Parma, Benedyczak: “Serie B difficile per un attaccante. Maresca, Iachini e Pecchia: ecco le differenze”
Le parole di Benedyczak
Adrian Benedyczak, attaccante duttilissimo del Parma che sta calandosi nel nuovo ruolo da esterno d’attacco, ha rilasciato un’intervista ai polacchi di Sport.pl. Di seguito le sue parole riportate da parmalive.com.
Nel 2022 hai segnato tre reti, in questo 2023 sei già a sette. A cosa è dovuto questo exploit?
“In primis perché ho accettato la nuova posizione. Ho sempre giocato da punta centrale, ora il mister mi fa partire dalla fascia sinistra. Mi è servito del tempo per abituarmi al nuovo ruolo. Ora mi trovo meglio, riesco a lavorare bene con i compagni, c’è intesa e sento da parte loro grande fiducia. Nel mezzo c’è stato anche qualche problema fisico. Qualche settimana fa ho avuto un problema al ginocchio che mi ha impedito di allenarmi a pieno regime. Non sono ancora del tutto a posto ma c’è stato un netto miglioramento”.
Preferisci giocare da punta o da esterno?
“Sono sempre stato abituato a lavorare da numero nove quindi lo preferisco, ma ovunque gioco sono felice. Non mi importa la posizione, l’importante è essere in campo e aiutare la squadra. Giocare da esterno è anche un’opportunità per crescere e diventare un giocatore più completo, penso che questa duttilità faccia piacere al mister”.
Sei arrivato a Parma nell’estate del 2021. Com’è stato trasferirsi in nuovo paese e scoprire un nuovo campionato?
“Mi sono ambientato velocemente, il fatto di trasferirmi qui con mia moglie mi ha aiutato. Nei primi mesi ho dovuto imparare la lingua, ma dopo la prima stagione non ho più avuto problemi nel comunicare con compagni e staff. Per quanto riguarda l’aspetto calcistico è stato difficile all’inizio soprattutto per il caldo: qui si gioca alle 14 del pomeriggio sotto al sole e io non ero abituato. Ricordo al mio esordio contro il Lecce c’erano circa 35 gradi: dopo il primo quarto d’ora pensavo di morire, il mio corpo non era allenato per disputare una gara in quelle condizioni”.
Si dice che il calcio italiano sia molto tattico. Confermi?
“Sicuramente è più complicato. Quando sono arrivato in panchina c’era Maresca, che oggi è assistente di Guardiola al Manchester City. I suoi allenamenti erano molto divertenti perché lavoravamo tanto con la palla. Lavoravamo molto sulla gestione del pallone e alla fine c’era sempre la partitella. Buona parte degli esercizi erano svolti con la palla e questo a un calciatore piace”.
Dopo solo quattordici partite Maresca è stato esonerato, cosa non ha funzionato?
“E’ sicuramente un allenatore di grande talento che segue una filosofia di gioco simile a quella di Guardiola. Forse non aveva a disposizione i giocatori giusti per far funzionare il suo calcio al 100%. Se guidasse una squadra di Serie A penso che le sue idee potrebbero funzionare. Con noi ha cercato di replicare il lavoro che fa Pep Guardiola: ad esempio l’indicazione per i terzini era di venire dentro al campo per ottenere un vantaggio in mediana. Il problema è che non aveva a disposizione un giocatore in grado di far bene la fase difensiva da terzino e allo stesso capace di muovere palla come un vero centrocampista. In Serie B spesso si affrontano squadre chiuse a difesa della propria porta e questo complica enormemente le partite”.
Sugli altri tecnici?
“Poi è arrivato Iachini ed è cambiato moltissimo l’approccio al lavoro. Spesso con lui dovevamo fare due riscaldamenti. Facevamo u2n primo riscaldamento a inizio allenamento, poi c’era una parte tattica che a volte durava fino a due ore. Lui stesso entrava in campo e ci mostrava come dovevamo disporci e quali movimenti fare. Dopo due ore di tattica dovevamo riscaldarci nuovamente e iniziare la sessione vera e propria. A novembre, quando le temperature erano basse, non era facile perché dovevamo stare a lungo fermi ad ascoltare”.
Era interessante seguire queste spiegazioni o diventava pesante?
“Era sicuramente qualcosa di diverso quindi ero molto curioso. Arrivavamo al centro d’allenamento tra le 11 e le 12. Alle 13 c’era il pranzo e poi allenamento alle 15.30. Quindi stavamo al centro d’allenamento dalle 12 alle 19, mentre prima le sessioni erano al mattino quindi alle 13 eravamo già a casa. Questo tipo di lavoro mi ha permesso di crescere tanto a livello tattico, ora mi sento maturo. Anche lo staff attuale mi sta aiutando tantissimo per farmi crescere nel ruolo da esterno, spiegandomi ad esempio quando stare vicino alla linea e quando invece accentrarmi ed entrare in area come seconda punta. Ora il nostro tecnico è Fabio Pecchia, con lui ci alleniamo molto duramente. Lui è bravissimo nel rapporto con i giocatori. Parliamo molto e analizziamo il mio gioco. Ogni settimana parla individualmente con i suoi giocatori e penso questa sia una rarità”.
Paragonandola alla massima serie polacca, com’è il livello in Serie B?
“E’ difficile fare paragoni. Ci sono grandi squadre come Bari, Genoa, Cagliari, Frosinone e Parma che potrebbero far bene anche in Serie A perché hanno un gioco propositivo con calciatori di qualità. In fondo alla classifica invece ci sono squadre che puntano più a difendersi, concedendo il meno possibile. Ci sono difensori centrali a fine carriera, che magari corrono meno ma hanno tanta esperienza e non sbagliano mai il posizionamento. Spesso sono anche trascinatori per tutta la squadra. Questo rende la Serie B un campionato difficile per un attaccante”.
Soprattutto per uno come te che ama attaccare negli spazi…
“Sicuramente mi piace attaccare uno spazio vuoto, ma anche inseguire un difensore o allungare la squadra focalizzando l’attenzione delle difese avversarie su di me. A volte però, specialmente contro le squadre di bassa classifica, ti ritrovi in situazioni dove non sai dove muoverti perché tutti gli spazi sono chiusi”.
Avevi altre offerte oltre a Parma?
“Inizialmente non volevo andarmene, non avevo chiesto al mio agente di cercarmi un’altra sistemazione. All’improvviso è arrivata l’offerta del Parma ed è successo tutto in un lampo. Così velocemente che, pur avendo passato ore e ore al corso di guida, non ho avuto tempo di iscrivermi all’esame, ma sono volato in Italia subito. Oltre al Parma anche il Friburgo aveva chiesto informazioni su di me. Anche quella era una bella opzione. Volevano mi allenassi con la prima squadra ma giocando con la formazione B nella terza divisione. Sono contento di aver scelto Parma, è un club con una storia gloriosa e sapevo sarebbe stato più facile affermarsi in Italia invece che nell’Ekstraklasa (la massima serie polacca)”.