Reggina, Cardona: “Prima fase difficile e complicata, ora tutto è cambiato”
Il presidente della Reggina, Marcello Cardona, si racconta a tutto campo ai microfoni della Gazzetta del Sud
Il presidente della Reggina, Marcello Cardona, si racconta in esclusiva ai microfoni de La Gazzetta del Sud. Dalla proposta, passando per il suo amore per Reggio, fino al ruolo da presidente della sua squadra del cuore.
Ecco le sue parole
Il rapporto con Saladini – “Ci siamo conosciuti esattamente quando mi ha telefonato per propormi il ruolo di presidente della Reggina. Inizialmente rimasi anche un po’ sorpreso. Pur lusingato, da reggino e tifoso amaranto, mai mi sarei aspettato una proposta del genere. Inevitabilmente ci ho pensato, ho riflettuto, ho ragionato, ho approfondito. Cercavo di capire perché Saladini avesse pensato a me. Ci incontrammo una prima volta a cena e io gli dissi subito: “Sa perché non può funzionare? Perché io e lei non siamo amici, non ci conosciamo”.
Ma era insistente. Mi parlò di lui, della sua famiglia d’origine, dei sacrifici fatti. E poi c’erano gli amici di sempre. Mi facevano vacillare: “Marcello, ma ci pensi: presidente della Reggina”. Allora gli chiedo di rivederci a cena a casa sua. Credo che le persone si capiscano meglio quando sono a contatto con i loro affetti, in un contesto intimo e profondo. Lì mi convince e mi convinco. Accetto. Inizia così la
storia”.
Il suo contributo – “Da persona concreta e sostenitore del fare, da operativo, sempre nel rispetto dei ruoli, contribuisco a portare avanti il mio modo di pensare: marciare dritti verso l’obiettivo, affrontare con intelligenza ma praticità gli ostacoli, affidarsi a chi, per esperienza pregressa, possa risolvere meglio e prima di chiunque altro quella specifica criticità. E così avviene, dal manto erboso all’organizzazione del centro sportivo, dalla ristrutturazione societaria, al rapporto con tifoseria e istituzioni locali. E sul fronte tecnico? Non è compito mio, ma ci sono decisioni e valutazioni in cui ho contribuito con le mie conoscenze e competenze. Con umiltà ricordo che sono nel calcio da 40 anni”.
La trattativa per arrivare ad Inzaghi – “Le intuizioni appartengono al nostro gruppo di lavoro, ma in questo caso posso dire che sia stata esclusivamente mia e di Saladini. È corretto, però, fare una premessa. Mister Stellone aveva fatto bene nei mesi precedenti, quando prese la squadra in crisi clamorosa e la guidò fino alla salvezza. Ma a un certo punto abbiamo preso in considerazione un’idea rivoluzionaria, visionaria della Reggina pensando a un tecnico che andasse al di là del preparato professionista e del sagace uomo di campo. Ritenevamo che servisse un profilo in grado di dare una scossa al calcio a Reggio.
Un allenatore che “deflagrasse” sportivamente. Il primo nome fu Pippo Inzaghi. Ne parlammo subito e poi come correttezza impone coinvolgemmo la direzione sportiva. Ci fu una convergenza di opinioni. Ho fatto io la prima telefonata a Inzaghi, che da persona garbata e rispettosa, come lo conosciamo tutti, mi fece capire che proveniva da una forte delusione professionale. Ma gli misi un tarlo in testa quando gli ribadii: “Mister noi la vorremmo perché la riteniamo la persona giusta da mettere al centro di un importante progetto sociale e calcistico”. La prima, timida, scintilla scoppiò così”.
Il passo decisivo – “Serviva un poderoso intervento. Toccava a Saladini, era lui l’imprenditore che aveva salvato la Reggina. Lo chiamò, lo andò a trovare a Formentera, approfondì il progetto». Ricevo una telefonata di Inzaghi che mi passa la moglie, la signora Angela, la quale mi fece solo una domanda: “Pippo sarebbe felice a Reggio?”. Io lo credevo fermamente. Ma era facile per me, reggino e presidente di una squadra su cui credevo nei valori sociali potergli “garantire” che in città si sarebbero trovati bene. Dopo pochi mesi, sembra che entrambi siano nati e cresciuti a Reggio: li sentite anche voi come ne parlano in giro per l’Italia”.
La metamorfosi – “La prima fase è stata molto difficile e complicata. Eravamo noi a dover inseguire gli altri: procuratori e dirigenti sportivi, calciatori, sponsor, le Istituzioni. Settimana dopo settimana le cose sono completamente cambiate. L’Inter sceglie di disputare un’amichevole a Reggio perché siamo una società credibile ed affidabile. Chi ci concede giovani in prestito sa bene che verranno valorizzati.
Giocatori d’esperienza che vestono l’amaranto sono consapevoli di poter vivere stagioni
importanti. E sono sicuro che nel futuro saremo noi a scegliere gli obiettivi e selezionare le
opportunità”.