Ternana, brutte notizie per lo stadio-clinica: in arrivo lo stop
Le ultime sul progetto stadio-clinica, (legittimamente) tanto caro alla Ternana.
Argomento che oramai da mesi fa discutere in casa Ternana, gli aggiornamenti in merito al progetto per la clinica da affiancare allo stadio Liberati voluta dal presidente Stefano Bandecchi non sono stati positivi, anzi.
I colleghi di sporterni.it, cui vi proponiamo l’approfondimento, hanno infatti riportato la conclusione alla quale è giunto il professor Renato Balduzzi, dell’Università Cattolica (che, scrive calciofere.it, ha ricevuto 40000€ per la consulenza).
Ternana, gli aggiornamenti su stadio e clinica
Di seguito riportato l’intero elaborato di Sporterni.it
“Impossibilità giuridica di procedere secondo il percorso proposto dal proponente privato e recepito dal Comune di Terni, facendo eventualmente salva, nei termini sopra indicati, la sola autorizzazione alla realizzazione della struttura sanitaria“. È la prima importante conclusione a cui giunge l’ex ministro della Sanità, Renato Balduzzi, nel parere richiesto dalla Direzione Salute e Welfare della Regione Umbria sulla procedura adottata dalla Ternana Calcio nell’ambito del progetto di riqualificazione dello stadio Liberati collegato alla realizzazione di una clinica privata da 200 posti, convenzionata al 50% con il SSR.
Di fatto, il parere di Balduzzi dà la motivazione alla Regione Umbria per concludere, con esito negativo, la Conferenza dei servizi decisoria che proprio in questa settimana dovrebbe riunirsi per la seconda seduta. “L’unico provvedimento autorizzatorio suscettibile di essere assorbito nel provvedimento conclusivo della Conferenza dei servizi decisoria – scrive Balduzzi – può essere rappresentato dall’autorizzazione alla realizzazione della struttura. Ogni ulteriore passo verso l’ottenimento dell’accordo contrattuale – che il progetto definitivo qualifica come convenzionamento – ‘esorbita’ dalla sfera di potere attribuita alla competenza della Regione di fronte alla situazione di fatto e di diritto rappresentata nel progetto definitivo, che prevede la costruzione ex novo della clinica-casa di cura“.
Secondo Balduzzi il percorso del progetto stadio-clinica nella Conferenza dei servizi decisoria è quindi “impossibile giuridicamente”. Ma l’ex ministro lascia uno spiraglio individuando “una possibile pista per futuri approfondimenti”. In questi termini Balduzzi parla di “eventuali alternative procedimentali, tali da offrire comunque una risposta alle esigenze sottese al progetto stesso e alle attese di un territorio“. E qui Balduzzi cita le sperimentazioni gestionali e l’esperienza dell’Istituto Prosperius Tiberino (che ha sede ad Umbertide). Suggerisce alla Regione di individuare il socio privato con un bando pubblico, che il privato detenga quote di minoranza rispetto al pubblico e vengano privilegiate organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
Balduzzi allude all’eventualità di ricorrere all’istituto delle sperimentazioni gestionali, alla luce dell’esperienza costituita dalla riabilitazione funzionale posta in essere attraverso l’Istituto Prosperius Tiberino spa. Questo il passaggio citato da Balduzzi: “La legge regionale 23 giugno 2021, n. 10 (Disposizioni in materia di sperimentazioni gestionali di servizi innovativi) ha confermato l’interesse regionale alla prosecuzione dell’attività della società, ancorandolo alle due condizioni sostanziali che il servizio sanitario offerto non soltanto venga mantenuto, ma altresì sviluppato, e che rimanga un servizio specialistico di eccellenza nel campo della riabilitazione. Tra i criteri richiamati, particolare interesse rivestono, anche in relazione alla vicenda oggetto del presente parere, quello relativo alle caratteristiche del socio privato (privilegiare nell’area del settore privato il coinvolgimento delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale), e del tetto di partecipazione del privato al capitale sociale (limiti percentuali non superiore al quarantanove per cento)“.
