono stato accolto molto bene dai miei compagni fin dal primo giorno, mi sono sentito subito ben voluto. Il mister mi ha caricato di responsabilità e le ho accettate con piacere, perché ci tenevo molto a fare bene quest’anno. Sono contento dell’annata sia sotto l’aspetto individuale che collettivo. Mancano dieci partite, dobbiamo continuare così. Il sogno è lì, siamo arrivati a un punto in cui bisogna giocarsi tutto, vedremo alla fine del campionato se saremo stati bravi a raggiungere una cosa impensabile ai nastri di partenza oppure no”.
Sei il secondo giocatore della rosa per percentuale di passaggi riusciti, ti precede solo Vanbaleghem, e il terzo, dopo Burrai e Angella, per numero di passaggi andati a buon fine per partita. Tutto ciò indica un coinvolgimento notevole di voi difensori anche in fase di possesso.
“Lavoriamo tanto sotto questo punto di vista. Ci sono stati dei periodi in cui è stata forse una mancanza, soprattutto quando andavamo in vantaggio, perché magari non riuscivamo a gestire la partita con il possesso palla. Ne abbiamo parlato per poi continuare a lavorarci su. Il mister ci chiede di giocare la palla e di muoverla veloce, perché vuole costruire e dominare la partita tanto in fase di possesso quanto in fase di non possesso. La richiesta è precisa, anche noi braccetti siamo chiamati a partecipare. Alvini ci chiede di supportare la fase offensiva e di buttarci negli spazi perché conosce le nostre caratteristiche: Rosi faceva il terzino, ruolo che ho sempre ricoperto anche io in passato, ma menziono anche giocatori di gamba come Sgarbi e Zanandrea. Giochiamo un calcio che sta portando risultati, quindi proseguiremo su questa strada”.
Nel corso della tua carriera hai lavorato con dei Maestri del gioco come Italiano, Andreazzoli e De Zerbi. In cosa trovi dei tratti comuni con Alvini e dove, invece, il tuo attuale allenatore si distingue maggiormente?
“Tatticamente non hanno molti punti di contatto, perché i tre che hai menzionato lavorano con una difesa a quattro e sposano maggiormente discorsi di linea, oltre a lavorare molto sulla palla, mentre qui giochiamo più spregiudicati, uomo contro uomo. Forse Italiano è accostabile a quest’ultimo tratto, perché le sue squadre pressano altissime come facciamo ora al Perugia. A mio avviso il grande pregio di Alvini è il lavoro mentale, ho avuto gli ottimi allenatori citati nella domanda ma lui ha un metodo diverso, che sta dando molti risultati. Chiaramente parliamo di quattro tecnici che stanno dimostrando coi fatti il proprio valore, quindi non è necessario che aggiunga altro”.