ESCLUSIVA PSB – Lecco, Lepore: “Il morale è alto, avanti con umiltà. Sono veramente felice”
Il leader dei blucelesti in esclusiva ai nostri microfoni
È un abbellimento costante la stagione che Franco Lepore sta vivendo, una scia stellata di meriti che – partita dopo partita – diventa ancora più intensa, visibile, luccicante. Vedere una partita del Lecco restituisce la sensazione che i 32 in campo si moltiplichino, perché tante e costanti sono le apparizioni del classe ’85, complicato da inquadrare in termini tattici per l’ardimentosa duttilità che mette al servizio della squadra. Così come è riduttivo tentate di ingabbiarne il posizionamento, è al contempo piacevolmente semplice sottolinearne la centralità delle intenzioni, dato che ogni sviluppo dei blucelesti lo vede coinvolto. Di questo, e di diversi altri temi, abbiamo parlato in esclusiva con il diretto interessato.
La prima considerazione è certamente banale, ma è complicato partire in altra maniera. A detta del sottoscritto, il Lecco ha demeritato esclusivamente contro il Cosenza, in quanto anche nelle complicate prime uscite davate tangibili risposte tattiche. È al contempo innegabile sottolineare la musicalità differente del vostro percorso dopo questi ultimi risultati. Che squadra è, ora, il Lecco?
“La stessa di prima. Come hai appena detto, abbiamo steccato in termini di atteggiamento unicamente contro il Cosenza, mentre nelle altre partite la prestazione c’è stata, ma in alcune occasioni non siamo stati fortunati nell’ottenere un risultato positivo, come ad esempio a Cittadella. Ora noi giocatori abbiamo più responsabilità, avendo cambiato allenatore e modo di stare in campo”.
Nove punti contro Pisa, Palermo e Parma è una certificazione di merito che probabilmente raccoglieranno in pochissimi, se non nessuno. Ciò che sorprende è la coralità tattica e attitudinale che esprimete: oltre al gioco c’è un’applicazione rocciosa e costante. È scattato qualcosa di ulteriore in voi oppure è questo il merito di Bonazzoli?
“Sì, è scattato qualcosa in ognuno di noi: essere presenti sempre al 100% dentro la partita, correre l’uno per l’altro, aiutarsi, avere dunque un certo tipo di atteggiamento anche nei momenti più complicati, come ad esempio dopo il gol del vantaggio del Parma, così da menzionare l’ultima partita. Abbiamo capito di dover giocare così, liberi mentalmente, in questo bisogna ovviamente da riconoscere i meriti al mister, che si fida di questo gruppo”.
Date l’impressione di essere molto consapevoli delle vostre qualità: contro il Parma avete retto e risposto alla tecnica e la fisicità dei Ducali, mentre in altre uscite – da menzionare il Palermo – siete stati in grado di reggere le folate offensive avversarie e rispondere in transizione. Atteggiamento, strategia e lettura della gara.
“Siamo caratterizzati da grande intelligenza tattica, ciò si riflette nella prestazione del collettivo. Contro il Parma ci ha aiutato anche il nostro campo, che è un po’ più piccolo rispetto agli altri, fattispecie che – a mio avviso – ha messo in difficoltà una squadra atleticamente e tecnicamente fortissima come quella ducale. Ovviamente siamo stati molto bravi a non concedere né ai loro attaccanti né ai centrocampisti quello che sono soliti fare durante le partite. La nostra è stata una prestazione importante, in cui abbiamo limitato gli avversari e risposto nei momenti in cui c’erano i presupposti per essere pericolosi”.
Come già rimarcato, anche durante le partite con mister Foschi in panchina – eccezion fatta per il KO patito contro il Cosenza – siete stati tatticamente lucidi e convincenti, eppure i risultati non arrivavano. Cosa non andava per il verso giusto?
