Garbato, ma non troppo – SPAL approssimativa e frettolosa. Pagano Venturato e De Rossi, ma i problemi sono altrove
La SPAL continua a cambiare, ma i risultati non cambiano mai
Daniele De Rossi è stato esonerato dopo soli 4 mesi dalla SPAL, che l’aveva chiamato per sostituire Roberto Venturato a sua volta subentrato nella scorsa ragione a Pep Clotet. Tre allenatori sono saltati in casa biancazzurra e Massimo Oddo, scelto adesso per provare a centrare la salvezza, non sembra avere caratteristiche troppo diverse da chi l’ha preceduto. Un Campione del Mondo per un Campione del Mondo, con più esperienze (non tutte estasianti) a curriculum ma poca abitudine a gestire un gruppo che puntava ai play-off e adesso è in zona retrocessione. Tanti stravolgimenti, mai suffragati dai risultati, non possono essere dettati da responsabilità di chi siede in panchina.
In modi diversi Venturato e DDR hanno pagato la loro testardaggine, quell’innata propensione a plasmare le rose sulla base di proprie convinzioni tecnico-tattiche. Ma, al di là di questo inciso, è difficile attribuire colpe. Il primo è stato assecondato sul mercato e si trovava a centro classifica quando in seguito a qualche sconfitta giudicata di troppo è stato sollevato dall’incarico: non ha avuto il tempo di lavorare sugli uomini a disposizione, di far assorbire i propri concetti, di conoscersi meglio con tutti gli elementi in organico. Il secondo è stato ignorato nel corso della finestra di gennaio, ha perso il proprio play Salvatore Esposito e oltre a Fetfatzidis e Radja Nainggolan (convinto proprio dal mister) rinforzi non ne ne ha avuti. Con una rosa già mostratasi lacunosa e la fiducia nei confronti della dirigenza venuta meno, lo scollamento con la squadra e il successivo allontanamento erano eventi prevedibilissimi.
In pochi mesi il presidente Joe Tacopina ha prima bruciato la possibilità di costruire un progetto ad ampio respiro e a costi limitati e poi maciullato un amico fraterno alla prima esperienza in panchina, non fornendogli gli strumenti per provare a invertire la rotta. Così fare calcio diventa difficile per chiunque. Da un uomo che è da tanti anni nell’ambiente italiano come lui ci si aspettava certamente una gestione più oculata. Adesso la SPAL rischia grosso. La nave è alla deriva e lo spettro della retrocessione può diventare motivo di paralisi. Servono ordine, umiltà e consapevolezza: tutto ciò che sino a questo momento è mancato.