ESCLUSIVA PSB – Reggiana, l’agente di Girma e Varela: “Natan trasmette felicità. Richieste per Mohamed, ma ama questa piazza”
L'agente in esclusiva ai nostri microfoni
Due talenti, accomunati da ardimentoso spirito propositivo e dai colori con i quali stanno vivendo questa prima esperienza in Serie B, quelli della Reggiana, club che ha creduto in loro per giocarsi le proprie carte in cadetteria. Natan Girma e Muhamed Varela Djamanca sono calciatori cui è lecito consegnare le chiavi della creatività offensiva, grazie a comprovate qualità che l‘agente di entrambi – Gabriele La Manna – ha raccontato in esclusiva ai nostri microfoni.
Nesta sta costruendo il suo 4-3-2-1 sull’estro di Natan Girma, trequartista che sembra aver nettamente passato con merito il periodo di prova in Serie B. Che sensazioni ha il ragazzo?
“Natan è un ragazzo gioioso. Si sveglia ogni giorno con questa mentalità che arrivo a definire robotica, così da accentuarne la costanza: ama il calcio, e lo fa così intensamente che vive questo sport a pieno, facendo in modo che occupi tutta la sua giornata. Quando si allena, dunque, trasmette felicità, perché gioca senza pensare al fattore economico bensì concentrandosi sul godimento sportivo. È arrivato tardi per varie vicissitudini, ma d’ora in poi potrà la sua in maniera davvero importante”.
Che rapporto ha con Nesta?
“Quando mi reco a Reggio Emilia ho sempre il piacere di parlare con mister Nesta: mai mi sarei aspettato un’umiltà così grande da parte di un’icona calcistica, tra l’altro a mio avviso definibile il più forte difensore del mondo fino agli anni 2000, che ad oggi ritengo ancora difficilmente eguagliabile. Il mister è una persona semplice, riesce a coinvolgere umanamente ed emotivamente questi ragazzi, e non è un caso che dalla Reggiana stiano uscendo profili come Girma e Marcandalli, nonostante la fase storica per i giovani non sia delle migliori. Nesta è severo quando bisogna esserlo, ma è molto intelligente, solare, sa fare gruppo, sorride: si vede che ha respirato un certo tipo di calcio, che trasmette ai calciatori che, come Natan, si sono affacciati per la prima volta nel professionismo. È riuscito a tessere questa tela nella giusta maniera”.
Natan viene da un’annata caratterizzata da tortuosi problemi fisici, eppure il direttore Goretti, coadiuvato dal tuo lavoro, ha fortemente voluto portarlo in B.
“Parto da lontano: Natan, la prima volta che l’ho visto, giocava nelle giovanili del Servette. Le nostre traiettorie si incrociarono, nonostante io fossi lì per un altro calciatore, Enzo Adeagbo, poi andato alla Lazio. Detto ciò, vedo questo ragazzone, che era la metà di quello che è adesso: alto e molto magro. Dopo tale incontro lo perdo di vista per un po’ di mesi, e quando mi informo nuovamente sulla sua situazione mi viene detto che è svincolato dopo un’esperienza che ha coinvolto i tedeschi dell’Hannover, che volevano tesserarlo salvo poi alzare bandiera bianca a causa dei paletti economici posti dal Servette. Il ragazzo, tornato presso il sodalizio svizzero, complici problemi riscontrati aveva poi deciso di rescindere il contratto. In questa situazione è subentrato un problema piuttosto diffuso, quello del premio di formazione, che tanti club – in Italia – ritengono insormontabile e che porta diverse compagini a non sedersi a tavolino, noncuranti della prospettiva del calciatore. A seguito di queste vicissitudini, chiedo a Natan di ascoltarmi, e ci indirizziamo verso una società, il Sona, in quel periodo gestita da un mio carissimo amico, Gianmarco Valbusa, così da avere tempo e modo di trovare la giusta soluzione. Nel frattempo il ragazzo si è allenato e ha fatto subito notare di che pasta fosse fatto, per poi purtroppo cadere nell’oblio della pubalgia, in virtù della quale ci siamo dovuti fermare per curarla nella miglior maniera. Inizialmente si pensava che fosse un problema legato a un indurimento muscolare