Cremonese, Ciofani: “Eravamo partiti per poter arrivare primi. E su Pecchia e Bisoli…”
CREMONESE CIOFANI – Il capitano della Cremonese, Daniel Ciofani, è stato tra i protagonisti della cavalcata della Cremonese, coronata con il ritorno in Serie A dopo 26 anni. L’attaccante grigiorosso ha parlato della promozione dei e della stagione a Cremo in un’intervista rilasciata a cuoregrigiorosso.com. Le parole di capitano Ciofani “Mi sto godendo la città. […]
CREMONESE CIOFANI – Il capitano della Cremonese, Daniel Ciofani, è stato tra i protagonisti della cavalcata della Cremonese, coronata con il ritorno in Serie A dopo 26 anni. L’attaccante grigiorosso ha parlato della promozione dei e della stagione a Cremo in un’intervista rilasciata a cuoregrigiorosso.com.
Le parole di capitano Ciofani
“Mi sto godendo la città. Mio figlio va all’asilo fino al 31 maggio quindi sto qui tranquillo fino a giugno. E’ stata un’annata in cui tra di noi eravamo partiti per poter arrivare primi. Ce lo dicevamo, il mister ha coltivato questo pensiero dalla penultima giornata dell’anno scorso, ce l’ha detto e ce l’ha fatto immaginare. Oltre che alla società, il grande merito va a lui, che è riuscito a costruire. Serve pazienza ed è difficile: dopo il periodo di rodaggio al suo arrivo ha capito su chi poteva fare affidamento e poi ha rinforzato la squadra con giocatori che potessero fare un campionato di vertice. Vincere è difficile in tutte le categorie. La Cremonese negli anni ha avuto passaggi a vuoto per mancanza di programmazione, ma con il passaggio in Serie B ha saputo consolidarsi. Ovviamente poi serve anche che si crei l’alchimia giusta nello spogliatoio. Ho avuto modo di fare qualche cena con Andrea, Pesce e Lucchini e mi sembra di aver vissuto quel campionato nonostante non ci fossi. Ai tempi l’ho seguito da uomo di calcio ed esterno, ma sentendoli parlare del derby con il Piacenza, la sfida con la Racing Roma ecc. ho visto che tra di loro c’è un’empatia che fa la differenza, come successo a noi. La Cremonese era partita con obiettivi più umili sulla carta, rivelandosi invece una delle grandi sorprese del campionato? Verso l’esterno era sicuramente così, questo ci ha anche aiutato visto che la maggior parte della rosa era giovane. Infatti c’è stato un periodo in cui sono arrivate le pressioni e forse le abbiamo sofferte un pochettino. Analizzando le ultime cinque partite tutte le squadre di vertice hanno fatto o peggio di noi o quasi, permettendoci di mantenere il vantaggio. La pressione l’hanno avuta tutti perché è stato un campionato anomalo con squadre forti, con le squadre in coda che sono risalite nelle ultime partite dopo mesi difficili. Penso al Cosenza che batte il Benevento e pareggia a Pisa. Giovani? La sensazione è che siano forti e talentuosi. Penso a Frattesi, arrivato in Serie A dopo tre anni in Serie B, oppure ai due anni e mezzo in cadetteria di Gaetano. I giocatori bravi devono giocare. Esempio: leggo di Fagioli alla Lazio: ma se arriva lì e sbaglia una-due partite lo massacrano sui social. Se hai migliaia di messaggi positivi e pochi negativi, i secondi avranno sempre più peso se non sai come gestirli. I ragazzi hanno bisogno di trovare situazioni in cui giochino e crescano continuamente, devono meritarsi le grandi occasioni e serve pazienza. Penso anche a Pinamonti: con me a Frosinone ha fatto cinque gol, l’anno dopo a Genova non è andata come previsto e sono arrivate le critiche. Le sue qualità però si vedevano, infatti quest’anno è esploso a Empoli. Esistono i momenti e le annate, ma sicuramente tutti hanno bisogno di crescere con calma e avere spazio. Carnesecchi? Lo adoro, credo che mentalmente sia uno dei più pronti. 