Ferrero: “I tifosi della Samp mi amano, Garrone mi rinnega ma con Vialli saltò a causa sua. Gli vendo il club a un euro”
La versione del proprietario del club blucerchiato
Il proprietario della Sampdoria, il cui futuro è sempre più in bilico, Massimo Ferrero ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport carica di veleno verso il precedente numero uno del club Edoardo Garrone.
Queste le dichiarazioni, riprese da SampNews24:
“Alzo la mano destra e dico lo giuro. D’altra parte è sempre stato proprio il mio vizio di dire la verità senza filtri e procurarmi tanti nemici. I tifosi non meritavano questa enorme delusione. Con me al timone l’incubo non ci sarebbe stato, ma da 18 mesi io nella Sampdoria non decido nulla. Non mi danno neanche un biglietto per entrare allo stadio.
Prima della Sampdoria il mio nome fu accostato al Napoli, poi alla Roma, mi offrirono anche la Salernitana. Ma non volevo entrare nel calcio. Facevo 5-6 film di successo all’anno, li producevo e li distribuivo nei miei cinema: nel gergo romanesco me la suonavo e me la cantavo. Non avevo bisogno del pallone. Un giorno però mi fecero incontrare Edoardo Garrone, fu lui a cercare me e non viceversa. Fu lui ad offrirmi la Sampdoria, che era già in vendita da un paio di anni, ma senza acquirenti.
Garrone? Conoscevo di fama il padre Riccardo, proprietario della Erg, dove mi fermavo a fare benzina. Tutto qui. La domanda sul dire tutta la verità, dovrebbe farla anche a lui… Fu Garrone a cercarmi, il primo di una serie di incontri lo avemmo all’hotel De Russie a Roma. Perché rinnegarlo? Lui mi ha proposto e dato la Sampdoria, non gliel’ho chiesta io. Pensi che il signor Panconi, oggi nel CdA del club, neanche lo conoscevo, me lo ha presentato Garrone poco tempo fa…
Mi disse che la società sotto la sua gestione perdeva circa 30 milioni all’anno e la sua famiglia si era stancata di rimetterci i soldi. Regalata? Una verità parziale. Perché io ho pure ricomprato il marchio che era stato venduto a Banca Intesa per circa 30 milioni, ho quasi finito le rate da pagare. Garrone mi ha venduto il club a un euro, lasciato un contributo di 15 milioni e delle garanzie bancarie. D’altra parte se non avessi avuto dietro un imprenditore di spessore come lui pronto a intervenire in ogni caso di bisogno, non avrei mai preso la Sampdoria. Ma attenzione: con me Garrone ha risparmiato 30 milioni di perdite all’anno per nove anni. Si faccia il conto: sono circa 270 milioni. E durante la mia gestione io non gli ho chiesto nulla… Ora lui mi rinnega non è carino.
Garrone mi ha affidato la Sampdoria e ha sempre detto che se fosse accaduto qualcosa sarebbe intervenuto lui. Perfetto, lo dimostri, si riprenda la Sampdoria, gliela ridò a un euro, non voglio nulla per me. Basta fare un aumento di capitale e poi può darla al suo amico Barnaba o a chi vuole lui. Parli con il trustee Gianluca Vidal e con il mio avvocato Piermilio Sammarco, che ha provato invano a contattarlo. 200 milioni di debiti? Non mi risulta assolutamente una cifra così alta e comunque dei debiti accumulati nell’ultimo anno e mezzo devono rispondere altri. Quelli che hanno esonerato D’Aversa, poi fatto un contratto di tre anni a Giampaolo e tante altre operazioni di mercato clamorosamente sbagliate.
Le quote sono della mia famiglia, ma ora la società è gestita da uomini non miei. Lanna neanche lo conoscevo. Lo sfacelo non porta la mia firma. Parlo in base a documenti, email, messaggi che posso mostrare. Avevo chiuso la trattativa con Vialli con tanto di mia firma per 80 milioni, 60 dei quali servivano per pagare i concordati. Era necessaria una garanzia di Garrone di 25 milioni al nuovo gruppo qualora la squadra fosse finita in B e si fosse deprezzata la rosa. Bastava un minuto per darla, l’affare era chiuso ma Garrone ha risposto di sì e dopo 45 giorni. Nel frattempo abbiamo perso 6-7 partite, Di Francesco è stato esonerato, la squadra era in crisi: a quel punto l’offerta è scesa a 40-45 milioni e non era più congrua. Con Vialli però sono rimasto in ottimi rapporti tanto da avergli offerto la presidenza della Sampdoria, mi ha ringraziato ma si era già impegnato con la Nazionale. La trattativa non l’ho fatta saltare io ma Garrone con il suo ritardo.
Garrone proprietario ombra? Questo lo deve chiedere a lui. Magari lo avesse fatto con i soldi di Garrone avrei lottato per la Champions. Ho percepito uno stipendio in passato, come chiunque lavori nel club. Ma non negli ultimi anni. Lanna parla tanto, ma dopo una retrocessione così dovrebbe assumersi maggiori responsabilità. Vorrà pure bene al club ma saperlo guidare è un’altra cosa. Romei era il mio avvocato civile. Un innamorato del calcio, che alla fine si è montato un po’ la testa e fatto il passo più lungo della gamba, sbagliando valutazioni. Così le nostre strade si sono separate.”
Sampdoria, Ferrero parla dei tifosi e del salvataggio del club
“Sono stati condizionati da una tempesta mediatica contro di me, ma non creda… Ancora mi amano. Mi fermano per strada, mi chiedono i selfie. Il tempo è galantuomo. Capiranno che sotto la mia gestione, anche con le mie esagerazioni e i miei atteggiamenti folkloristici, la Sampdoria è sempre stata competitiva, è andata in Europa. E pagava gli stipendi…
Sono un uomo allegro, che ama sdrammatizzare. Ma chi mi conosce sa che per arrivare dove sono arrivato io, servono le qualità. Ho conosciuto i grandi del pianeta, poi se a qualcuno piace ancora chiamarmi Viperetta per sminuirmi, cazzi suoi, non me ne frega niente. Quella è solo invidia. Io farò di tutto affinché questo non avvenga. Non è una sfida tra me e Garrone, tra me e il CdA. Mi sto muovendo in più direzioni per provare a salvare il club. Avevo il mondo ai miei piedi, ora sono i piedi del mondo… ma non mi arrendo. C’è ancora tanta forza in me, credo nella giustizia, la verrà fuori.“