“Ci sono state diverse cose che non sono andate, ma non è stata una precarietà dovuta al mister, anzi. Basti pensare quanto vissuto durante il ritiro: non sapevamo dove avremmo giocato, se in B oppure no, incertezza che ha complicato quelle giornate a livello mentale. Non avevamo una data per la quale prepararci, la società non ha potuto fare un mercato con una linearità da protocollo: sono arrivati diversi calciatori due giorni prima dell’esordio, altro fattore che ha poi influito sulla scelta della società. Bisognava formare il gruppo, non si sapeva chi sarebbe rimasto e chi sarebbe andato via, è presente l’ossatura della scorsa stagione ma era necessario dare tempo ai nuovi, che ora ci danno quotidianamente una grande mano. È mancata, dunque, la serenità che deve accompagnare il lavoro, come adesso sta accadendo”.
Parliamo di te: al momento si fatica, e probabilmente non c’è, un calciatore che per la propria squadra indice al tuo pari. Sei primo in Serie B – ergo anche nella vostra classifica interna – per assist e occasioni create (45 fino a questo momento, seguono Falletti con 34 e Vazquez con 30, mentre nel Lecco al secondo posto c’è Novakovich con 16, fotmob.com, ndr). Che stagione stai vivendo?
“Mi stupisco sempre di più di me stesso. Ero curioso di ciò che avrei potuto fare, mi domandavo che Lepore sarebbe stato in Serie B. Al contempo, mi dicevo di stare sereno e giocare alla mia maniera, così da poter fare grandi cose. Sono veramente felice, devo continuare così, ringrazio i miei compagni, la società, così come la tifoseria e la mia famiglia. Sento di stare bene, devo proseguire su questa strada, mi sto divertendo e sto aiutando la squadra. Una precisazione: qualcuno mi dà quattro assist, ma sono cinque, basta verificare (ride, ndr)”.
Quinto a sinistra, terzino destro, ala, a tratti riferimento offensivo. Una duttilità che nella tua carriera ti ha contraddistinto, dato che sei addirittura arrivato a giocare mezzala, tanto a Lecco quanto a Lecce e Varese, così terzo di difesa. Ti senti, dunque, un calciatore non codificabile oppure hai comunque delle preferenze tattiche?
“A me piace giocare da terzino destro o sinistro in una difesa a quattro, ma negli anni ho imparato a saper dire la mia in diverse zone di campo. Nel 2009/2010 ero a Lecce, anche in quel caso in Serie B, e condividevo lo spogliatoio con giocatori davvero importanti, che osservavo attentamente anche se proprietari di zolle differenti dalle mie. Pensavo che in caso di defezioni avrei potuto essere considerato una valida alternativa, dunque sapevo di dovermi fare trovare pronto. Ho sempre avuto questa mentalità, che ho portato con me e che ho alimentato con la volontà di fare sempre bene”.
Hai una freschezza calcistica invidiabile, grazie alla quale stai giocando un calcio notevole, ma alla tua età come cambia – se cambia – il modo di vivere il Gioco?
“Ora vivo il calcio con più serenità e spensieratezza, senza pensare eccessivamente ai rischi di un errore, cosa che magari può capitare quando si è più giovani. Oramai ho raggiunto una maturità tale da non farmi sopraffare dal timore di uno sbaglio, non ci sono problemi se una giocata non trova la forma desiderata. Bisogna, inoltre, stare bene fisicamente: curo l’alimentazione, faccio allenamenti extra come il pilates, che mi aiuta tantissimo, senza dimenticare la necessità di riposare”.
L’obiettivo resta inevitabilmente la salvezza, ma che elettricità c’è nello spogliatoio per un simile rendimento?
“Il morale è a mille, siamo felici di quello che stiamo facendo, ma siamo consapevoli di non poter abbassare l’asticella dell’attenzione, anzi bisogna alzarla per raggiungere la salvezza il prima possibile, per poi magari poterci divertire. Questo discorso sulla concentrazione non va applicato esclusivamente la domenica, bensì durante tutta la settimana: dobbiamo essere umili e lavorare intensamente come stiamo facendo, solo così ritengo che i risultati continueranno ad arrivare”.