Ringraziamo la Cremonese
Premessa necessaria al fine di interpretare nella maniera corretta il seguente articolo: chi scrive ritiene che nel calcio, così come in ogni sfera della vita pubblica e privata, di spazio per i nazionalismi non debba più essercene. I problemi strutturali del sistema italiano sono tanti ed è innegabile che la maggior parte di essi riguardi […]
Premessa necessaria al fine di interpretare nella maniera corretta il seguente articolo: chi scrive ritiene che nel calcio, così come in ogni sfera della vita pubblica e privata, di spazio per i nazionalismi non debba più essercene. I problemi strutturali del sistema italiano sono tanti ed è innegabile che la maggior parte di essi riguardi i settori giovanili. La panacea però non è certo rendere questi luoghi, ora obiettivamente trascurati, la roccaforte del Tricolore. A oscurare, svilire, tranciare la creatività e la passione dei ragazzi non è la “concorrenza” straniera, ma concetti sciatti e retrogradi applicati passivamente nella stragrande maggioranza dei centri sportivi dedicati agli Under. Basta osservare le parabole di carriera della maggior parte di coloro che, provenendo da altre parti del mondo, negli ultimi 10 anni si sono affermati in Primavera per comprendere che il destino di chi è additato come origine e artefice del male non è a grandi linee diverso da quello degli Azzurri. I meccanismi perversi che permeano il nostro calcio fagocitano tutti e non giovano a nessuno.
La ricetta di Corvino
“La Cremonese è una squadra che punta alla promozione visti i grandi sforzi che sta facendo, seppur diversi dai nostri. Fare squadre di B per vincere con i prestiti degli altri sarebbe la cosa più facile per me, soprattutto andando a bussare con le mie conoscenze, raccolte in tanti anni di lavoro. Ieri la Cremonese aveva Zanimacchia e Fagioli dalla Juve, Gaetano dal Napoli e Vido, Carnesecchi, Okoli e Valzania dall’Atalanta. La nostra è una politica diversa.”
Uno dei più grandi conoscitori di calcio della penisola, Pantaleo Corvino, appena due mesi fa parlava così della politica di mercato della Cremonese ai colleghi di PianetaLecce.it. Riflettere su queste dichiarazioni in seguito alla non partecipazione dell’Italia ai Mondiali e alla successiva tipica ricerca ossessiva di giovani speranze a cui affidarsi potrebbe quasi indignarci, ma a mente fredda bisogna invece analizzare la cruda realtà. In Serie B quasi sempre la patrimonializzazione degli elementi della rosa è considerata l’unica vera chance di crescita e stabilità di un club. Discutere la linea nordica dei giallorossi può essere proficuo, condannarla è cieco. La cadetteria sta cambiando: in tante piazze prestigiose giungono ingenti capitali dall’estero e in altre ricchissimi imprenditori italiani si propongono ad alti livelli. La via individuata da una proprietà molto oculata ma meno facoltosa è legittima e competitiva, anche se dà pochi benefici alle Selezioni. L’auspicio per quanto concerne i salentini è che quello di Antonino Gallo, arrivato a parametro zero dal Palermo dopo il fallimento dei rosanero, possa diventare col tempo qualcosa di più che un caso isolato. Di profili validi scartati da club professionistici ce ne sono tanti (non servono circostanze estreme come quelle prima citate) e i loro costi, anche sul medio periodo, non differiscono troppo da quelli di chi proviene da leghe straniere in via di sviluppo calcistico. Il terzino sinistro classe 2000 che ha anche debuttato nell’Under 21 di Paolo Nicolato può essere un adeguato apripista.
