ESCLUSIVA PSB – Il ds Giannandrea: “Credo fortemente nei giovani, ma vanno inseriti gradualmente. Raimondo piacevole sorpresa”
Le parole dell'ex scout di Juventus e Parma ai nostri microfoni
La Serie B, da sempre, è una grande fucina di talenti.
Sono infatti diverse le giovani promesse che, durante il corso degli anni, si sono affermate in cadetteria per poi spiccare il volo verso l’Olimpo del grande calcio, da Immobile a Verratti fino a giungere al recente exploit di Giovanni Fabbian. A tal proposito abbiamo intercettato, in esclusiva ai nostri microfoni, un grande esperto di calcio giovanile come Giancarlo Giannandrea, ex osservatore di Juventus, Parma, Genoa e Südtirol. Di seguito l’intervista completa.
Partiamo da una considerazione generale, che giudizio dà a questo campionato di Serie B? Nota delle differenze rispetto alla scorsa stagione?
“C’è tanta qualità tecnica nei giocatori, l’età media si è abbassata. Vedo un calcio moderno, cito soprattutto il Parma o la Cremonese di Stroppa che mi ha impressionato anche nella sfida di Coppa Italia con la Roma. È, sicuramente, un campionato difficile perché anche le squadre più piccole sono in netta ripresa. Ci sono diversi talenti, la B rappresenta sicuramente un buon bacino”.
A proposito di talenti, tra le tante rivelazioni di questa Serie B spicca, soprattutto, il nome di Antonio Raimondo. L’attaccante della Ternana ha già messo a segno 7 reti, se lo sarebbe mai aspettato?
“Antonio è una piacevole sorpresa perché, venendo dalle giovanili, è sempre complicato fare un salto del genere. É importante però fare questo tipo di passaggio intermedio, i giovani hanno bisogno di inserirsi gradualmente. Cito l’esempio di Kayode, ora alla Fiorentina, che prima di arrivare in A ha accumulato esperienza in D e in C. I passaggi di categoria sono fondamentali, soprattutto tra la B e la A”.
Forse oggi, rispetto al passato, è venuta meno la gavetta? Ci sono aspettative troppo alte sui giovani calciatori?
“Il problema odierno, secondo me, è rappresentato dal fatto che spesso i giovani delle Primavere sono restii ad avventure in campionati minori come la D o la C. Ma anche andare a fare esperienze all’estero con squadre di categorie inferiori ritengo sia importante, diversi calciatori hanno fatto questo tipo di esperienze ed oggi si trovano in Serie A. È un percorso importante che fa crescere i calciatori”.
Anche in Italia, sulla scia di quanto avviene da diversi anni nei campionati esteri, è arrivato il progetto delle squadre Under 23. La Juventus è stata la prima società a percorrere questa strada e, durante questa stagione, si è aggiunta anche l’Atalanta. Potrebbe agevolare lo sviluppo di giovani talenti?
“Secondo me si. Il progetto Under 23 rappresenta un percorso di continuità con la prima squadra, consente di maturare un importante percorso di crescita restando all’interno del proprio club di appartenenza. Sono una passaggio fondamentale dalla Primavera alla Prima Squadra, credo fortemente nei giovani ma hanno bisogno di un inserimento graduale”.
E della regola sugli under, che in categorie come la C o la D è addirittura un obbligo, cosa ne pensa? È davvero così necessaria o si potrebbe anche optare per qualcosa di diverso?
“L’obbligatorietà degli under può andare bene, tuttavia aggiungerei qualche correttivo. Ad esempio, almeno 1 o 2 calciatori devono provenire, secondo me, dal vivaio; in questo modo si possono valorizzare i settori giovanili e non si vanno a prendere calciatori da altre società. Spesso, infatti, vengono presi calciatori da altre società solo perché sono under e poi magari dopo due o tre anni si perdono, è una pratica controproducente. Quindi, se basata sui giovani del proprio vivaio è una regola che può avere senso, se invece dobbiamo farlo semplicemente per alzare l’asticella allora non ha molto senso”.
Da settimane si discute di una possibile riforma del calcio italiano e di una sempre più probabile riduzione del numero di squadre professionistiche, ma è davvero solo una questione di numeri?
