Genoa, l’apoteosi Gilardino: “Siamo a metà della montagna, allenare qui è emozionante”
L'allenatore sta trascinando il Grifone in Serie A
La mentalità vincente e la determinazione di un allenatore affamato di vittoria. Con la mano di Gilardino il Genoa è cambiato drasticamente, e il Grifone adesso vede vicina la Serie A ma sa bene che servirà ancora un grande sforzo. Ne ha parlato anche mister Gilardino, lui che al Genoa ha dato la sterzata decisiva dopo un avvio di stagione claudicante, tramite una lunga intervista rilasciata al Secolo XIX.
Ecco le parole di Gilardino:
“É stata una settimana importante per recuperare energie fisiche e mentali. Da lunedì cominceremo a preparare il match con la Reggina. Da parte della squadra c’è molto entusiasmo ma dobbiamo tenere i piedi per terra, perseverare in quello che abbiamo fatto in questi mesi e conservare lo spirito battagliero che ci ha contraddistinto. La Serie B è un campionato apertissimo, noi abbiamo vinto 4-0 con il Cosenza, poi loro sono andati a battere il Frosinone. Questa è la cadetteria, e mi aspetto 8 partite complicatissime, dovremo concentrarci solo su di noi e sulle consapevolezze acquisite in questi mesi. Quando sono arrivato ho avuto l’idea a livello tattico di mettere un centrocampista in più e di giocare con la difesa a 3. Questa è una squadra con grandi valori umani, con il mix giusto di esperti e giovani, poi sono arrivati anche i risultati, che alla fine fanno la differenza. La difesa a tre è un’idea che ci appartiene e dà sicurezza, compattezza e qualità. Però bisogna essere sempre pronti al cambiamento, anche a gara in corso, il calcio è veloce e dobbiamo esserlo anche noi nel saper cambiare. La panchina del Genoa è un’emozione, è stato bello tornare al Ferraris. I ragazzi mi hanno infuso forza mettendosi subito a disposizione. É un po’ che alleno ma non avevo mai vissuto situazioni di questo livello. Allenare questa squadra è emozionante, ogni volta che arrivi al Ferraris ci sono 25/30 mila persone, non puoi non percepire qualcosa nella pancia. Questa sensazione la provo io e lo ripeto sempre ai ragazzi: quando giochiamo in casa dobbiamo sempre avere questa percezione dello stomaco: è il dna del Genoa“.
Il talento di Gudmundsson e il fattore Ferraris
“Un giocatore estroso, bravo a ricercare lo spazio per ricevere palla e dotato di un controllo orientato in avanti molto imprevedibile. Secondo me però, anche in questo caso, è il noi che sta emergendo, perchè la squadra riesce ad innescarlo bene. La nostra volontà è questa: creare con il gioco le situazioni per mettere in moto i nostri giocatori con maggiore talento. Il Ferraris è bellissimo, i nostri tifosi ti trascinano e credo che i ragazzi in questi mesi siano stati bravi a trascinare la gente e farsi trascinare. Quando vai con ardore e con ferocia alla ricerca dei risultati i tifosi se ne accorgono e premiano l’atteggiamento. Quando sono arrivato si percepiva il desiderio dei tifosi di vincere al Ferraris“.
Gilardino allenatore
“Ho fatto il corso quando ho smesso di giocare e sono andato ad allenare il Rezzato in Serie D. Non mi interessava la categoria, volevo capire se era quello che volevo fare. Da lì è stato un crescendo, e poi il destino e la fortuna che ti danno la possibilità di allenare certe squadre. Io vivo la partita con i ragazzi come se giocassi anch’io. Tante volte vengo richiamato dal quarto uomo. Durante la settimana cerco di mettere nelle migliori condizioni i ragazzi, sia per quanto riguarda le caratteristiche dell’avversario sia per quello che dovranno fare in campo. E poi per un tecnico è determinante avere giocatori forti come ne abbiamo noi al Genoa. Veri professionisti, sempre partecipi, anche se per 4/5 partite non giocano. Sono talmente preso dalla partita che come è successo col Sudtirol, non mi accorgo di tutta la gente che c’è allo stadio. Mi estraneo dal contesto per cercare soluzioni, in panchina ho uno staff eccezionale, sia tattico che atletico che mi aiuta ad osservare. Alla fine decido io, ma c’è sempre confronto. I discorsi all’intervallo? Valuto se ci sono situazioni tattiche da modificare e poi dal punto di vista motivazionale, ci sono messaggi che si possono mandare alla squadra. Da calciatore ero istintivo, specialmente in area di rigore, questa cosa mi è rimasta da allenatore. E poi con i ragazzi sono stato chiaro dal primo giorno. Ad ora sta andando bene, ma credo sia sempre giusto parlare: è fondamentale che i ragazzi sappiano tutto“.
La squadra
“Anche se abbiamo avuto qualche infortunio ho sempre voluto trasmettere calma perchè sapevo che chi sarebbe sceso in campo avrebbe voluto mostrare il suo valore, mentre chi ha avuto la maglia da titolare è stato bravo a mantenerla. In vista della Reggina, credo che Coda tornerà in gruppo settimana prossima, Aramu si sta già allenando e speriamo di avere anche Puscas al massimo. Abbiamo perso Haps però come dicevo ci sono giocatori importanti che possono ricoprire quel ruolo. Da quando sono arrivato mi sono imposto di guardare partita dopo partita. Sono arrivato ad interim e lo sono stato fino a Santo Stefano. Il mio pensiero è alla Reggina fra una settimana, poi sarà al Como e così via, non guardo il Frosinone. Siamo a metà della montagna, stiamo facendo un buon lavoro ma al momento non è ancora sufficiente. Siamo il Genoa e siamo partiti con l’obiettivo della Serie A. Ma la Serie B è davvero complicata e in ogni gara possono esserci moltissimi imprevisti. Il nostro obiettivo è la Reggina e sono sicuro di vedere venerdì prossimo lo stadio stracolmo di tifosi: i ragazzi si meritano tutto questo affetto”.