L’alternativa grigiorossa
La direzione presa dalla Cremonese, invece, è fonte di guadagno per tutti: il club in primis, la Nazionale Under 21, il campionato di Serie B stesso. La capolista del torneo ha vantato tre titolari nella formazione che ha battuto la Bosnia 1-0: capitan Marco Carnesecchi, Caleb Okoli e Nicolò Fagioli. Tra i calciatori chiamati dal CT c’è anche Gianluca Gaetano, utilizzato a gara in corso contro il Montenegro. Tutti e 4 sono dei titolari indiscussi all’ombra dello “Zini”. I minuti disputati in questa stagione di B da ragazzi sotto i 21 anni costituiscono il 26,83% del totale per i lombardi. Il dato è stato comprensibilmente esaltato dalla Lega B, ma non dice tutto. In un contesto dall’età media significativamente elevata come quello nostrano, lo spazio ritagliatosi dal terzino destro classe 1997 Leonardo Sernicola e l’incisività, nell’ultimo mese debordante, del ventitreenne Luca Zanimacchia non costituiscono un dettaglio che passa inosservato. Menzione a parte per Emanuele Valeri, terzino sinistro anch’egli ’98 ma di proprietà. Pensare che prelevare in prestito dalle big del nostro calcio profili di assoluta qualità sia garanzia di successo è una semplificazione rischiosa. Prima di approdare in grigiorosso, solo 2 dei 6 elementi citati avevano disputato almeno una stagione cadetta da titolari: Carnesecchi e Sernicola. Tutti gli altri, anche un classe 1998 come Zanimacchia, non avevano avuto alcuna opportunità a questi livelli negli anni passati. Facile inchinarsi dinanzi al talento dopo, difficile scegliere di scommetterci prima che si riveli efficace in una competizione durissima. La Cremonese ha avuto un coraggio enorme, che nei giorni più bui dell’Italia calcistica dona al movimento tutto una fioca fiammella di ottimismo da alimentare con cura.
Il monito di Fagioli
L’impianto assemblato dalla Cremonese resta fantastico a prescindere da quello che sarà l’esito finale del campionato, ma appena la stagione terminerà bisognerà stare attenti perché messaggi sbagliati potrebbero essere trasmessi. Vincere con un gruppo dall’ossatura così giovane sarebbe il frutto di una serie di coincidenze, non deve essere la regola. Dai ragazzi che nei prossimi anni militeranno in Serie B non si può pretendere il trionfo, ma è necessario guidarli in un percorso di crescita. Viviamo in un paese fondato su assiomi, privi di ogni fondamento analitico ma assorbiti, seguiti e riproposti da chiunque. E questi mutano anche con sorprendente semplicità: da “si vince con l’esperienza” a “servono i prestiti dalle big per andare in A” il passo potrebbe essere brevissimo. Allo studio del caso specifico si preferisce la massima universale, rinunciando all’opportunità di apprendere. Non va permesso che ciò si verifichi sulla pelle di chi oggi sta mettendo in mostra il proprio talento, perché a rischio sarebbe il futuro del nostro calcio. Nicolò Fagioli l’ha detto con grande chiarezza nel corso di una conferenza nei giorni scorsi: “Sicuramente qui da noi, quando un giovane gioca e poi magari nei top club sbaglia una partita o due, si critica subito il giocatore, si dice che non è pronto e che magari deve andare a fare prima un’esperienza fuori, e quindi anche per l’allenatore è difficile farlo giocare con continuità.” Guai a credere di risolvere tutto infoltendo le rose di nati dopo il 2000, un altro epocale fallimento sarebbe dietro l’angolo. A insegnare un approccio giusto è, ancora una volta, la Cremo. Gaetano Castrovilli ha avuto bisogno di due campionati interi in Lombardia prima di essere pronto a tornare alla base Fiorentina, esplodere e laurearsi a Wembley campione d’Europa. Gianluca Gaetano è già al terzo anno con la maglia grigiorossa, ha avuto progressi definiti e costanti ma lenti. La società non ha mai smesso di puntarci, ha continuato a chiederlo al Napoli e l’ha sempre messo nelle condizioni di giocare. Ora si ritrova un calciatore che confeziona l’immaginifico assist da primo posto in graduatoria nell’intricata gara col Pordenone. Non due anni fa, ora.