I 4️⃣ perché di PSB: da D’Angelo a Partipilo, dal Brescia fino a De Rossi
Ritornano i 4 perché di Pianeta Serie B
Come di consueto ritorna l’appuntamento coi nostri 4 perché, i quattro quesiti che la nostra redazione si pone al termine di ogni turno di campionato.
Perché Anthony Partipilo non gioca in Serie A?
La storia dell’attaccante della Ternana è uno specchio in cui si riflettono tutti i problemi del calcio italiano. Devastante con la Primavera del Bari, mai valorizzato e costretto a ripartire dalla Serie D dopo essere finito persino in Romania. Partipilo si è costruito da solo, risalendo dai bassifondi del calcio italiano con prestazioni e perseveranza. La sua classe è stata sotto gli occhi di tutti lo scorso anno, finalmente a un livello degno dei colpi che possiede. Bravo il presidente Stefano Bandecchi a convincerlo a restare in rossoverde, perché grazie alla permanenza la squadra di Cristiano Lucarelli può sognare in grande. Inspiegabile, tuttavia, che nessuno nel massimo campionato si sia intestardito per ingaggiarlo. 9 gol e 14 assist non bastano per un salto di categoria? La meritocrazia continua a non premiare un ventisettenne che avrebbe meritato ben altri palcoscenici e invece ha dovuto sacrificarsi tantissimo anche solo per conquistare la Serie B. La rovesciata contro il Palermo è una goduria per gli occhi, ma non fa notizia. Lui sa fare ciò ed è un vero peccato che non possa cimentarsi in sfide ancora più impegnative e stimolanti.
Emanuele Garbato
Perché c’è stata un’involuzione nel gioco del Brescia?
Le Rondinelle nelle prime battute del campionato di Serie B 2022 – 2023 erano partite benissimo. Sembravano avere un’identità di gioco ed una compattezza davvero unica. Invece nelle ultime due giornate la formazione di Clotet non ha trovato i tre punti e, soprattutto, il gioco, elemento su cui l’allenatore spagnolo tanto insistito sin dal precampionato. Proprio sul secondo ci si vuole soffermare, visto che qualche uscita a vuota in un torneo così complicato è anche lecita. Se contro il Bari il tutto si può relegare in una semplice “giornata no”, nel pareggio del Rigamonti contro il Cittadella si è evidenziato un Brescia a tratti rinunciataria, senza la solita verve offensiva che da sempre contraddistingue le formazioni di Clotet. Oltre all’atteggiamento in campo, anche le statistiche sottolineano questo: solo 3 tiri in porta, gol di Ayé compreso. Al reparto offensivo e non solo è mancata la leggerezza delle primissime giornate, in cui la squadra giocava con entusiasmo e voglia di dominare le partite, fattore che invece in queste ultime gare è sembrato mancare.
Francesco Gala
Perché abbiamo sottovalutato Luca D’Angelo?
L’addio di Luca D’Angelo al Pisa è stato probabilmente preso da tutti sottogamba. Autore di una cavalcata incredibile dalla Serie C a pochi minuti dalla Serie A, l’allenatore ed i toscani si son separati nella scorsa estate. L’avvio disastroso di campionato con Maran in panchina ha fatto tornare sui propri passi la dirigenza, richiamando D’Angelo e rilanciando la sua figura. In 2 partite col ritorno del Mister in panchina, il Pisa ha raccolto 4 punti subendo solamente 1 gol e mostrando di essere cambiato dall’oggi al domani così come repentinamente era cambiato, in modo inverso, nel giro di poche settimane. Le prestazioni con Perugia e Parma hanno ripreso il filo interrotto nella finale playoff col Monza. Marin e Touré son tornati di colpo a performare come in tutta la scorsa stagione e la difesa, da colabrodo, ha subito una sola rete limitando la potenza di fuoco del Parma. questo, ovviamente, non può essere un caso e denota come tutti abbiano sottovalutato il lavoro di Luca D’Angelo.
Alessio D’Errico
Perché la SPAL ha scelto Daniele De Rossi?
Una Serie B così farcita di storia e hype probabilmente mancava all’appello. Tra le tante fonti di emozioni che la cadetteria sta offrendo a noi appassionati, l’approdo di Daniele De Rossi sulla panchina della SPAL è l’ultimo tassello di un puzzle in continuo aggiornamento. Per DDR sarà la prima esperienza da allenatore di un club, dopo aver vissuto importanti mesi nello staff di Roberto Mancini. La domanda sorge spontanea: perché il sodalizio estense ha deciso di affidarsi all’iconico ex centrocampista? La risposta – o una delle possibili tali – è stata offerta quest’oggi dal presidente Joe Tacopina: “Daniele è un leader nato. Quando eravamo insieme alla Roma ho visto in lui un insieme unico di qualità di leadership. Era un allenatore in campo“. La grinta e l’intensità emotiva che caratterizzavano il De Rossi giocatore, dunque, secondo la società saranno traslabili anche nel ruolo da allenatore. Questo, ovviamente, non basterà, ma in passato il diretto interessato non ha lesinato dimostrazioni di umiltà e consapevolezza, doti che probabilmente ne agevoleranno l’ingresso in questo aggrovigliato macrocosmo: “Non c’è un ‘mio calcio’ – dichiarò alla Bobo TV – non dobbiamo inventare la bicicletta con gli sportelli, il calcio è stato inventato da gente più brava di me. C’è da prendere spunti, poi quando inizi ti relazioni con i più bravi. Per me il migliore è Guardiola, il problema è che tutti capiscono ciò che fa ma quasi nessuno riesce a rifarlo. Se devo iniziare, mi piacerebbe farlo con quella filosofia lì“. Alla SPAL serve un’iniezione di vitalità, carisma e positività: difficile, dunque, dirigersi su un profilo differente.