Garbato, ma non troppo – Reggina, la crisi è innegabile. Ma giù le mani da Inzaghi!
I risultati non arrivano e le crepe mentali sono visibili, ma l'allenatore merita fiducia
Neppure negli scenari più pessimistici era immaginabile una Reggina in controllo del derby contro il Cosenza ribaltata nei minuti di recupero al “Marulla”.
In 8 gare del girone di ritorno la squadra amaranto ha collezionato 6 sconfitte, un numero abissale per una squadra che nelle prime 19 partite è sembrata in lotta per la promozione diretta e tuttora staziona con una certa stabilità in zona play-off. Al netto di fattori esterni (voci di penalizzazione, mercato meno incisivo di quanto ci si potesse attendere) è chiaro che i limiti che stanno emergendo siano preesistenti e si stiano lentamente svelando in seguito a un lungo periodo in cui erano stati coperti da un folgorante entusiasmo che in campo si traduceva in ferocia agonistica.
All’ottimo organico assemblato dal ds Massimo Taibi mancano due elementi che avrebbero permesso un salto di qualità gigantesco: un difensore centrale leader del reparto (ulteriormente indebolito dal lungo stop di Michele Camporese) e un attaccante in grado di incidere negli ultimi 10 metri con gol pesanti. Se a ciò si aggiunge che la formazione tipo non prevede in campo l’unico regista puro che è Lorenzo Crisetig si comprende come a una rosa che dispone di tanta qualità e di ottime doti atletiche manchino dei punti di riferimento. Tali problematiche spiegano il calo, ma non possono causare una simile serie negativa. Le difficoltà dei calabresi probabilmente si originano da quanto analizzato, che sta provocando dei cali mentali sorprendenti. Anche nelle gare perse la Reggina è quasi sempre parsa padrona della sfida e del campo per ampi tratti della gara, salvo scomparire in modo incomprensibile. L’uomo in meno di Cittadella non può provocare il secondo tempo remissivo visto al “Tombolato”, così come la sofferenza del secondo tempo non spiega il black-out finale contro il Cosenza. Le idee ci sono, gli uomini in campo sanno eseguirle ma si rivelano sempre più vulnerabili agli imprevisti.
Filippo Inzaghi sta certamente facendo fatica a dare ai suoi ragazzi la scossa mentale necessaria per lasciarsi alle spalle il periodo complicato, ma va anche fortemente apprezzato per non aver sconfessato dinanzi agli ostacoli la propria proposta di calcio. Le ampie fasi in cui gli amaranto riescono a seguire lo spartito che l’allenatore ha cucito sulla base delle caratteristiche dei propri calciatori ne dimostrano l’efficacia. Per questo motivo è necessario per staff, rosa e società fare quadrato e individuare ogni possibile soluzione ma è altrettanto sacrosanto dare all’allenatore la fiducia di cui ha bisogno per continuare a operare nel migliore dei modi. La svolta deve arrivare dalla testa, non dall’ennesimo affrettato e poco logico cambio in panchina.