Garbato, ma non troppo – Quando l’hype diventa esasperazione: Bianco e Aquilani al crash test Serie B
Gli allenatori più chiacchierati dell'estate stanno incontrando degli ostacoli
Giunti alla prima esperienza da allenatori di prima squadra in Serie B con enormi aspettative, Paolo Bianco e Alberto Aquilani stanno affrontando una stagione non semplice alla guida di Modena e Pisa. In un campionato in cui la maggior parte dei club ha esonerato, molte volte senza solidi motivi, loro hanno il grande merito di essere ancora sulle proprie panchine anche grazie a società lungimiranti. L’onda travolgente annunciata la scorsa estate di questa nouvelle vague, tuttavia, non ha mai cambiato i connotati della spiaggia della cadetteria.
Bianco ha cominciato molto bene, mostrando certamente delle idee moderne e propositive ben trasferite alla squadra. I Gialli nelle prime giornate sembravano molto abili a risolvere i problemi che gli avversari creavano senza mai disperdere la propria identità. Le cose, però, con l’arrivo delle prime sconfitte sono cambiate in maniera significativa. Meno coraggio, una maggiore propensione a privilegiare la muscolarità piuttosto che il talento, una resa precoce e incondizionata con Luca Tremolada e Nicholas Bonfanti, che è stato ceduto proprio al Pisa a gennaio in modo decisamente avventato. Il 4-3-1-2 è diventato 3-5-2, la palla si è progressivamente alzata verso la punta, l’area è stata sempre meno piena. Il risultato è un centro classifica che regala instabilità, fischi e nervosismo. La salvezza tutt’altro che acquisita ha reso suscettibile il pubblico ma anche l’allenatore. La brutta reazione a TVQui è la testimonianza di un’assenza di serenità e di un certo stupore rispetto alle difficoltà incontrate.
Aquilani ha cominciato alla grande con un esordio trionfale in casa della Sampdoria, ma a differenza del collega gli incidenti di percorso sono arrivati subito. Lui ha patito una mole di infortuni che quest’anno ha pochissimi eguali nei top 5 campionati tra prima e seconda lega. Ridurre tutto alla sfortuna sarebbe irrispettoso nei confronti del grande potenziale della squadra e del mister. Un mistero la marginalizzazione di Alessandro Arena così come l’insistenza nei confronti di calciatori poco ispirati quali Stefano Moreo e Jan Mlakar. Da un profilo emerso lanciando con cieca fiducia i giovani in Primavera alla Fiorentina, ci si attendeva più imprevedibilità e colore. Nonostante una difesa fragile che “obbligherebbe” la squadra a spingere con convinzione, di versioni arrembanti dei nerazzurri non se ne ricordano molte. Alcune grandi prestazioni, a volte anche compromesse da errori marchiani e banali, ma tanti altri passaggi a vuoto indecifrabili come l’abulica sconfitta contro il Brescia dell’ultimo turno che allontana i playoff.
In entrambi i casi si nota come l’hype diventa repentinamente esasperazione. Il lavoro dei due tecnici non è da cestinare, ma l’impatto degli stessi non ha avuto nulla di paragonabile alle attese. Molteplici casi ci insegnano che per valutare il lavoro di un professionista in questo ambito sono richiesti anni e anni: il circo montato attorno a loro li penalizza mentalmente più di quanto mai potrebbe privilegiarli mediaticamente.