Garbato, ma non troppo – Giù il cappello per Alberto Gilardino: la promozione del Genoa è un suo capolavoro
Alla prima esperienza in Serie B, l'allenatore ha compiuto un'impresa non banale
Ai nastri di partenza del campionato di Serie B il Genoa, per valore della rosa e struttura societaria, sembrava destinato a una promozione senza patemi. Il fatto che la squadra rossoblù sia riuscita a centrare la Serie A con due turni d’anticipo potrebbe ingannare e far credere che i pronostici della vigilia siano stati rispettati, ma la storia del campionato dice tutt’altro. Quando ad Alberto Gilardino è stata data la panchina del Grifone, inizialmente come traghettatore, la squadra aveva raccolto 22 punti in 15 giornate sotto la guida di Alexander Blessin. La classifica era corta e offriva una miriade di spunti per la risalita, ma la flessione osservata in campo lasciava invece ben pochi margini di ottimismo. Un organico considerato fuori categoria risultava invece molle, sfilacciato e sfiduciato e non sapeva più come ottenere delle vittorie. C’erano tutti gli ingredienti per il disastro perfetto.
L’ex Campione del Mondo non è partito dalla tattica, ma dalla testa. Lavorando sia sul gruppo che sui singoli. Nelle prime 4 giornate affronta i 3 club che attualmente occupano le prime posizioni assieme al Genoa: batte in casa Sudtirol e Frosinone e riesce a vincere anche a Bari. Un’inversione di tendenza totale ottenuta mostrando, soprattutto al San Nicola, anche trame e sistemi di gioco diversi. Sin da subito appare chiaro che Albert Gudmundsson, spostato inizialmente qualche metro più indietro, è un altro calciatore rispetto alle precedenti gestioni. La sua crescita sul piano caratteriale e tattico è nettissima e gli consente di guadagnare quella lucidità e cattiveria con cui finché ci sarà Mattia Aramu ben interpreterà il ruolo di mezzala e successivamente si svelerà come seconda punta devastante. Un talento importante ma discontinuo è diventato il trascinatore della squadra alla promozione. Fondamentale si è rivelata anche la scelta di Gila di non cedere Massimo Coda ma, al tempo stesso, di coinvolgere maggiormente George Puscas. Il bomber non ha vissuto la miglior stagione della propria carriera in rossoblù, ma i suoi lampi di classe e la sua conoscenza della categoria sono stati utilissimi nelle giornate più difficili della stagione. In quelle di maggior appannamento, invece, l’attaccante rumeno si è fatto trovare sempre pronto e motivato. Una gestione non scontata di due top, che è stata tanto funzionale quanto vincente.
L’aspetto forse più incredibile del cambio di passo del Genoa, che con Gilardino ha perso una sola volta, vincendo in ben 14 occasioni e pareggiando 6 gare, è la solidità della fase difensiva. Sono appena 9 i gol subiti in 21 match disputati, un numero che in Serie B desta impressione. Merito dell’interpretazione di squadra, ma anche dei singoli. Se Radu Dragusin e Mattia Bani sono elementi da cui ci si attendeva un rendimento nettamente al di sopra della media della cadetteria, la valorizzazione di Alessandro Vogliacco nel reparto a 3 che ha fatto le fortune dei rossoblù era decisamente meno attesa. La grandezza del mister sta tutta qui: nell’essersi fidato dei calciatori giusti, cucendo il vestito più adatto alle loro caratteristiche e facendo acquisire loro autostima attraverso cui le prestazioni sono migliorate esponenzialmente. In una piazza delicatissima in cui è giunto in un momento ancor più delicato, Alberto Gilardino ha dimostrato un totale controllo della situazione. Al Luigi Ferraris può esser nata una stella, che ora merita di provare a confermarsi affrontando per la prima volta quella Serie A che porta la sua firma e il suo marchio.