Quali prospettive concrete per la Ternana? Balduzzi suggerisce alla Regione Umbria un “percorso di attenta individuazione della tipologia di assistenza e del settore in cui svolgere la sperimentazione gestionale, anche alla luce degli standard ospedalieri di cui al d.m. 70/2015 e, più recentemente, del riordino della sottorete sanitaria territoriale avviato con il d.m. 77/2022. In secondo luogo e parallelamente, la Regione o, in alternativa, l’Azienda unità sanitaria locale, potrebbe procedere all’individuazione del socio privato, tenendo conto sia delle regole nazionali (recepite a livello regionale) concernenti lo spazio per il non profit, sia dell’art. 4 della legge regionale n. 10/2021, in cui si prevede che l’attivazione della sperimentazione avvenga a seguito di una procedura di evidenza pubblica per la scelta del socio privato“.
Ma perchè secondo Balduzzi il percorso della Ternana è impossibile giuridicamente? Nelle premesse viene ricordato che “l’equilibrio economico-finanziario dell’operazione di riqualificazione proposta dipende in misura essenziale dalla circostanza futura della conclusione, da parte del gestore della struttura sanitaria in questione, di un accordo con la Regione e l’azienda sanitaria competente concernente l’erogazione di prestazioni per conto del Servizio sanitario regionale umbro con riferimento alla metà dei posti letto previsti nel progetto. Tale circostanza, va ribadito, si pone come esito finale di una sequenza procedurale le cui fasi, l’una necessario presupposto dell’altra, sono scandite dalla legislazione sanitaria nazionale e regionale“.
Poi Balduzzi torna a spiegare la sequenza procedurale delle cosiddette “4 A” (autorizzazione, agibilità, accreditamento, accordi contrattuali) sia in termini di “concatenazione necessaria, tale per cui ognuno di tali istituti si configura come presupposto essenziale dell’altro, sia in termini esclusivi, non essendo configurabile una procedura alternativa per l’ottenimento di un diritto alla remunerazione delle prestazioni a carico del SSN fuori dagli accordi contrattuali stipulati con strutture accreditate e autorizzate“. Ognuna di tali “fasi” costituisce, inoltre, “un procedimento al cui interno l’amministrazione regionale procedente è chiamata a valutare la compatibilità del provvedimento richiesto con la programmazione sanitaria regionale: in termini generali, in sede di autorizzazioni, e in termini più stringenti, in sede di accreditamento“.
Ribadite tali premesse, Baduzzi sostiene che “l’unico provvedimento autorizzatorio suscettibile di essere assorbito nel provvedimento conclusivo della conferenza dei servizi decisoria qui all’attenzione possa essere rappresentato dall’autorizzazione alla realizzazione della struttura. Ogni ulteriore passo verso l’ottenimento dell’accordo contrattuale – che il progetto definitivo qualifica come convenzionamento – esorbita dalla sfera di potere attribuita alla competenza della Regione di fronte alla situazione di fatto e di diritto rappresentata nel progetto definitivo, che prevede la costruzione ex novo della clinica-casa di cura già menzionata“.
Dunque, nelle conclusioni, secondo Balduzzi la Regione Umbria potrebbe:
a) motivare in sede di conferenza di servizi l’impossibilità giuridica di procedere secondo il percorso proposto dal proponente privato e recepito dal Comune di Terni, facendo eventualmente salva, nei termini sopra indicati, la sola autorizzazione alla realizzazione della struttura sanitaria.
b) avviare, all’interno della discussione in corso sul nuovo Piano sociosanitario regionale, una ricognizione delle esigenze della programmazione sanitaria nell’area della Provincia di Terni, dalla quale potrebbe emergere uno spazio per l’Azienda unità sanitaria locale nel senso dell’attivazione di una chiamata di disponibilità di soggetti privati, anche non profit (ma con le precisazioni fatte prima).
c) valutare la praticabilità di una sperimentazione gestionale, secondo le linee sopra tratteggiate.