Garbato, ma non troppo – Quella del Perugia non è stata una retrocessione, ma una resa
Troppo poco per un campionato così livellato verso l'alto
La stagione del Perugia è cominciata in modo orribile, ha avuto una svolta positiva a cavallo tra il 2022 e il 2023 ed è finita in maniera tremenda: a un anno dai play-off conquistati con merito e ben giocati con Massimiliano Alvini in panchina, il club è retrocesso. Le ragioni sono diverse, ma abbastanza semplici da individuare: la competitività estrema di questo campionato di Serie B, la poca progettualità, un calciomercato scadente e una gestione più che discutibile nell’ultimo mese e mezzo da parte di Fabrizio Castori.
Il calibro di SPAL, Benevento e Brescia, tre delle ultime 5, ben racconta il cambiamento dei valori tra una stagione e l’altra. Anche la Strega e le Rondinelle un anno fa disputavano gli spareggi promozione e proprio i lombardi ai supplementari eliminarono il Grifo. In seguito alla separazione da Alvini, vista la concorrenza agguerrita, sarebbe servito un allenatore dall’identità quanto più affine possibile a quella dell’ex Cremonese e una conferma massiccia del blocco squadra su cui innestare rinforzi di qualità. Nulla di tutto ciò è accaduto: con Castori la filosofia di gioco è stata stravolta e la rosa, composta da tanti suoi fedelissimi quali Aljaz Struna, Tiago Casasola, Gregorio Luperini o da gennaio Leonardo Capezzi, è stata nel complesso indebolita.
La reazione del presidente Massimiliano Santopadre, sorpreso da un inizio horror prevedibile, è stata quella di mettere in discussione tutto e tutti. Via Castori prima, via il ds Marco Giannitti poi dopo la parentesi nefasta di Silvio Baldini in panchina conclusasi con le sue dimissioni. A quel punto è stato richiamato l’ex Salernitana che, riuscendo a fare presa sul gruppo, ribalta una situazione di classifica tragica e trascina gli umbri in linea di galleggiamento convincendo tutto l’ambiente che una salvezza, neppure troppo sofferta, sia alla portata della squadra. A gennaio, però, si muove poco e nulla e l’organico resta in balia dei propri limiti e difetti perdendo anche il proprio miglior marcatore: Luca Strizzolo, ceduto al Modena. Una difesa numericamente scarna e colpita da tanti infortuni, un centrocampo poco qualitativo e un attacco affatto prolifico appaiono insufficienti per la Serie B 2022/23.
Il rendimento cala, ma l’obiettivo sembra raggiungibile fino agli eventi del 4 aprile: il Perugia è in vantaggio 1-0 contro la Reggina nel match di recupero quando Stefano Gori compie due errori incredibili regalando agli amaranto i gol che ribaltano la gara. La reazione di Fabrizio Castori consiste nel sostituire a gara in corso il portiere e di far subentrare Jacopo Furlan. Se la scelta può avere senso sulla singola partita, appare difficilmente spiegabile l’accantonamento nelle partite successive di uno degli elementi migliori per rendimento nel corso della stagione. Nel finale gli è stato preferito persino il terzo, Alessio Abibi, con zero esperienza in cadetteria. Tale cocciutaggine non si manifesta solo nella singola decisione, ma nell’atteggiamento complessivo. Nonostante una graduatoria sempre più preoccupante, le formazioni schierate risultano sempre più passive. E non si tratta solo di atteggiamento, ma anche di uomini. La punta diventa una sola, il centrocampo viene ulteriormente rafforzato ma non produce. Il risultato è che dal 4 aprile al 13 maggio il Grifo raccoglie 2 punti in 7 gare. La pietra tombale su ogni chance di salvezza.
Le colpe sono tante e condivise. Società approssimativa e gestione tecnica spesso poco lucida sono andate a braccetto consegnando una squadra sin dall’inizio a rischio retrocessione a causa del proprio livello al proprio destino. Con inconsapevolezza, con paura e con la sensazione di non aver neppure lottato. Più che una retrocessione, per il Perugia è stata una resa.