dell’interno coscia, ma Natan aveva sempre dolore, motivo per il quale smascherammo la reale natura del problema. Mentre ricercavamo il professionista adatto a prenderne in consegna le cure, ci accorgemmo di un luminare presente a Miami. Decisi, dunque, di fare questo investimento per Natan: andammo negli States, dove il percorso terapeutico durò due settimane, e gli effetti furono decisamente positivi, dato che al ritorno eravamo al cospetto di tutt’altro giocatore. Era dicembre dello scorso anno, ed è in quel periodo che subentrò il mio grande rapporto con Roberto Goretti, che ritengo uno dei pochi direttori lungimiranti: gli chiesi di vedere Natan, ma lui sottolineò come le energie fossero concentrate sul campionato – lo scorso – da vincere. Io insistetti, cosa che solitamente non faccio, lui acconsentii per poi – era l’allenamento del 31 dicembre 2022 – chiedermi chi gli avessi portato, perché Natan aveva segnato cinque gol all’incrocio. Il ragazzo, dunque, non si sarebbe mosso. Data una norma assurda fortunatamente ora superata, i calciatori tesserati per un club dilettante non potevano approdare nei professionisti. Realizzato ciò, la situazione di Natan rischiava di incespicare, ma grazie al vitto, alloggio e un piccolo rimborso spese messo a disposizione della Reggiana, decidemmo di restare in Emilia fino al termine dell’annata. Le cose, come possiamo notare tornando all’attualità, sono andate bene: bravo Roberto e brava l’intera società a credere in questo calciatore”.
Nella tua scuderia è presente un altro calciatore della Regia, ovvero Muhamed Varela Djamanca, che dopo aver fatto parte del gruppo che ha ottenuto la promozione si sta giocando le proprie carte in Serie B. Nonostante un minutaggio non eccessivo, l’attaccante è stato comunque spesso chiamato in causa. Come ha vissuto questa prima parte di stagione?
“Circa dieci giorni fa, attraverso TransferRoom, ho avuto modo di intercettare delle indicazioni sui calciatori del campionato cadetto, secondo le quali Varela è il secondo attaccante più completo della B, dietro solo a Pohjanpalo, tenendo ovviamente in considerazione i minuti giocati. Ogni calciatore ha bisogno di tempo e di opportunità: Momo troverà spazio, in una squadra e in una piazza cui è legatissimo. Svelo un retroscena: è stato lui a chiedere alla società il rinnovo, che l’ha portato ora ad avere un accordo in scadenza nel 2026 con opzione di prolungamento per un’ulteriore stagione. Qualche richiesta abbastanza concreta per gennaio è arrivata, ma non vuole assolutamente partire, opinione condivisa dalla società. Momo ha sempre risposto presente quando ha giocato, come ad esempio accaduto contro il Genoa. Ha patito purtroppo una piccola botta al polpaccio, speriamo riesca a farcela per la partita di sabato. Conosco questo ragazzo troppo bene, mia moglie alle volte mi dice che è il mio altro figlio, perché oramai è con me da quasi sette anni, l’ho cresciuto. Mi auguro che diventi un giocatore decisivo per la B senza dimenticare il sogno Serie A. Si allena ogni giorno sempre più intensamente per convincere il mister a schierarlo titolare, ama Reggio, sta bene mentalmente. Sono dell’opinione che il tecnico gli darà l’opportunità di dimostrare il suo valore”.
Domanda inevitabile anche nel suo caso: che tipologia di dialogo c’è con Nesta?
“C’è una relazione forte tra i due. Momo parla sempre bene del suo allenatore, mai una parola fuori posto, questo a mio avviso è da sottolineare perché spesso, quando non giocano molto, i calciatori sono offuscati da quella sensazione di negatività che porta a dire una parolina in più. Non evidenzio tutto ciò perché voglio che venga fuori un racconto artefatto, questa è la verità: il rapporto con Nesta è solido, nello spogliatoio alle volte i compagni dicono a Momo che è il figlio del mister. Arriverà il suo momento, e posso assicurare che sarà qualcosa di importante per la Regia”.