Venezia, Vanoli: “Dobbiamo essere umili, non abbiamo fatto ancora niente. Il gruppo è l’aspetto più importante”
Il Venezia, dopo un inizio di stagione negativo, sta lavorando sodo in vista del nuovo obiettivo stagionale, e non solo. La squadra arancioneroverde infatti, potrebbe puntare anche ai playoff. Tra gli artefici di questa splendida risalita c’è sicuramente il tecnico dei lagunari, Paolo Vanoli, che ha parlato del momento della squadra a tuttoveneziasport.it. Di seguito […]
Il Venezia, dopo un inizio di stagione negativo, sta lavorando sodo in vista del nuovo obiettivo stagionale, e non solo. La squadra arancioneroverde infatti, potrebbe puntare anche ai playoff. Tra gli artefici di questa splendida risalita c’è sicuramente il tecnico dei lagunari, Paolo Vanoli, che ha parlato del momento della squadra a tuttoveneziasport.it. Di seguito le sue parole:
Avete affrontato tanti ostacoli: ha preso la squadra ultima in classifica, sicuramente non siete stati aiutati dagli episodi arbitrali, avete perso un giocatore come Jajalo che aveva preso per mano il centrocampo; eppure, avete reagito a tutto questo. Quale è stata la svolta della stagione e quale è stato il momento più difficile?
“La svolta da quando sono arrivato è cercare di mettere delle regole e il lavoro, credo molto nel lavoro, l’ho detto ai ragazzi e su questo devo dire che un plauso va anche a loro perché si sono sempre messi a disposizione. Con quello che c’era di pregresso, la delusione della retrocessione, una partenza fatta male, il primo punto è stato ritrovare stimoli e motivazioni, ritrovando quello status e la giusta mentalità, che però non la crei in una settimana, un mese o un anno, ma deriva da una cultura societaria. Quello di cui sono orgoglioso, dopo anche l’arrivo del direttore, è ridare un’organizzazione alla società insieme al presidente, che è la parte più importante, per dare la giusta continuità ristrutturando la società. Momenti difficili ce ne sono stati tanti, la settimana più nera credo sia stata quella in cui abbiamo perso Jajalo e Beghetto, due giocatori importanti arrivati dal mercato di gennaio. Quella è stata la cosa più dura, soprattutto perché Jajalo era quel giocatore che cercavamo da tempo, perché poteva dare ritmi, qualità e mentalità, ne avevo bisogno perché il nostro mercato è stato organizzato a gennaio sulla base di giocatori giovani e lui era la pedina perfetta per far crescere tutto lo scacchiere”.
Sui tifosi. Vi siete ricompattati (club, squadra, tifosi) e soprattutto avete riportalo la gioia e l’entusiasmo al Penzo che è tornato a diventare il dodicesimo uomo in campo. Quanto la rende orgoglioso questa cosa?
“Questa è la cosa che più mi inorgoglisce, stamattina ai ragazzi ho fatto vedere il video postato sulla nostra pagina Instagram su quello che è successo domenica. Il calcio è fatto di emozioni. Quando sono arrivato ho parlato con i tifosi, volevano vedere una squadra combattiva, che lottava, l’ho garantito al 100%, i risultati non li posso garantire, ma lo spirito sì. I ragazzi devono essere orgogliosi di aver riportato allo stadio entusiasmo e l’entusiasmo lo riporti solo se il tifoso vede una squadra che gioca col cuore. Oggi sono orgoglioso e ringrazio anche il mio staff, penso che un allenatore da solo tutto questo non lo può fare, è il più grosso lavoro che è stato fatto e penso che oggi quando guardo queste cose qua loro dovrebbero capire quanto sia fondamentale far entusiasmare la gente e i tifosi vengono solo se i giocatori lottano indipendentemente dal risultato. Poi talvolta le cose vanno benissimo, altre volte meno”.
