Grosso, il premio Prisco e la promozione in A con il Frosinone: da eroe Mondiale ad allenatore top
Focus su Grosso
Fabio Grosso, l’eroe del Mondiale 2006, oggi alla guida del Frosinone, è stato insignito del Premio Nazionale “Giuseppe Prisco” alla lealtà, alla correttezza e alla simpatia sportiva, nella categoria allenatori. Un riconoscimento meritato per uno dei protagonisti indimenticabili della vittoria della Nazionale azzurra ai Mondiali di Germania, dove la sua rete sul finire dei tempi supplementari della semifinale contro la squadra tedesca, di cui fornisce una descrizione il sito Notizie, mandò in delirio il popolo italiano. Ma la carriera di Grosso non si è fermata a quel goal epico. Dopo aver vestito le maglie di importanti club come Perugia, Palermo, Inter, Lione e Juventus, è approdato sulla panchina del Bari nel 2018, portando i galletti al settimo posto in Serie B nonostante i due punti di penalizzazione. Successivamente, ha allenato il Verona prima di approdare al Frosinone, dove sta concludendo una stagione da protagonista nella serie cadetta.
Grosso, tra promozione del Frosinone e il premio “Giuseppe Prisco”
Naturalmente, la promozione del Frosinone in Serie A quattro anni dopo l’ultima volta è uno dei temi più caldi tra gli appassionati di calcio italiani, e AdmiralBet, uno dei bookmaker più popolari di cui tra l’altro Bonusfinder ha pubblicato una recensione anche sui bonus free spin senza deposito, offre quote interessanti sul prosieguo del cammino dei ciociari. Intanto, insieme ai festeggiamenti per un traguardo divenuto storico pure per la carriera sportiva di Grosso, il tecnico vincitore del premio “Giuseppe Prisco” può godersi anche uno dei riconoscimenti più prestigiosi nell’ambito del fair play del panorama calcistico nazionale. Quest’anno, oltre all’ex campione del mondo, anche l’attaccante del Bologna Riccardo Orsolini e il presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani, sono stati premiati nelle rispettive categorie di calciatori e dirigenti di società.
La carriera di Grosso: dalla Lazio al Mondiale, un esempio di umiltà e dedizione
La carriera di Grosso dimostra che non stiamo parlando solo di un grande calciatore e allenatore, ma anche di un esempio di umiltà e dedizione. Nato a Roma nel 1977, l’ex terzino mancino ha dovuto lottare duramente per raggiungere il successo. Cresciuto nel team calcistico della sua città, la Lazio, non è mai riuscito ad affermarsi nella prima squadra. Dopo una serie di prestiti in Serie B e C, Grosso ha trovato la sua dimensione al Perugia, dove si è imposto come uno dei migliori laterali sinistri della Serie A. Ma il grande salto di qualità è arrivato nel 2006, quando Grosso è stato convocato dal ct Marcello Lippi per il Mondiale di Germania. Da quel momento, la sua vita è cambiata per sempre. Con la rete decisiva nei minuti di recupero della semifinale contro la Germania, Grosso ha conquistato il cuore di tutti gli italiani. E anche se l’Italia avrebbe vinto il Mondiale solo due giorni dopo, con il rigore decisivo di Marco Materazzi, la rete di Grosso è rimasta nella storia del calcio nostrano.
Più forte dopo i momenti difficili: la ricetta per diventare un allenatore top
Dopo il Mondiale, Grosso è stato ingaggiato dall’Inter dove ha vinto il campionato nella stagione 2006-07. Ma il suo percorso sia da giocatore che da allenatore è stato segnato anche da momenti difficili, come il fallimento del suo Perugia e l’eliminazione ai playoff di Serie B con il Bari nel 2018, seguita dalla separazione con il club pugliese. Ma Grosso non si è mai arreso e anche quando le cose sembravano andare male ha sempre trovato la forza di reagire. Oggi, grazie alla sua tenacia e alla sua dedizione, è riconosciuto come uno dei migliori allenatori nel panorama nazionale, mentre il suo Frosinone ha ottenuto la matematica certezza della promozione in Serie A. La sua carriera di calciatore è stata brillante, ma è in panchina che Grosso ha confermato di possedere un talento che va oltre lo sport.