SPAL, Mancosu: “Non ho fatto male, ma chi può essere soddisfatto dopo questa stagione?”
MANCOSU SPAL – Marco Mancosu, trequartista della SPAL, ha rilasciato un’intervista fiume ricchissima di spunti ai colleghi de LoSpallino che è stata pubblicata come newsletter del sito tematico. “Mi ero molto spaventato nell’ultimo mese. Ora che siamo salvi c’è un’aria di euforia. Siamo complessivamente contenti e sereni per aver raggiunto l’obiettivo. Quando abbiamo avuto sul serio la paura […]
MANCOSU SPAL – Marco Mancosu, trequartista della SPAL, ha rilasciato un’intervista fiume ricchissima di spunti ai colleghi de LoSpallino che è stata pubblicata come newsletter del sito tematico.
“Mi ero molto spaventato nell’ultimo mese. Ora che siamo salvi c’è un’aria di euforia. Siamo complessivamente contenti e sereni per aver raggiunto l’obiettivo. Quando abbiamo avuto sul serio la paura di retrocedere siamo stati in grado di tirare fuori prestazioni che non ci erano mai riuscite fino a quel momento. Come lo studente che si mette sui libri e ci sta tutto il giorno. Il rimpianto sta lì: non aver avuto quel tipo di tensione quando non era del tutto obbligatorio averla. Ossia saper usare consapevolmente la paura come una motivazione per fare risultato. Spero che questa lezione ci serva l’anno prossimo.
Se c’è la giusta pressione maturi la capacità di usarla a tuo favore per alzare il livello di prestazione. Invece noi siamo stati a lungo in una specie di limbo nel quale ci dicevamo: ‘Ok, va bene, c’è la prossima e faremo meglio’. Siamo andati avanti a seconde possibilità ed è diventato un loop che ci ha incasinati. Quando di seconde possibilità non ne abbiamo più avute ognuno ha tirato fuori il suo meglio. Perché questa è una squadra davvero forte, ma alla quale è mancata la giusta concentrazione. Personalmente mi sono preoccupato molto quando ho visto che l’Alessandria aveva battuto il Cittadella. Non credo sia un caso che subito dopo siamo riusciti a fare una bella prestazione a Brescia e poi ad avere continuità col Frosinone. E si parla di avversari forti, segno che anche noi le qualità per competere le avevamo eccome.”
Mancosu parla della paura di retrocedere dei veterani
“Il presidente Tacopina è un tipo ambizioso e non è politicamente corretto, per cui dal suo punto di vista ha fatto bene a stimolarci in quel modo. Il problema è che tra il dire e il fare ci sono in mezzo mille altre cose che noi non siamo riusciti a controllare. Se fossimo stati in grado di salvarci con dieci giornate d’anticipo avremmo potuto provare spostare il nostro obiettivo in avanti, un po’ come ha fatto il Perugia. Invece, quando abbiamo capito che i playoff erano fuori dalla nostra portata, ci siamo come scaricati. Se c’è una cosa che ho imparato nelle esperienze precedenti è che bisogna ragionare per piccoli obiettivi intermedi.
Tutti i più anziani erano preoccupati perché la situazione rischiava di essere drammatica e non ci potevamo permettere di far retrocedere la SPAL. Io mi sarei sentito parecchio in colpa e non me lo sarei perdonato. Quando eravamo pienamente invischiati nella lotta salvezza si sentiva ancora parlare di playoff e questo non era ideale. Tanto fuori quanto dentro la squadra. Ci è capitato di perdere una partita, guardare la classifica e dire: ‘Eh però i playoff li possiamo ancora prendere’, quando in realtà era una prospettiva irrealistica. Personalmente preferisco ragionare per obiettivi graduali. Al tempo stesso mi trovo d’accordo con Tacopina quando dice che non si può iniziare la stagione con la prospettiva esplicita di un campionato anonimo. Gli obiettivi devono essere sempre ambiziosi e ci deve essere sempre entusiasmo, ma molto dipende da come quegli obiettivi intendi raggiungerli. In genere prima di tutto c’è sempre la salvezza, poi eventualmente i playoff e poi altro ancora.”
