Lecco, Foschi: “Voglio vedere la mentalità. Goretti? Ha perso un’occasione per stare zitto”
Le parole di Foschi
Luciano Foschi, allenatore del Lecco, è pronto all’esordio in B dopo 50 anni e dopo un’estate infinita. Il tecnico dei Manzoniani ha toccato diversi temi tra cui quello della proroga del mercato che Goretti, DS della Reggiana, non ha visto di buon grado. Di seguito le sue parole riportate da lecchochannelnews.it.
Siamo alla prima e non conosciamo il Lecco:
«Meno male mi sono arrivati questi giocatori, aspettavamo questi nuovi acquisti. Abbiamo fatto una buona rosa e siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto, anche se il mercato rimane aperto per noi e stiamo alla finestra. Ci sarà da mettere insieme tutti questi elementi, è più facile mettere insieme dei giocatori bravi. Dopo questa partita ci sarà la sosta per le Nazionali».
Trovate una delle peggiori avversarie:
«Non sappiamo qual è il nostro vero valore e troviamo una squadra che gioca sicuramente a memoria, c’erano in campo 10/11 della vecchia ossatura. Questo testimonia il loro valore, saranno organizzati e sono più avanti di noi. Sappiamo chi siamo come Dna, lo zoccolo duro deve fare capire ai nuovi che noi non siamo per il calcio spettacolo ma per la lotta su ogni pallone. È quello che ci ha permesso di vincere l’anno scorso, possiamo essere una squadra che fa gol».
Marrone, Crociata, Ionita, Novakovich: chi può partire dall’inizio?
«Abbiamo bisogno, anche per via degli infortuni. Uno o due possono partire sin da subito».
Cosa dobbiamo aspettarci?
«Chi si è allenato sin da subito l’ha fatto bene, chi è arrivato dopo si è adeguato ai ritmi molto alti che abbiamo e gli ultimi se ne sono resi conti. Parliamo di gente allenata e pronta per giocare, durante la sosta potremo mettere a punto certe cose. Voglio vedere il mio Lecco dal punto di vista della mentalità, servono tempo e pazienza anche perchè siamo una neopromossa: guardate le difficoltà che sta incontrando la FeralpiSalò, comunque una signora squadra. La nostra estate non è stata come quella degli altri, chi parla di grande vantaggio per una settimana in più sul mercato perde un’ottima occasione per stare zitto. Non abbiamo potuto fare un mercato da squadra di Serie B, a volte stando zitti si fa più bella figura: è giusto avere più tempo per fare mercato, vale anche per le altre. Solo tre giorni fa abbiamo conosciuto la nostra categoria, ma non vediamo l’ora di giocare in una categoria che abbiamo voluto e sudato. La prestazione dovrà esserci».
Sul debutto a Padova:
«Ci penalizza economicamente, è un danno grande per la società. Per noi giocare qua è tutta un’altra cosa, agli altri questo campo ha creato delle difficoltà. Anche a Padova, comunque, possiamo battagliare come abbiamo fatto ai play off: il campo ha un senso, ma non è così determinante. Ci mancherà sicuramente il calore del nostro pubblico, a Padova sarà più distante».
Sul profilo di Andrea Conti:
«Non ho mai amato fare i nomi dei giocatori che non ci sono. Posso dire solo che il nostro mercato è aperto e proveremo a sfruttare questa finestra nel miglior modo possibile. Abbiamo fatto la squadra che era nelle nostre idee stando nel potenziale economico a disposizione, anzi il presidente ci ha permesso di andare oltre. Il direttore lavora 24 ore su 24 per permetterci ci prendere ancora un altro giocatore».
Zambataro, Ardizzone, Nesta…
«Sono fuori perché non rientrano nei piani tecnici della società. Quando si prendono delle decisioni, queste vanno rispettate: i partenti o partiti vanno ringraziati e sono stati ripagati in vario modo. La società ha fatto il proprio dovere, poi nella vita si fanno delle scelte e sono arrivati degli altri giocatori in quei ruoli».
Sulla formazione:
«Sono in alto mare, devo capire la condizione di chi è arrivato. Se stanno bene, magari utilizziamo tutti i nuovi: vanno valutate le condizioni di Battistini che è rientrato ieri, Buso e Doudou sono squalificati e Guglielmotti non sta bene».
Cosa ti preoccupa in assoluto?
«Non sono preoccupato, non vedo l’ora di cominciare. Non so cosa succederà domani».
Sull’apertura dell’Aia relativamente alla territorialità degli arbitri:
«Parliamo di professionisti, io mi fido di chi viene ad arbitrare. Sono sempre stato convinto che gli errori non vengano fatti in malafede, al netto dei trascorsi non piacevoli che ci sono stati nel calcio italiano. Ogni professionista cerca di fare al meglio il proprio lavoro, non voglio pesare alle dietrologie perché non mi appartengono: i valori vengono prima della tattica e sono convinto che appartengano a tutto il mondo dello sport. Abbiamo passato l’estate a ripeterlo e questo va riconosciuto in tutti i sensi. Chiunque può arbitrare la mia partita».
L’impronta sarà sempre quella del 3-5-2?
«Si, abbiamo lavorato sui moduli dello scorso anno. Difesa a tre, davanti lasciamo sfogo alla fantasia».