L’avvocato di Portanova: “I ragazzi di oggi hanno un approccio disinibito, i tempi sono cambiati”
Parla l'avvocato di Portanova
Gabriele Bordoni, avvocato di Manolo Portanova, era presente quest’oggi alla conferenza stampa che ha permesso al calciatore di tornare a parlare di quanto accadutogli in questi mesi. Ecco le dichiarazioni di Bordoni raccolte da calciomercato.com: “Io non potevo non raccogliere un invito a un dialogo aperto con voi, se a invitarmi erano due persone alle quali sono molto legato. Mi lega a Daniele un’amicizia antica, che mi ha portato a conoscere suo figlio fin da bambino, fino a vederlo crescere e maturare con quel sogno che gli spettava e ancora gli spetta, quello di giocare a calcio, come ha fatto suo padre. L’invito di queste due persone, non poteva rimanere un seme sul terreno arido. Il terreno arido si riporta alla mia formazione professionale, io amo ricoprire la mia professione nei luoghi adatti, ovvero i Tribunali. Non amo parlare di queste cose fuori dai Tribunali. Ma nel tempo, avendo trattato di temi che ridondavano sul piano mediatico, ho cambiato questa mia idea. Il silenzio protratto a volte può essere grandemente malinteso e talvolta anche strumentalizzato, fino al punto che non ci siano argomenti per contrastare tutto quello che, contrariamente alla tua dichiarazione di innocenza, ti viene condannato.
Io sono anche giornalista pubblicista, non ho nulla contro l’informazione. Quando l’informazione arriva solo da una parte, solo da un unico punto di vista, non ci si può meravigliare se poi le notizie arrivano in via unidirezionale. Il silenzio qunidi va rotto, se no viene malinteso. Ci dicono ‘voi state zitti perché non avete difesa’, ‘chi starebbe zitto davanti a queste accuse’. Ho fatto fatica a mantenere il silenzio fin dall’inizio delle cause, Manolo è un ragazzo educato, rispettoso e che conosce le regole del gioco anche se quel gioco è in Tribunale. Nel gioco del Tribunale sono io a guidarlo, lui ha riposto fiducia nei miei confronti, anche sotto il punto di vista della condotta da tenere, nel raccontare cosa accadde quella sera, nello spiegare le proprie ragioni con cui rivendicava la propria innocenza. Ora non andrò a replicare il processo di primo grado e non anticiperò quello che sarà fatto nel ricorso.
Leggo ora il provvedimento che ha condannato Manolo. Io credo nel rispetto delle idee diverse a quelle in cui credi, nell’agone sportivo è il rispetto per la maglia avversaria, nell’agone giuridico è il rispetto per l’avversario e il giudice che non condivide la tua difesa. C’è però una condizione: la reciprocità. Nell’ambito di un processo io rispetto l’avversario a patto che anche l’avversario si tenga egualmente nei miei confronti. Condiziono il mio silenzio quando trovo nella sentenza la replica alla mia difesa, la puntuale logica contraria. Non posso pensare di condizionare sempre il giudizio di chi mi ascolta, ma pretendo che la mia difesa venga letto, esaminato e contraddetto. Quando non accade, il mio rispetto per il giudice rimane intatto, ma il mio silenzio che mi ero imposto vacilla. Indipendentemente dall’affetto, se rimanessi ancora in silenzio, qualcuno potrebbe pensare ‘Manolo non ha nulla in sua difesa e neanche il suo difensore, quindi era una rivendicazione sterile di innocenza’.
Bisogna avere il coraggio, la dignità di spiegare il perché. In questa vicenda l’attenzione mediatica si spiega perché Manolo è uomo di sport e quindi serve ancora più lealtà. Oggi in questo confronto mi interessa anche molto, quello che conta oltre al processo, è una riflessione comune leale e libera anche su argomenti che nel processo di Manolo vedremo – perché in questa parte la sentenza è puntuale – assumere una grande importanza. Soprattutto una grande importanza anche per i nostri giovani. Ci si deve anche chiedere perché ci sia un aumento delle vicende simili a quelle che ha interessato Manolo. Tutte vicende che coinvolgono uomini, donne. È una cosa che interessa soprattutto i giovani. Per essere chiamati a rispondere a un fatto, bisogna capire come quel fatto viene inteso penalmente. La nostra Corte di Cassazione ci ha consegnato tante sentenze sulla violenza sessuale e bisogna capire bene alcune cose. Faccio solo alcune considerazioni perché si va su un piano molto tecnico e non voglio annoiare nessuno.
Nell’ambito di un incontro sessuale ci si deve mettere dal punto di vista di colui che dissenta in maniera pantomimica. Cosa vuol dire pantomimico? Significa partire dal presupposto che sia un no, ma che tu puoi con alcuni comportamenti trasmettermi una tua adesione pur non dicendolo. Sono concetti difficili. Consenso presunto, consenso pantomimico. Sono concetti difficili per i giovani, che invece si esprimono in maniera molto più esplicita. Mi sono riscoperto un fossile andando a esaminare le espressioni che sono uscite dai telefono di questi ragazzi, che hanno un approccio disinibito sia da parte maschile che femminile. I tempi sono cambiati. Far capire i concetti di consenso presunto e pantomimico ai ventenni di oggi è complicato. Bisogna guardare ai dettagli. Nelle vicende di natura intima, è difficile avere delle testimonianze di altri che non siano coinvolti in quella vicenda. Bisogna capire le parole di tutti i protagonisti, senza pregiudizi. Soltanto dai particolari si può arrivare a risolvere un equilibrio tra chi mente e chi dice la verità, un equilibrio che il più delle volte sta al 49% e al 51%. Non è un caso che oggi ci presentiamo qui, il silenzio viene rotto dopo aver letto la sentenza. Se la sentenza avesse affrontato punto dopo punto le nostre prove. Bisogna portare le prove. Piaccia o non piaccia, ci si confronta con tutti. Noi abbiamo fatto questo sforzo per tempo, senza colpi di teatro e lasciando tempo alle controparti. Non c’è stato dato un elemento in replica. Io ho il dovere come difensore di spiegare a Manolo la sentenza.
Manolo ha subito da questa vicenda tutto quello che sappiamo. Manolo, cittadino italiano, chiede al suo difensore perché non è stato preso in considerazione tutto quello che abbiamo presentato. Nella sentenza nessun elemento è stato minimamente considerato, non contraddetto, se fosse stato contraddetto me ne sarei fatto una ragione e avrei imposto a Manolo e a Daniele quel silenzio che fino a oggi c’è stato e avrei dato le stesse prove ai giudici di appello. Nel momento in cui non ho avuto il piacere di leggere nemmeno una riga di replica a tutto ciò che avevamo fatto, mi sono sentito poco rispettato e frustrato. L’imputato è non colpevole fino al terzo grado di giudizio e deve essere rispettato. Anche il difensore va rispettato. Io sono sempre dell’idea che nel confronto, è un’opzione felice rivedere la propria opinione. Ma quello che abbiamo detto non è stato preso in considerazione, c’è frustrazione e non so come replicare. L’appello che presenteremo è già scritto perché dovrò contraddire le pochissime pagine della sentenza ricevuta e andrò a riproporre tutto quello che avevo già portato al giudice di primo grado. Una mole enorme di documenti che purtroppo non sono stati presi in considerazione. Le pagine del giudice sembrano non voler dialogare“.