ESCLUSIVA PSB – Fausto Pizzi: “Parma, fai come il Frosinone. Camara una risorsa. Cittadella? Una bella realtà…”
Fausto Pizzi in Esclusiva: il Parma degli anni '90, l'esperienza al Cittadella, il campionato attuale dei crociati e dei veneti, la lotta alla promozione e la scoperta di Camara
Come dimenticare il Parma di Nevio Scala che nella stagione 1989-1990, battendo la Reggiana nel sentitissimo derby (2-0, gol di Osio e Melli), conquistò la sua prima storica promozione in Serie A, stesso obiettivo che insegue la squadra attuale allenata da Fabio Pecchia. Il viaggio nei ricordi più belli della storia crociata è firmato dal doppio ex della sfida del Tombolato tra Cittadella e Parma, Fausto Pizzi, intervenuto in esclusiva ai microfoni di PianetaSerieB.
L’ex centrocampista col vizio del gol ha ripercorso le fasi salienti della sua carriera, si è soffermato sull’amicizia duratura nata nello spogliatoio del Tardini con uno sguardo a quanto sta succedendo nel campionato cadetto: elogi al Parma, ma attenzione alle inseguitrici, parole al miele per il suo pupillo Camara, e i complimenti alla lungimirante gestione del Cittadella.
Inizio con una battuta. Nella stagione 1988-1989 vinci la classifica marcatori in Serie C1 realizzando 18 reti col Vicenza, l’anno successivo ne metti a segno altri 12 col Parma: su Wikipedia c’è scritto che eri un centrocampista, siamo sicuri?
“Ahahahah (ride, ndr). Nei primi anni giocavo seconda punta, io nasco come numero 10, un trequartista, poi con l’avvento di Sacchi è un ruolo che è andato sostanzialmente a sparire. Le mezze punte sono diventate seconde punte o centrocampisti. Ad inizio carriera giocavo seconda punta e ho fatto tanti gol, poi piano piano avendo avuto nozioni da centrocampista, sono andato a giostrare anche 30-40 metri indietro, ho fatto anche il centrocampista centrale. Mi sono divertito dai a sviluppare un po’ di ruoli”.
Parma è stato ed è ancora oggi un porto sicuro, quel gruppo di giocatori che portò il Parma in Serie A è rimasto forte e coeso
“Assolutamente sì, per me è diventata casa, ho sposato una ragazza di Parma, vivo a Parma. Di quel gruppo siamo rimasti in città in tanti, facciamo parte della squadra di Parma Legends, ci divertiamo andando a fare qualche partita nel territorio, aiutando qualche associazione. Quella che è stata un’avventura pazzesca, di una squadra che è diventata simpatica in Italia e fuori dall’Italia ha visto poi cementare delle amicizie bellissime che ancora oggi sono ben salde“.
Bucci, Apolloni, Minotti, Zoratto, Osio, Giandebiaggi, Melli: la città è rimasta molto legata a quel Parma partigiano (definizione coniata da Benarrivo), che mise le fondamenta per i successi firmati dalla gestione Tanzi, per l’umiltà con cui scendeva in campo. Siete stati un po’ il Leicester degli anni ’90?
“Sì può essere, abbiamo vinto tanto, ci è mancato solo il campionato. Siamo arrivati anche secondi un anno, anche se io non c’ero, ci siamo andati molto vicini. La definizione di Antonio ci sta tutta e questo indubbiamente è arrivato e ha fatto in modo che il Parma fosse simpatico non solo ai suoi tifosi ma anche fuori dai nostri territori. È bello, è una cosa che fa molto piacere, noi ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo dato tutto per il nostro comandante Nevio Scala. Il suo spirito e i suoi principi, non solo quelli di gioco, ci hanno guidato, sono stati sposati in toto da tutti noi”.
Vedi delle somiglianze in termini di valorizzazione della rosa tra Nevio Scala e Fabio Pecchia?
“Sono due grandissimi lavori, ma differenti. Hanno in comune il fatto di annoverare in rosa tanti giocatori giovani. Quando a noi ci prese Scala eravamo un gruppo di ragazzotti di 21-22 anni con qualche “grande vecchio” come Zoratto e Cornelio Donati che hanno un po’ alzato il livello di esperienza della squadra. Il lavoro di Pecchia, al di là delle strategie di gioco che sono diverse, è partito un po’ più da lontano perchè ha dovuto mettere insieme sia un gruppo di giocatori giovani ma amalgamare tante culture calcistiche diverse perchè i giocatori vengono da nazioni diverse. Forse è stato un lavoro anche più faticoso ma sta dando dei bellissimi risultati”.
Se consideriamo che il Parma non abbia un centravanti titolare, ma tanti esterni offensivi, quanto è stato importante per l’allenatore valorizzare ogni singolo componente della rosa?
“I meriti di Fabio sono tanti. Il Parma ha giocatori importanti che di volta in volta riescono nell’interpretazione della strategia del mister ad avere quegli spunti decisivi per determinare il risultato. L’abbondanza in questo senso del Parma è una qualità, è pur vero che in rosa tra Charpentier, Colak e anche Bonny, che per struttura fisica la prima punta la può anche fare, dei giocatori di ruoli ce li ha. Avrebbe anche la possibilità, spesso succede a gara in corso, di poter giocare con delle prime punte vere”.
C’è un giocatore nel Parma attuale in cui ti rivedi per caratteristiche, Bonny ad esempio visto che il primo Pizzi ha giocato da attaccante?