Il calciatore mostra soddisfazione per la sua tenuta fisica
“Sono molto contento di come ho reagito a livello fisico dopo i problemi di salute che ho avuto lo scorso anno. Nel calcio ci sono tanti pregiudizi: dopo un infortunio serio, magari la rottura di un legamento crociato, tutti cominciano a dire ‘Chissà se tornerà come prima’. Figuriamoci nel mio caso. Invece mi sono sentito benissimo tutto il tempo ed era un obiettivo per me stesso. A livello tecnico mi do un 6 in pagella perché mi identifico con la squadra e non posso pensare di aver fatto particolarmente bene se la SPAL si è salvata alla penultima giornata. Quindi punto a migliorare molto nella prossima stagione.
Le aspettative partivano già dal presidente che era contentissimo di avermi preso. Però il calcio non è un’equazione e quindi non basta aggiungere un singolo elemento per far funzionare una squadra. Ci sono altre mille cose da considerare. Come ho già detto altre volte, per me il primo anno è sempre il più complicato perché ho bisogno di un po’ di tempo per ambientarmi e conoscere bene i compagni. Per questo spero che il secondo anno possa andare molto meglio, soprattutto a livello collettivo. Quando ho fatto 14 gol in serie A sono retrocesso quando invece avrei preferito farne meno e conquistare la salvezza. Gli obiettivi personali vengono sempre in secondo piano.
Essere stato il più presente in campo mi fa piacere, perché vuol dire che a 33 anni sto ancora molto bene. Per il resto è già da un paio d’anni che mi divido tra il ruolo di trequartista e quello di mezzala e se devo dire la verità mi piace molto di più il secondo. Di norma gli allenatori mi mettono a trequarti e poi mi spostano nel corso del campionato. È successo anche con Liverani che è l’allenatore con cui ho lavorato di più. Io mezzala? Nell’ultima partita mi ha messo lì e le cose sono andate bene, per cui vediamo cosa succederà. L’allenatore è sempre quello che comanda e quindi io farò quello che lui ritiene più opportuno per la squadra. Non voglio certo creare confusione chiedendo questo o quello perché è il mister ad avere la visione d’insieme.”
Mancosu dice la sua sulle difficoltà casalinghe della SPAL
“Una spiegazione alle difficoltà in casa? Ce ne possono essere diverse. Ferrara è una piazza davvero importante e non lo dico come frase fatta. I tifosi ci tengono tantissimo e non ci hanno mai fatto mancare il supporto, anche a livello di numeri. Tanti giovani però hanno un po’ sofferto la pressione, non erano abituati a un certo tipo di ambiente. Fuori casa può essere capitato di dirsi ‘Va beh, tanto c’è nulla da perdere’ e quindi di fare prestazioni di un certo tipo. Mentre in casa eravamo arrivati ad un punto in cui bisognava assolutamente fare risultato. Questo probabilmente ci ha un po’ bloccati.
Il pubblico in SPAL-Frosinone è stato devastante, bellissimo davvero. Ma infatti ripeto che questa è una piazza importantissima. C’è tutto: pubblico numeroso, stadio bellissimo, una grande storia. Ferrara merita molto di più di quello che abbiamo fatto quest’anno. Se ognuno nell’organizzazione, dalla dirigenza in giù, farà qualcosa in più per mettere le basi per una stagione diversa penso faremo bene.”
Il rigore sbagliato col Cosenza visto dalla prospettiva del calciatore
“Sulla scelta dei rigoristi s’è detto molto, però non si è tenuto conto del fatto che decide l’allenatore. Se lui decide che io sono il primo rigorista devo prendere il pallone e andare sul dischetto. Fino alla partita col Cosenza le cose stavano in questo modo, dopo è stato messo qualcun altro, solo che non è emerso perché di rigori non ce ne hanno più dati. Ed è stata un scelta giusta da parte del mister perché forse io non sono più bravo come una volta a calciarli. Ci sono i numeri a dirlo. Ci sono periodi in cui è tutto bello e li segni quasi senza pensarci. Poi quando arriva il primo errore qualcosa ti si insinua nella testa e diventa un problema. Così com’è vero che tirare molti rigori significa fornire più materiale di studio ai portieri. Quindi a volte bisogna provare a cambiare, ma magari non ci si sente sicuri al 100% come nelle occasioni precedenti.
