Lecce, Corvino: “Siamo tra le squadre meno battute in Europa. Ecco come presi Vlahovic…”
CORVINO LECCE – Pantaleo Corvino, direttore dell’area tecnica del Lecce, è intervenuto nella sala stampa del “Via del Mare” a margine di un evento organizzato da US Lecce Program e dedicato ai piccoli tifosi giallorossi. Queste – riprese da PianetaLecce.it – le sue dichiarazioni: “Nel calcio si programma ed è come all’università. Ogni partita è […]
CORVINO LECCE – Pantaleo Corvino, direttore dell’area tecnica del Lecce, è intervenuto nella sala stampa del “Via del Mare” a margine di un evento organizzato da US Lecce Program e dedicato ai piccoli tifosi giallorossi. Queste – riprese da PianetaLecce.it – le sue dichiarazioni:
“Nel calcio si programma ed è come all’università. Ogni partita è un esame, se non lo superi non puoi andare avanti. Per questo la prossima partita sarà la più importante.”
Sui numeri dei calciatori giallorossi
“Ogni calciatore che acquisti hai l’aspettativa che possa essere importante. La valutazione va fatta sui numeri che ogni giocatore porta a casa, non solo con i gol. È una squadra che credo in Europa ha perso di meno, solo tre volte. Tutti i giocatori hanno meriti, faccio fatica a fare una classifica, sono soddisfatto di tutti.”
Sulle migliori “Corvinate”
“È difficile fare una classifica, potrei parlare di quelli maggiormente premiati dal mercato. Ovvero Vucinic, Chevanton, Lucarelli, Lima, Sesa, Bojinov… tutti calciatori che arrivarono da illustri sconosciuti. Mi auguro che quelli portati ora rappresentino lo stesso.”
Su Dusan Vlahovic
“I paesi dell’est sono sempre stati un mio territorio da osservare. Qui portai Bojinov e Vucinic, alla Fiorentina diversi. Dal Partizan avevo preso già Nastasic, Jovetic, Ljaijc e Seferovic. Stavo seguendo Milenkovic e vidi un derby con la Stella Rossa. Non mi sembrava vero che in distinta ci fosse un 2000. Arrivai a Firenze, chiamai il suo procuratore e contattai Bojinov che stava nel Partizan. Così cominciarono i primi contatti nonostante attenzioni di altri club. Superai interessi di Atalanta, Juventus e Dortmund, il mio nome era forte a Belgrado. Mi presi una bella responsabilità, aveva 17 anni ed era un extra-comunitario, non per la prima squadra. Però ero proprio convinto.”
Su cosa serva per sfondare nel calcio
“Per esplodere non basta essere talento, il talento va allenato e messo nelle condizioni giuste. Parliamo di strutture, allenatori, organizzazione. Il talento deve avere testa, alle volte è un esempio per gli altri quindi deve dare un’immagine giusta.”