“Ovvio che fisicamente non ci assomigliamo tantissimo (ride, ndr). Lui è un giocatore tecnicamente molto forte, ha una forza incredibile che se ha la possibilità di partire palla al piede verso la porta diventa quasi irresistibile. Nel legare un pochettino il gioco siamo diversi, a me piaceva toccare tantissimo la palla, rientravo spesso in mezzo al campo, se non toccavo palla per due minuti mi innervosivo”.
Oggi è difficile vedere un attaccante che sappia svolgere entrambe le fasi…
“Esattamente, sono un po’ più differenti, sono un po’ più specifici i ruoli. Io venivo dall’essere un trequartista, mi piaceva legare moltissimo il gioco, mi piaceva rifinire. Bonny è più un giocatore che potrebbe determinare piuttosto che rifinire, anche se ha le qualità per poterlo fare; ha margini di miglioramento incredibili sia nel gioco con la squadra, sia nell’essere determinante in zona gol”.
A proposito di rosa, Camara lo hai portato tu a Parma: cosa ti ha colpito quando lo hai visto la prima volta?
“Per essere così giovane mi colpirono le sue qualità tecniche e la sua conoscenza di calcio, come si smarcava, la qualità di passaggio, la personalità, la visione di gioco. Doti incredibili per un ragazzino che quando io l’ho visto per la prima volta giocava sotto età con quelli due anni più grandi di lui. Quando è arrivato al Parma quell’impressione di quelle doti, di quella prospettiva è diventata certezza perchè vedevi un giocatore con una voglia di imparare, di crescere, di essere determinante, di poter e di voler fare, di avere l’ambizione di un giocatore professionista”.
Ho avuto modo di vederlo dal vivo allo stadio, quando entra dà sempre l’impressione di poter creare qualcosa: col Modena spacca la partita, col Venezia segna il gol decisivo…
“È così. C’è da considerare un dato, nel passaggio dalla Primavera alla Prima Squadra non ha disputato un numero di partite elevate, non ha alle spalle dei campionati incredibili, il primo anno di Primavera lo ha perso quasi tutto per infortunio. Poi arriva in Prima Squadra, è il giocatore più giovane e quindi nella gestione Maresca-Iachini non vede quasi mai il campo. L’anno scorso con Pecchia è stato il suo primo anno da professionista, se non sbaglio ha fatto più di 20 presenze tra partite da titolare e da subentrato. È un giocatore in crescita, il mister ha una grande considerazione di lui perchè nei momenti delicati lo vede sempre come una risorsa. Il calcio è cambiato, bisogna sempre pensare nella preparazione della partita a come svilupparla, pensando di poter avere a disposizione non 11, bensì 15-16 giocatori a disposizione. Le cinque sostituzioni ti danno modo di poter fare un’altra partita nella partita. Fabio lo vede come una risorsa, è chiaro che Camara deve avere l’ambizione di arrivare a giocare anche dal 1‘”.
Cosa manca al Parma per la Serie A, chi temi di più tra le dirette concorrenti?
“Manca la matematica (ride, ndr) perchè ci sono ancora tante partite e abbiamo visto anche col Venezia il livello di difficoltà da qui alla fine”.
È il primo anno in cui c’è una concorrenza così agguerrita. Il giudizio sul Parma fin qui è positivo, ma se avesse avuto qualche punto in più di vantaggio sulle inseguitrici, probabilmente lo sarebbe stato ancor di più…
“Sì, assolutamente. Io sono convinto che il Parma alla lunga ha la possibilità di fare il campionato del Frosinone dello scorso anno. Non dovesse essere così, con lo stesso vantaggio del Frosinone, va bene lo stesso. Gli scontri diretti li ha giocati quasi tutti, il focus è di concentrarsi sull’obiettivo. C’è da temere Cremonese e Como che sono uscite rinforzate dal mercato di gennaio, il Venezia visto sabato qua è una squadra tosta, di categoria, di non mollare, ha perso due giorni prima un giocatore importantissimo ma sono venuti a Parma e hanno dato battaglia. Sono convinto che per come sono stati costruiti, per le qualità dell’allenatore che hanno, arriveranno a dar fastidio fino alla fine”.
Nella tua carriera c’è stato anche il Cittadella, che esperienza è stata, come valuti il campionato e la politica adottata dal club che ha disputato 5 volte i playoff negli ultimi 8 anni con due finali perse?
“L’esperienza sportiva non è stata fortunata perchè ebbi un infortunio grave che mi tenne lontano dal campo per tre mesi e poi la squadra non riuscì a salvarsi. Dal punto di vista umana di altissimo livello perchè la famiglia Gabrieli, che ancora oggi gestisce la società, è una famiglia splendida con persone competenti. Quelle strategie aziendali ancora oggi vengono riproposte dalla società attuale, ragionamenti oculati in ambito finanziario, non si fa il passo più lungo della gamba, un’attenzione particolare alla valorizzazione dei giovani, sia del proprio settore giovanile, sia di quello di altre società. E ogni anno riescono a sorprendere, motivo per cui c’è da fare i complimenti a realtà come il Cittadella che riescono ad essere protagoniste con dei budget limitati rispetto a tante altre squadre del campionato”.
È una trasferta che rievoca dolci ricordi al Parma: visto com’è andata a Modena e col Cittadella reduce da tre sconfitte di fila, quanto può essere ostica la sfida del Tombolato per la squadra di Pecchia?
“Lo sarebbe in ogni caso, a maggior ragione penso che il mister drizzerà ancor di più le antenne. Il Cittadella sta facendo un ottimo campionato, dopo tre risultati negativi saranno più determinati per cercare di muovere la classifica; è una partita da prendere con le molle, il Parma è la prima della classe e sa che ogni avversario che affronterà, proverà a fare la partita della vita, dal punto di vista dell’atteggiamento non credo sbaglierà l’approccio”.