Fedele al Calcio – Il Cesena è un’eccellenza italiana: la Serie B una meritata conseguenza
Una cavalcata inarrestabile e meritata
Tornato ufficialmente in Serie B grazie a un incontrastabile dominio nel Girone B di Serie C, il Cesena di Mr. Promozioni Domenico “Mimmo” Toscano ha ottenuto con una notevole comodità – qualora “semplicità” risultasse ampolloso – un trionfo che, analizzando la rinascita societaria, sa più di tappa che ti traguardo.
Il turbinio della storia recente dei Cavallucci marininon lascia spazio alla noia: il fallimento del perfido 2018, la rifondazione, il passaggio di proprietà al gruppo americano della JRL Investments datato 20 dicembre 2021 (inizialmente del 60% delle quote, poi diventate il 100 nel novembre 2022). Tanti eventi, altrettanti picchi di emotività, ma un’inarrestabile crescita per risalire e, al contempo, incastonare in muri museali i propri meriti, che per quanto concerne la società romagnola sono molto più profondi che episodici.
Esatto, perché la resurrezione dei bianconeri ha seguito il solco tracciato dalla progettualità, contenitore in cui è possibile ammirare tanta, tantissima attenzione al settore giovanile, la cui profumata fioritura è stato il reale elemento differenziale di questa cavalcata.
La consapevolezza di poter e dover valorizzare i propri talenti è una vibrazione di cui il Cesena ha ciclicamente dimostrato di non poter né voler fare a meno, ed è altresì doveroso sottolineare come un simile agglomerato di talento sia stato ben gestito e guidato da Domenico Toscano, un allenatore dalla comprovata sagacia in Serie C, dove ha davvero la ricetta per ogni ingrediente a disposizione.
Non mancano ulteriore dinamiche encomiabili: il Cesena ha infatti avuto l’acume manageriale di mescolare la freschezza dei propri giovani – resi tra l’altro centrali in termini tattici – all’esperienza di elementi come Ivan Varone, Saber Hraiech (entrambi magistrali nel saper aggiungere alla propria anima feroce un abito da playmaker che a entrambi è stato chiesto da indossare), l’eccellente capitano Francesco De Rose, Emanuele Adamo, Augustus Kargbo, Giuseppe Prestia, Simone Corazza o Daniele Donnarumma. Tanta vivacità e, al contempo, argini all’emotività fissati da chi – per percorso ed esperienza – sa che la motivazione va affiancata alla discipina quotidiana, perché bisogna ardere sempre e non unicamente a momenti. Un equilibrio complessivo – ed è inevitabile il plauso da fare al Direttore Sportivo Fabio Artico – che è stato inattaccabile da parte delle insidie poste dal Girone B.
Che squadra è stata – ed è – il Cesena? L’energia e l’intensità sono i perni attitudinali dei romagnoli, rivelatisi sin da subito propensi a offendere più che a difendere, con grande gamba e impulsi mortiferi (tra le varie palme esibibili c’è quella di attacco più prolifico della Serie C). Più ritmo, folate e transizioni che palleggio, dunque, elementi abbinati a una grande attenzione difensiva, confermata dai numeri complessivi (il Cesena ha anche la miglior difesa dell’intera categoria) e da quelli da leggere nelle pieghe (sono state appena quattro, ad esempio, le situazioni di svantaggio vissute). Strutturata con un 3-4-1-2 dai compiti abbastanza delineati, volti a esaltare i motori a elavatissimi giri di elementi come Tommaso Berti (un centrocampista del 2004 che andrà seguito con estremo interesse in cadetteria, in virtù di importantissimi tempi di inserimento, ottimo timing, presenza in zona di rifinitura e capacità di calcio con entrambi i piedi) e Cristian Shpendi (classe 2003), carro armato da ventuno gol stagionali, un attaccante in grado di strabordare per qualità di conduzione e velocità, così come di pungere con una lucidissima spietatezza agonistica, la sua parte di anima più vistosa.
Berti e Shpendi sono stati probabilmente i due profili con le maggiori iniezioni di visibilità, ma la sensazione che il Cesena ha costantemente restituito è stata quella – tantissimi meriti al tecnico e al direttore sportivo sotto questo punto di vista – di una fortissima compatibilità tra le intenzioni tattiche e le caratteristiche dei giocatori, in quanto la grinta di Varone, l’atteggiamento impositivo di Francesconi (2004 anche lui), gli strappi di Kargbo, così come il lavoro da prosa e poesia di Saber o – ancora – la completezza tecnico/tattica di un laterale mancino Donnarumma, sono menzioni rilevanti da fare nella sommatoria di elogi da attribuire alla squadra. Si è visto poco, ma a detta di chi scrive il talento del trequartista classe 2005 Alessandro Giovannini è un altro petalo che rientra nella composizione.
Come traslerà tutto ciò in Serie B? Evitando alcuna – totale – immersione in discorsi che gli apparati del club staranno già affrontando, la sensazione è che – in termini esclusivamente tattici – il Cesena dovrà presumibilmente cercare di aggiungere un po’ di qualità, pulizia tecnica e pazienza al proprio gioco, che in alcuni momenti della stagione è stato efficace, cinico ma con degli spegnimenti che al piano superiore probabilmente – se ripetuti – non saranno perdonati. Il mercato inevitabilmente lavorerà in tal senso, ma il modus operandi con il quale è stato disintegrato il proprio girone – ovvero quest’alchimia tra la fame del futuro e il raziocinio dell’esperienza – non dovrà essere abbandonato. Complimenti, dunque, a quella che è una squadra forte ma anche – se non soprattutto – un esempio: i giovani, quando ben levigati e accompagnati, guidano verso le cime più rigogliose.