Cause dell’errore? La verità è che stavo male fisicamente dopo essere rientrato in fretta dall’infortunio, perché non volevo rimanere fuori in un periodo nel quale la squadra stava faticando. Ho avuto la sfortuna di infortunarmi nel momento in cui ero veramente al massimo della forma, mi sentivo veramente alla grande. Molti mi considerano un giocatore più tecnico che fisico, ma io mi vedo all’esatto contrario. Più gioco e più sto meglio, infatti c’è stato il periodo di partite ravvicinate e le ho giocate tutte perché ero veramente in ottime condizioni. Dopo essere rientrato non sono più riuscito a raggiungere quel livello e infatti ho chiuso il campionato che mi sentivo tritato. Però volevo lottare assieme ai miei compagni perché era troppo importante.”
Mancosu chiede uno step di crescita a tutto l’ambiente SPAL
“Io e Viviani ci facevamo forza a vicenda e gli dicevo sempre ‘Fede, non rompere i c*****ni e prenditi un antidolorifico che bisogna giocare’. Solo che il suo infortunio era più pesante e ha dovuto fermarsi per forza. La rete con l’Alessandria è stata incredibile, non ho mai visto un gol del genere su punizione.
Lo scatto di rabbia in SPAL-Reggina? Ce l’avevo coi barellieri perché ci stavano mettendo troppo tempo a portare fuori Cionek! Un conto è se fossimo stati fuori casa, lì avrei potuto capire, ma noi non potevamo perdere tempo e bisognava essere veloci. Penso sia uno degli esempi tipici del concetto di ambiente per come lo intendo io. Avrei voluto vedere più capacità di fare le cose insieme in un certo modo. Faccio un altro esempio. Quando sono venuti i tifosi a parlarci hanno detto cose veramente giuste e tutti ci siamo sentiti male per loro, perché l’unica risposta che potevamo dare era: ‘Avete ragione e ci dobbiamo scusare’. Se avessimo avvertito quel tipo di pressione un po’ prima forse ci saremmo svegliati senza aspettare così tanto. Per questo mi auguro che nella prossima stagione ci siano più aspettative nei nostri confronti. La pressione ti può far stare male, ma può anche aiutare a vincere.”
Mancosu fa i complimenti al Lecce
“Il Lecce in A me lo aspettavo, perché già nel girone d’andata avevo visto una squadra molto compatta e che riusciva ad avere continuità in un campionato difficilissimo. Sono stati bravissimi e gli faccio i complimenti. La Cremonese all’andata non me l’aspettavo, ma al ritorno mi è sembrata forte. Il fatto che si sia deciso tutto all’ultima giornata ha fatto sì che non ci fossero certezze: bastava un episodio per stravolgere tutto.”
Le prospettive del calciatore a un anno dalla guarigione dal tumore
“Il cancro è stata un’esperienza molto complicata da gestire a livello mentale e non posso dire che sia superata al 100%. Molto spesso ci ripenso e devo farci i conti. Però mi ritengo molto fortunato e qualunque cosa io dica suonerebbe una completa banalità già detta mille altre volte in situazioni del genere. La verità è che sono felice della vita che sto avendo ora.
I social? È un roba assurda anche quella. Di recente sono andato a vedere gli Internazionali di tennis a Roma e non sai quanta gente mi ha fermato per dirmi ‘Grande, mi hai fatto vincere un fantacalcio due anni fa’ e cose di questo tipo. Al tempo stesso mi è capitato di ricevere messaggi da gente che mi insultava dopo un rigore sbagliato perché magari questo aveva influito su un fantacalcio o su delle scommesse. C’è tanta gente che non sta bene.
A conti fatti io sono contento di quello che ho fatto complessivamente, anche alla luce di questi freddi numeri. Però chi può dire d’aver fatto davvero bene in una stagione come questa? Penso non debba mai mancare il pensiero di voler fare di più e migliorarsi. Se poi il miglioramento dovesse aiutare la squadra a vincere sarei ancora più felice. Per questo spero che nella prossima stagione venga messa insieme una squadra con una mentalità di un certo tipo. Dovremo essere umili, consapevoli e affamati.”