Pisa, Alessandro Arena è fatto di calcio
Conosciamo il nuovo acquisto del Pisa
È una storia che affascina, quella di Alessandro Arena. Il calcio come faro e la serenità come ricerca costante, così da poter performare al meglio. Tanto giovane, ma con innumervoli cose da raccontare. Il Catania, la scelta di giocare in Promozione, la necessità di condividere lo spogliatoio con i fratelli, la scalata verso il professionismo, l’arrivederci alla sua Sicilia – che ha onorato anche con le casacche di Messina, Acireale e Marina di Ragusa – per volare verso un’altra terra ugualmente in grado di risplendere di peculiare identità, ovvero l’Umbria (direzione Gubbio), il polmone verde d’Italia. Un percorso a tappe, che ha fortificato un talento di quelli che – senza timore di iperbole – il calcio italiano nel XXI secolo ha decisamente distillato. Ora la nuova sfida, nella città della Torre, quella Pisa che tanta storia e altrettanti desideri ha collegato al calcio.
Pisa, che tipo di giocatore è Arena?
Fortissimo. La risposta al semplicisto quesito che introduce il paragrafo è quella appena redatta. Arena è un talento che luccica, in grado di mescolare bellezza e incisività, diavolerie e cinismo. Un elemento, il classe 2000, che ha fornito manifestazioni rumorose in termini di qualità ma che – tratto positivo – dà la percezione di essere uno di quei bipedi senzienti che preferiscono esprimersi con le azioni più che con i proclami, declinazione comportamentale assolutamente positiva.
In termini tattici, il ruolo di Arena è fortunatamente poco definibile. Il Gubbio di Braglia l’ha spesso visto distribuire la propria tecnica sulla trequarti (a tal proposito, l’esperto allenatore pochi mesi fa sottolineato con convinzione: “In Spagna giocherebbe nelle migliori 5-6 squadre della Liga, qui da noi non si ha coraggio di lanciare calciatori di prospettiva“), in quella che sembra la zona più rispondente alle sue caratteristiche. Il più forte – sostiene Pep Guardiola – deve toccare più palloni, motivo per il quale gli umbri hanno necessitato il costante apporto del proprio elemento maggiormente qualitativo.
Schierato anche sulla destra, dove ha perfezionato la conoscenza (e conseguente applicazione) della fase difensiva, il protagonista di questa trattazione è decisamente “fatto di calcio“, come Eduardo Galeano, impareggiabile penna uruguaiana, definiva i suoi connazionali. Strappa, conduce con una pregiatissima colla che impedisce al pallone di separarsi dal suo mancino, smista con precisione millimetrica, sa rifinire, vede la porta.
Giocatore che sa associarsi, il suo io-tecnico non diventa ego inscalfibile, dato che Arena non è assolutamente un solista. Sarà interessante notare, consapevoli delle idee di calcio di Alberto Aquilani, come assorbirà il passaggio da un calcio molto reattivo, come quello di Braglia, a una proposta più offensiva, con meno campo da risalire e trangugiare. La sensazione, dato il cocktail di estro e fatturato che questo ragazzo offre ai commensali in campo, è che l’ex Messina potrebbe essere ancora più prolifico.
Fisicamente brevilineo, la sua atleticità gli consente di sgattaiolare dai duelli (che in un categoria in Serie C non mancano) e dalle marcature a uomo che spesso gli sono state infiocchettate addosso. La B – com’è inevitabile che sia – alzerà il livello tecnico-tattico del contraddittorio che affronterà, motivo per il quale il ragazzo dovrà essere mentalmente prediposto a comprendere ciò (come, ascoltandone le interviste, sembra già aver capito).
Al rettangolo verde, giudice supremo senza possibilità di contestazione, il compito di mostrare se l’elogio sarà effettivamente convertito in prestazioni: Alessandro Arena è pronto ad avviare l’ennesima sfida del suo viaggio nel calcio.