Sampdoria, Yepes: “Mi sento un giovane vecchio della squadra, questa è la mia seconda casa se non la prima”
Yepes racconta la sua Sampdoria
In questa Sampdoria è facile registrare la crescita di tanti ragazzi. Uno di questi è senza dubbio Gerard Yepes, regista 21enne che ha fatto la trafila nelle giovanili della Samp per poi trovare spazio e fiducia anche con la maglia dei grandi. Intervistato da Il Secolo XIX, Yepes ha parlato della stagione della Samp.
Ecco le sue parole:
“Buona gara con il Lecco, ma deve essere la base, la partita normale. Sento la fiducia del mister, la porto in campo, gioco tranquillo, rilassato, senza preoccupazioni e tutto viene da solo. Paragone con Torreira? Con Lucas siamo amici, in passato abbiamo scherzato sul paragone con lui. Mi fa piacere, ho alcune qualità simili, ma io sono Yepes, lui Torreira. Su cosa sono cresciuto? Fisicamente: polmoni, gambe, gestisco meglio i 90′, non vado in affanno. Giocare con continuità è decisivo. Quando ho colpito Pirlo? Te ne accorgi quando ti mette dal 1′ gara dopo gara. E’ un orgoglio che lui, che è stato chi è stato nel mio ruolo, dica certe parole, mi dà autostima e voglia di aiutare la squadra. Mi sento un giovane vecchio della squadra, ho 21 anni, ma sono arrivato qui a 15, è il terzo anno in prima squadra. Nel gruppo c’è gente più esperta, ma sono uno di quelli da più tempo qui. La Sampdoria è la mia seconda casa, se non la prima. Era impossibile essere accolto meglio, mi sono adattato facilmente. A 16 anni andavo al Ferraris a tifare Samp. Ora differenzio il professionista che scende in campo e il tifoso che sono dentro di me. Ma quando ho salvato il gol sotto la Nord, e abbiamo tenuto il 2-0, per un attimo mi sono sentito come fossi sugli spalti a esultare per la giocata fatta. Cosa è cambiato? La mentalità. Prima ci eravamo quasi abituati a subire, a venire sconfitti. Ma abbiamo messo un punto, abbiamo detto “Basta” e ci siamo trasformati. E’ la frase tipica di Esposito prima di ogni gara: “Belli incazzati eh!”. Può sembrare banale ma se scendi in campo arrabbiato sei più pronto, arrivi prima sul pallone, vai in pressing con più energia. Pedrola? E’ un po’ giù, per me è un fratello, ci conosciamo da tempo, spero si metta presto a posto del tutto e poi ci venga a dare una mano, lo aspettiamo a braccia aperte. Le prime 8 partite male, le seconde 8 sono state normali, le prossime 8 dovremo essere super per risalire ancora. La linea tra essere presuntuosi o meno è sottile: a Brescia lo siamo stati”.