Sampdoria, Kasami: “Tornare in A è un dovere. Essere allenato da Pirlo è un privilegio”
Le parole del centrocampista elvetico
Il centrocampista della Sampdoria Pajtim Kasami ha parlato ai microfoni de il Corriere del Ticino circa la sua esperienza, a 360°, con la maglia bluicerchiata. Di seguito le sue parole riportate da cdt.ch:
“La consistenza della squadra, nelle ultime settimane, è cambiata. Troppe volte durante la stagione abbiamo dovuto fare fronte a diverse assenze di peso. La risposta, dunque, è molto semplice: togliete al Parma o al Como cinque titolari e vediamo se sono in grado di fare comunque così bene. Insomma, la Samp era stata costruita in un modo, ma sovente ha giocato in emergenza. Ora, però, le cose vanno meglio. E il merito è di tutte le parti in causa: staff, mister Pirlo e giocatori. Sì, abbiamo finalmente trovato un buon equilibrio. Il che è fondamentale in un campionato duro come la Serie B”.
Sulle motivazioni nel vestire la maglia della Sampdoria: “È vero, la maglia della Sampdoria è molto pesante. E non è fatta per tutti. Qui il calcio è vissuto visceralmente, 24 ore su 24, sette giorni alla settimana. Il club è reduce da alcuni anni complicati e, ovviamente, ora le aspettative sono elevate. Il ritorno in Serie A, detto altrimenti, non è un’opzione. È un dovere. In quanto giocatore di esperienza, avverto pienamente questa responsabilità. E, appunto, il peso della storia. Ho avuto modo di conoscere altri ambienti caldi, ma l’aria che si respira al Luigi Ferraris è unica. La Sampdoria supera i 18 mila abbonati. E, per intenderci, un seguito simile lo ha la Fiorentina in Serie A”.
Sull’arrivo a Genova: “A dirla tutta il mio contratto all’Olympiacos era valido ancora per una stagione. L’arrivo di un nuovo allenatore, con idee diverse dalle mie, ha complicato il tutto, spingendomi lontano dal Pireo. I cambiamenti, in ogni caso, non mi spaventano. Ci sono abituato. E, tra l’altro, avevo diverse offerte sul tavolo. Ho voluto prendermi un po’ di tempo, perché aspettavo il progetto giusto. Tramite il mio caro amico Marco Borriello e Andrea Radrizzani è quindi nata la trattativa con la Sampdoria. E la verità è che i dubbi del club, in un primo momento, erano legati unicamente alla mia condizione fisica. A parlare, poi, è stato il campo. Sì, sono stato bravo io”.
Sugli obiettivi: “Non mi accontento e nella Sampdoria ho trovato la benzina per alimentare le mie grandi ambizioni. Christian Karembeu, che ho avuto come dirigente all’Olympiacos e che ha vestito la maglia blucerchiata, mi aveva d’altronde parlato solo bene di questa realtà. Ecco perché non ho impiegato molto tempo per decidere di rimettermi in gioco a Genova. Sono arrivato in settembre, a campionato già iniziato, ma – per fortuna – sono riuscito a salire al volo sull’ultimo treno”.
Su Pirlo: “Essere guidati da una figura del genere, una leggenda del calcio italiano, è un privilegio. Ma, al di là della sua incredibile carriera, è il Pirlo allenatore quello con cui mi misuro quotidianamente. E i suoi consigli mi hanno permesso di migliorare diversi aspetti del mio gioco. Da fuori, il mister nota dei dettagli che in campo ci sfuggono. Ed è così, alla fine, che si riesce a fare la differenza. Il gruppo che ha creato, inoltre, è sano. E, come dicevo, quando è al completo ha dimostrato di essere fra i più forti della Serie B”.
Su una possibile chiamata in nazionale Svizzera: “Perché non dovrei essere all’altezza della Nazionale? Perché gioco in Serie B? Ripeto: a parlare per Pajtim Kasami sono numeri e prestazioni. Oltre al fatto che alla Sampdoria mi sono state subito affidate importanti responsabilità. Insomma, tutti – a partire dai blucerchiati – conoscono le mie qualità. E sono dell’idea che per la Svizzera dovrebbero giocare gli elementi più forti. Sempre. Non mi resta che continuare a dimostrarlo con il mio club, parcheggiando la Nazionale in un angolo del cervello e – in ogni caso – senza nutrire particolari speranze circa una nuova opportunità”.