“Io inizierei da un presupposto prima di parlare di riforme, secondo me oltre agli allenatori anche i DS dilettantistici dovrebbero qualificarsi, è una norma che serve per poter alzare l’asticella. La qualifica ti dà nozioni importanti e ti fa conoscere le norme. Poi è chiaro che le riforme sono importanti ma se fatte tutte insieme, questo significa che non deve decidere solo la categoria maggiore o più importante perché ha degli introiti importanti. Andrebbero cambiate tante cose partendo soprattutto dalle categorie inferiori che sono spesso fucine di grandi talenti; l’esempio lampante sono i playoff di Serie D che fondamentalmente danno solo la possibilità di poter sperare in un ipotetico ripescaggio. Io inserirei una categoria semi-professionistica tra la C e la D piuttosto che continuare in questo modo. Inoltre mi piacerebbe vedere una Coppa Italia sul modello inglese, generebbe introiti importanti soprattutto per le squadre di categorie minori”.
Tornando al discorso Serie B, da diversi anni diverse società hanno iniziato ad attingere dalle categorie inferiori. Tra queste c’è il Pisa, i toscani hanno prima lanciato Lorenzo Lucca e durante questa stagione hanno puntato su Alessandro Arena, è una scommessa vincente?
“Fare il salto dalla C alla B non è mai facile e bisogna avere la fortuna di trovare continuità, avrà tutto il tempo per dimostrare le sue qualità, è un calciatore importante con un aspetto tecnico importante. Poi a Pisa c’è un tecnico come Aquilani che lavora molto bene con i giovani”.
C’è un’altra realtà di questa Serie B che è abituata a pescare dalle categorie inferiori e dai settori giovanili, ovvero il Cittadella del DS Stefano Marchetti.
“Marchetti è un fuoriclasse, con il budget che ha a disposizione riesce sempre a creare squadre competitive puntando spesso su calciatori poco conosciuti, ha un suo sistema ed ogni anno va a prendere calciatori in base alla sua idea di gioco”.
Durante la sua carriera c’è stato anche un passaggio al Südtirol. Gli altoatesini rappresentano, sicuramente, un modello vincente a livello societario; strutture all’avanguardia e proprietà che si sviluppa sul modello tedesco. Cosa ricorda della sua esperienza in biancorosso?
“Durante la mia esperienza al Südtirol ho avuto la possibilità di collaborare con il direttore Piazzi, non conoscevo bene le dinamiche interne però si percepiva che la struttura era importante e che si voleva fare bene. Sicuramente, negli anni, hanno messo delle basi con i giovani e soprattutto con le strutture che, ritengo, siano fondamentali”.
Tra le sorprese di questo campionato ci sono anche il Modena e il Catanzaro. I gialloblu esprimono un calcio moderno con tanti interpreti giovani, in casa calabrese è invece esploso il talento di Panos Katseris.
“Kasteris un giocatore di buon livello, può fare il grande salto ma tutto dipende dalle modalità di adattamento alla categoria maggiore. Potrebbe seguire le orme di Fabbian. Per quanto riguarda il Modena, invece, ritengo abbia un tecnico preparato e che lavora bene con i giovani, è una sorpresa ed esprime un calcio moderno e dinamico”.
Per quanto riguarda la sua carriera, che aspettative ha sul suo futuro? La vedremo ancora nei panni di DS o tornerà lavorare a stretto contatto con i giovani? Ricorda un momento in particolare della sua carriera?
“Ci sono state delle interlocuzioni ma non c’erano i presupposti per fare qualcosa di importante, mi piacerebbe sicuramente fare il capo scout in una società di professionisti, mi aggiorno sempre in attesa della giusta offerta. Per quanto riguarda il momento più bello mi viene in mente, sicuramente, il periodo alla Juventus”.
Una battuta finale, qualche anno fa aveva ampiamente previsto l’ascesa al grande calcio di Matteo Politano, oggi su chi scommetterebbe?
“Sicuramente su Matteo Casarotto della Virtus Verona, è un calciatore davvero importante che vedrei bene in una realtà come Cittadella. Infine, anche Tommaso Del Lungo che ha già esordito in Europa League con l’Atalanta e che tempo fa avevo segnalato a diverse società”.