Una delle chiavi della stagione è stato responsabilizzare tutti i giocatori della rosa. Questa cosa ha consolidato il gruppo:
“Un altro passaggio importante è stato l’avvento del direttore sportivo, perché dopo una settimana che ero qua alla proprietà ho chiesto una pedina importante per poter uscire dalla situazione in cui eravamo. Il presidente secondo me ha scelto un ds bravo, esperto, preparato e che conosce molto bene il calcio. A gennaio la svolta è stata trovarci subito in sintonia, ci siamo guardati in faccia e avevamo gli stessi obiettivi, per quello che ho fatto in passato e per le conoscenze di Antonelli ci siamo detti che così non si poteva andare avanti e abbiamo scelto di puntare sulla voglia e la freschezza dei giovani. Antonelli è stato bravo, il mercato riparatorio di gennaio è credo quello più difficile, abbiamo avuto coraggio, abbiamo preso giocatori giovani come Carboni e Ellertsson o profili che non giocavano come Hristov. Abbiamo salutato quegli elementi che per tanti motivi non ci aiutavano a crescere, si sentivano di un’altra categoria e non aiutavano a spingere gli altri. Forse la bravura è stata quella di avere coraggio, nel momento in cui si è fatto male Jajalo abbiamo responsabilizzato e aiutato questi ragazzi che credo alla fine abbiano risposto e siano cresciuti bene, se hai valori e potenzialità è solo questione di tempo. Per quanto riguarda il gruppo, fin dall’inizio ho sempre detto che è l’aspetto più importante, i gruppi si gestiscono ormai in un’altra maniera rispetto al passato, la nuova generazione cambia. Penso che se siamo arrivati a questo è perché sono riuscito a creare una squadra con un obiettivo. So che un giocatore che non gioca deve essere arrabbiato con me, ma la cosa più importante sono i suoi compagni. Devono essere arrabbiati con me, è giusto, se si arrabbiano con i compagni li caccio fuori, perché gli obiettivi sono comuni e questa è la cosa più importante”.
Come si affrontano queste ultime tre partite considerando che siete a un solo punto dai playoff e quasi salvi con un +7 dai playout:
“Dobbiamo rimanere con i piedi per terra perché la matematica non c’è, abbiamo fatto questi tre punti che sono veramente preziosi, abbiamo messo dei mattoni importanti. Come ho sempre detto lavoro per i sogni, quando sono arrivato qua l’ho fatto perché sapevo di poter fare qualcosa di importante, ma per fare qualcosa di importante servono umiltà e sacrificio. Gli ho detto che dipende da noi e da ciò che vogliamo fare, dalle nostre ambizioni, soprattutto voglio vedere una squadra con una mentalità, con la voglia e la determinazione di affrontare queste tre partite come tre finali. Sappiamo che magari non si possono giocare benissimo tutte, dobbiamo sapere che ora andiamo a Cosenza, contro una squadra affamata, che ha 38 punti e noi dobbiamo essere affamati e sappiamo come si devono affrontare queste partite che saranno completamente diverse rispetto a quelle con il Modena. Dobbiamo essere umili, non perdere la testa per le vittorie, non abbiamo fatto ancora niente. Oggi dico che c’è un treno che passa, se abbiamo la mentalità feroce come l’allenatore dobbiamo prenderlo con tutto quello che possiamo avere. Sognare non costa niente”.
Il legame con la città ricordando che è stato anche giocatore del Venezia:
“Forte. Ringrazio i tifosi perché nonostante sia qua da poco tempo mi hanno fatto sentire fin da subito persona ben voluta, li ringrazio per i cori. A volte non rispondo in una maniera molto empatica, ma quando sei concentrato sulla partita hai sempre paura che quando ci sono queste cose qua succeda qualcosa sul campo. Sono orgoglioso però di questo affetto. Oggi più di quando ero giocatore, ero giovane, alla mia prima esperienza, la vedo sotto altri occhi. Vedi il valore di questa società, del Penzo, di questi tifosi. Quando Alessandro (Ufficio Stampa ndr) mi ha detto che avevamo fatto record di spettatori fa capire anche il tuo lavoro, la febbre dei tifosi avvalora il tuo lavoro e questa è la cosa più bella per un allenatore. Oggi il protagonista è il tecnico, ma quando si fanno queste cose qua c’è una macchina dietro che sta funzionando bene, i meriti li distribuisco a tutte le persone che lavorano per il Venezia, spesso sono fin troppo pignolo, ma penso che tutti stiano vedendo che quando le cose sono fatte bene si ottengono i risultati. È bello vedere così tante persone lavorare così per il Venezia e per questi ragazzi, l’emozione poi nel vedere la gente allo stadio. Ringrazio sempre il mio staff perché si fa sempre il lavoro di Vanoli ma dietro c’è un lavoro di squadra”.