2-1 di Lecce? In quel momento mancavano tanti giocatori importanti. Quest’anno con Bianchetti e Okoli dietro abbiamo perso solo una partita, a Brescia quando sbagliai il rigore. A Lecce abbiamo perso anche per colpa del vento, la mia sensazione è che in campo non avrebbero mai segnato. Baroni ha esultato a fine partita, ma io nello spogliatoio ho detto: “Ragazzi, se questa è la nostra squadra il campionato lo vinciamo noi”. Poi alla fine hanno vinto loro proprio per quella partita, ma la sensazione sulla squadra era proprio questa. Siamo una squadra seria, di lavoratori e giovani bravi. La Cremonese fa giocare giocatori bravi, che siano giovani o vecchi: Zanimacchia, Valeri, Gaetano, Okoli… Hanno tutti dimostrato di essere giocatori bravi. Il calcio di oggi è tanta apparenza, c’è più bar di quel che sembra. Prima di venire a Cremona, quando la trattativa era ormai ai dettagli, c’è stata un’amichevole Monza-Frosinone. Sono andato da Brighenti e gli ho chiesto se potevo prendere la maglia numero nove, e lui mi ha detto sì. È stato il nostro primo incontro. Poi insieme a Lucchini e altri soci siamo stati coinvolti nel progetto “PadelX” per l’apertura di campi da Padel fuori Cremona, presso il Golf Club Torrazzo. Bisoli ci ha salvato l’anno precedente ed è stato fondamentale, perché senza di lui non ce l’avremmo fatta. Lo ringrazieremo sempre tutti, e io personalmente: è grazie a lui se io, Terranova e Castagnetti abbiamo rinnovato. L’errore è stato quello di non partire con lo stesso modulo e atteggiamento dell’anno precedente, non eravamo capaci di aggredire in alto e abbiamo cambiato tanti moduli… È un bel personaggio, ha dato certezze ad una squadra impaurita. Poi però alla lunga abbiamo faticato a proporre calcio e ci sono stati alcuni risvolti negativi. Mister Pecchia ha un calcio più propositivo, si gioca sugli esterni, vuole sempre freschezza in avanti. L’apparenza inganna, i dati del GPS dicono che anche io corro tantissimo (ride, ndr). Per me è stato una manna dal cielo perché mi ha detto che la palla doveva arrivarmi il più vicino possibile. Pecchia, come Tesser, è un vincente e una persona capace. Quest’anno poi hanno comprato Di Carmine, anche se prima che arrivasse pensavo di giocarle tutte io. Alla fine ci siamo divisi le presenze dal primo minuto e sommando i nostri gol siamo andati in doppia cifra, conta quello. Quest’annata è stata positiva, poi le ultime partite sono un altro campionato. Stagione 19-20? C’erano troppi giocatori forti. Quest’anno il calcio è cambiato con le cinque sostituzioni, che permettono di entrare nella partita anche se non giochi dall’inizio, mentre con le tre sostituzioni era più complicato. Per me è stata una stagione lunga tre anni, con tutti i cambi di panchina che ci sono stati tra Rastelli, Baroni, Bisoli… Poi nel lockdown il mister ha scelto quindici giocatori che c’erano con testa, fisico e sentimenti ed è andato avanti con loro. Che fossero condivisibili o meno, ha fatto delle scelte e le ha portate avanti. A me ha dato la continuità di cui avevo bisogno. Quest’anno non è andata così, ma lo sapevamo dall’inizio: l’importante è parlare chiaro. In situazioni in cui invece arrivi come giocatore fondamentale e dopo due partite non giochi più diventa tutto più difficile… Ci vuole pazienza. Ceravolo? Siamo arrivati per giocare insieme, poi si sono accorti che forse non era possibile. Resto dell’opinione che quando si hanno giocatori bravi e intelligenti si debba trovare un modo di farli giocare: io e Fabio abbiamo sempre fatto i nostri gol in Serie B. Magari con noi non si può manovrare, ma servono più cross e noi non ne facevamo. In più ogni settimana sembrava che arrivasse la soluzione definitiva tra 4-2-3-1, 3-4-3, 4-3-3, poi prontamente smentita dopo la gara. In Serie B il Benevento non mi convince, davanti ha giocatori fortissimi ma non mi sembrano uniti. Il Pisa ha perso Caracciolo ed è un’assenza importante. Non so come stia mentalmente il Monza, mentre il Brescia ha perso pochissime partite in campionato e può rivelarsi insidioso. In Serie C dico Reggiana.