ESCLUSIVA PSB – Cassano raccontato dal mister che l’ha lanciato. Parisi (ex Roma U18): “Un 10 che sente la porta, non deve accontentarsi”
Un ritratto del 10 granata
Una traversa e un gol (il secondo in stagione) di pregevole qualità dalla media distanza a certificare la prestazione monstre: Claudio Cassano contro la Ternana si è preso il Cittadella. Il trequartista di Trani classe 2003 è stato acquistato a parametro zero in estate dal dg Stefano Marchetti, che l’ha prelevato dalla Roma. Nonostante stagioni sempre al top nelle giovanili, la società giallorossa ha deciso di non puntarci. I granata, per ora, stanno vincendo un’altra scommessa che rischia di rivelarsi incredibilmente fruttuosa. Per conoscere meglio quello che sembra un folgorante talento abbiamo intervistato uno degli allenatori che ha contribuito in modo decisivo alla sua formazione, Aniello Parisi. Oggi collaboratore tecnico a Crotone, il mister ha allevato il ragazzo in giallorosso in Under 16 e lo ha poi riaccolto due anni dopo anche in Under 18. Il suo ritratto del numero 10 arricchisce di molte sfumature la semplice impressione costruita dalla visione sul campo.
Lei che ha conosciuto Cassano da giovanissimo, ci racconterebbe il ragazzo che ha conosciuto e che ha visto crescere dentro e fuori dal campo? Vi ha impressionato sin da subito?
“Ho allenato Cassano sia in Under 16 che in Under 18 alla Roma, quindi lo conosco molto bene. Si tratta di un ragazzo eccezionale, all’inizio era molto introverso e ancora questo si nota nelle interviste in cui spesso arrossisce. Abbiamo capito subito che il carattere potesse essere la sua forza, perché in campo si trasforma e sembra un gigante a dispetto della statura. Abbiamo ammirato subito la tecnica, la rapidità di esecuzione e il dribbling incredibile, facilitato dal baricentro basso e dalla gestione della palla. Ciò che ci sorprendeva già in U16 era la sua capacità di calciare dalla distanza con facilità, abbinando potenza e precisione. Questa dote se l’è portata dietro. Quell’anno fece 25-26 gol, nonostante fosse meno formato fisicamente rispetto ai compagni. Grazie alle metodologie della Roma, però, ha svolto un programma che l’ha messo in pari. Lui si allenava anche al di fuori dei nostri orari per recuperare il gap. Quando l’ho ritrovato in U18 era già una persona molto diversa, più scherzosa e loquace fuori dal campo col suo accento barese. Il cognome pesante che portava era oggetto di prese in giro, ma la realtà è che lo porta bene: è meno estroso, ma la tecnica e il senso del gol sono assai funzionali. Lui può fare anche la seconda punta, anche se a Cittadella sta giocando da trequartista puro. Loro hanno sempre una grossa cura del calciomercato e uno scouting coerente col sistema di gioco. Claudio in quel 4-3-1-2 ci sta a pennello. A Roma in U18un po’ per lui, e un po’ per le caratteristiche di Persson e Afena-Gyan, variammo dal 4-3-3 standard imposto a tutte le giovanili all’1-2 e vedemmo quanto di buono poteva fare. Avevamo una squadra fortissima.”
Cittadella è un’isola felice che da sempre mette il trequartista al centro del progetto, ma nel calcio contemporaneo di 10 se ne vedono molti meno. In altre piazze crede che grazie al lavoro tattico fatto in giallorosso possa adattarsi a giocare più largo?
“Cassano ha le qualità per poter fare l’esterno nel 4-3-3, è veloce e resistente a differenza di tanti brevilinei. Può reggere nel lungo, non solo sui primi 15-20 metri. Non è la posizione ottimale per la sua tecnica nello stretto che in zona di rifinitura è assai incisiva. Io penso che però il calcio grazie a Gasperini stia cambiando direzione e reintegrando i numeri 10. Nonostante quello sia un sistema che prevede i duelli uomo su uomo, lascia spazio alla creatività dei singoli: vedi Papu Gomez. A differenza dell’argentino, però, sono convinto che possa giocare anche largo in un’interpretazione di tipo zemaniano che prevede tanti tagli verso il centro e quindi ali vicine alla porta.”
Come si spiega la scelta della Roma di non puntare su di lui lasciandolo libero di firmare col Cittadella?
“Il livello della Primavera della Roma è così alto che, è brutto dirlo, non si ha il tempo di aspettare il Claudio Cassano di turno che ha bisogno di due anni di Serie B prima di confrontarsi col massimo campionato. Mourinho sta utilizzando tanto i giovani, mi ha sorpreso molto puntando su Pagano. Lui è un calciatore simile per struttura fisica, anche se più arretrato. Hanno fatto partire Missori e Volpato e questo la dice lunga, al di là degli introiti, su quanto si concentrino sulla muscolarità. Nelle valutazioni del club Cassano è considerato al di fuori dei tempi che la Roma concede ai propri ragazzi: lo hanno inserito nella seconda fascia. In quanti hanno debuttato nelle big troppo presto e sono finiti nelle serie minori? A volte si sbaglia anche in questo senso e la Roma dispone di talmente tanto materiale che cerca di evitarlo. Sono tanti i ragazzi di prospettiva e bisogna fare scelte nell’immediato e su questo incide più la presenza fisica che la tecnica. Loro hanno pensato non fosse pronto e avesse bisogno di partire dalla Serie B, in cui sta dimostrando di trovarsi benissimo. Il ‘problema’ è l’abbondanza di talento.”
Eppure si dice che in Italia di talento ce n’è poco.
“Basta fare una ricerca: numericamente nessuno dà al calcio professionistico più elementi della Roma. Lì questo problema non esiste. Ogni anno ne tirano fuori tra i 5 e gli 8 che riescono a fare una carriera notevole. La loro seconda fascia fa la Serie C.”
Data la situazione, non aiuterebbe tantissimo una squadra Next Gen?
“Molto, quando c’ero io se ne parlava tanto e si immaginava di riuscirci tra il 2023 e il 2024. C’è una problematica di strutture, ma il Tre Fontane potrebbe fungere. Entrano in gioco tante cose, ma sono convinto che alla lunga un po’ tutte le big la faranno. Tra poco toccherà alla Fiorentina e arriveranno anche Inter e Milan. Sono proprio calciatori come Cassano che stanno dimostrando che è un peccato mandar via questi elementi, quando invece potrebbero restare a Trigoria e formarsi in questo modo senza staccarsi dalla base. Arrivando gradualmente a contatto con la Prima Squadra e magari anche giocandoci. I ragazzi sono più motivati e si confrontano con i grandi. La problematica della Primavera è l’assenza di intensità, invece un’esperienza del genere aiuta a fare le ossa e rende pronti per il salto di categoria.”
Dal profilo che ha tracciato di Cassano emergono luci abbaglianti, ma anche qualche ombra che ha portato la Roma a non ritenerlo pronto per un calcio di vertice. Qual è il consiglio che gli darebbe per colmare quel gap?
“Secondo me deve continuare il programma di lavoro che gli era stato impostato alla Roma, insistendo su resistenza e forza al di fuori degli allenamenti standard. Non deve mollare e neppure rilassarsi mentalmente con piccoli risultati. Per arrivare in Serie A deve spingere sull’acceleratore, senza commettere l’errore di accontentarsi del percorso col Cittadella. Deve continuare a mostrare queste doti con cui anche in Serie A potrebbe sicuramente dire la sua.”