Benevento, Cannavaro: “Non sarà facile eguagliare Inzaghi, ma ci proveremo”
La prima esperienza da allenatore nel calcio europeo di Fabio Cannavaro sarà la piazza di Benevento. L'ex Campione del Mondo si è presentato con determinazione e grinta a stampa e tifosi
Il nuovo allenatore del Benevento Fabio Cannavaro si è presentato al suo pubblico e alla stampa nel corso di un’attesissima conferenza.
Queste le sue dichiarazioni, riprese da TMW:
“Ho girato il mondo per fare altre esperienze, puntando soprattutto sull’Asia. Ora ho deciso di tornare a casa. Sono stato lontano per tanto tempo, ma faccio questo lavoro già da un po’ di tempo. Devo ringraziare il direttore sportivo Pasquale Foggia che, dal primo momento, mi ha trasmesso l’importanza del progetto. Alle spalle abbiamo un presidente che fa lavorare con tranquillità, è un aspetto fondamentale che fa la differenza.
So che la sfida non sarà semplice, la serie B di quest’anno è di livello e ci sono tante realtà che puntano al salto di categoria. Tengo per me il nostro obiettivo, lasciamo parlare gli altri. Sono contento che la proprietà abbia puntato su di me e il mio staff.
Consentitemi di rivolgere un pensiero a Fabio Caserta: le strade possono dividersi, ma è un uomo che si è fatto apprezzare e che spero possa tornare presto in pista. Le parole d’elogio del patron, del primo cittadino e del direttore sportivo caricano ma aumentano le responsabilità. Sono qui per farmi apprezzare come tecnico, non come ex calciatore. Stamani ho parlato con Pippo Inzaghi, ma non solo con lui. Mi ha parlato benissimo di questa piazza perché la sua avventura qui è stata fantastica. Eguagliarlo non sarà facile, ma ci proveremo.“
Cannavaro ha già studiato il Benevento
“Quando sei fuori monitori la situazione, devo dire che è una cosa che non mi piace di questo lavoro. L’attesa non è bella e non aiuta. Il direttore sportivo ha contattato mio fratello Paolo, poi sono stato contattato e ho accettato immediatamente. Era giusto sedersi attorno ad un tavolo e ascoltare i loro progetti, per rispetto di chi decide di credere in te. Ho preso un po’ di tempo per valutare ogni aspetto, ma dentro di me sentivo fosse un’occasione da cogliere al volo. Chiamate? Sì, stamattina ho sentito Inzaghi e ringrazio tanti colleghi che mi hanno sommerso di messaggi. Tutti hanno parlato benissimo di Benevento. Eguagliare Pippo non sarà semplice, ce la metteremo tutta.
Ho visto tutte le partite, nel reparto offensivo ci sono calciatori in ritardo di condizione e anche per questo mister Caserta ha provato un sistema di gioco differente. L’obiettivo primario è recuperare tutti fisicamente, proponendo una idea di gioco valida che esalti le loro caratteristiche. In area non possiamo arrivare con due giocatori, dobbiamo essere positivi e attaccare anche a costo di prenderci qualche rischio. Il morale è basso, solitamente un cambio di guida tecnica produce una reazione. Vedremo.
La scuola allenatori italiana è di primo livello, ma non dobbiamo essere presuntuosi ed è sempre importante apprendere da colleghi che lavorano all’estero. Già da calciatore sono cresciuto tanto quando sono stato in Spagna. Vi faccio un esempio: nello spogliatoio erano abituati a sentire la musica, a me questa cosa spiazzava. Invece mi resi conto che aumentavano adrenalina e concentrazione.“
Cannavaro spiega l’idea di calcio che vuole proporre a Benevento
“Il calcio è un gioco, in fondo i ragazzi giocano a calcio. E’ un lavoro, certo. Con responsabilità importanti e un pubblico a cui dare conto. La gente vuole vedere scaltrezza, voglia di vincere il contrasto. Ora tocca a noi trascinare i tifosi. Vedere uno stadio vuoto non è bello e non aiuta. Sta a noi riportare tutti dalla nostra parte.
Mi stimola possibilità di confrontarmi con questo presidente e con questo direttore sportivo. Creare un rapporto di simbiosi è fondamentale. Spero che la mia mano si veda nel più breve tempo possibile, lavorare con gente che è qui da tempo per me sarà un aiuto.
Ci sono rose importanti, è evidente. C’è chi è partito forte, chi proverà a risalire. Il Benevento ha qualità, io devo recuperare quei calciatori che sono arrivati alla fine e che sono fuori condizione. La crescita dei singoli è a vantaggio del collettivo, occorrerà una gestione diversa per ciascun elemento. Capello diceva che occorrono dieci gare per essere al top.
Ho smesso di giocare a 36 anni e ho iniziato a studiare anche come allenatore e direttore sportivo. E’ un lavoro che mi piace, forse qualcuno non sapeva neanche fossi un tecnico e che avessi trovato panchina all’estero. Sin da piccolo avevo l’abitudine di segnare su un quaderno pregi e difetti di ogni allenatore e di ciascun sistema di gioco. In Asia ho riordinato le idee, aggiungendo progressivamente qualcosa di mio. La sintesi è: voglio vincere giocando bene. Giocavo in difesa, ma non voglio una squadra che attenda per ripartire. Voglio un passo avanti e non uno indietro.“