ESCLUSIVA PSB – Emiliano Bonazzoli: “Lecco non mollare. Serie A? Parma, Como e occhio al Catanzaro…”
Emiliano Bonazzoli, doppio ex di Parma-Lecco, è intervenuto in esclusiva in vista della sfida valevole per la 35ª giornata di Serie B, in programma sabato pomeriggio al Tardini
Nella vittoria dell’ultimo trofeo del Parma di Calisto Tanzi, stagione 2001-2002, c’è la sua firma. Contro il “suo Brescia” realizzerà la rete decisiva che qualificherà la squadra allora allenata da Gedeone Carmignani alla finalissima di Coppa Italia, poi vinta nella doppia sfida con la Juventus. Fu l’unica gioia di un’esperienza abbastanza travagliata in terra emiliana per Emiliano Bonazzoli: legherà la sua carriera ai colori amaranto della Reggina e blucerchiati della Sampdoria, ma conserverà ugualmente un ottimo ricordo della città parmigiana dove condivise lo spogliatoio con gli ultimi samurai dell’epopea crociata che volse al termine pochi anni più tardi.
Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni Emiliano Bonazzoli ha ripercorso le fasi salienti della sua prima panchina da professionista alla guida del Lecco; un’esperienza conclusasi anzitempo senza lieto fine ma che gli ha permesso di familiarizzare con un campionato difficile in cui è riuscito a distinguersi, fermando Como, Palermo, Venezia, infliggendo al Parma la prima sconfitta stagionale in Serie B.
A Parma hai vissuto l’ultimo canto del cigno dell’era Tanzi, che esperienza è stata?
“Io partirei dalla vittoria della Coppa Italia che è l’unico trofeo, l’unica Coppa che ho vinto in carriera, a parte i campionati (con Brescia e Cittadella, ndr). Un anno e mezzo con alti e bassi perchè ho fatto ritiro, sono andato all’Hellas, poi sono tornato e abbiamo fatto un campionato non all’altezza di quel Parma (10° posto finale, ndr). Un campionato tribolato dove abbiamo cambiato tre allenatori, ma siamo riusciti comunque a conquistare un trofeo importante. E poi gli ultimi sei mesi con la gestione Prandelli partivo spesso dalla panchina e a gennaio ho deciso di andare a giocare con più continuità alla Reggina“.
Parma è stata una breve parentesi della tua carriera, ma il tuo contributo per la vittoria della Coppa Italia è stato decisivo
“Giocavo più in Coppa Uefa e in Coppa Italia che in campionato, anche perchè davanti a me avevo giocatori come Di Vaio e Milosevic“.
Nella rosa di quel Parma c’era anche Gilardino con il quale avevi condiviso lo spogliatoio a Verona e che poi hai ritrovato alla Fiorentina
“Sì, con Alberto ho condiviso diverse esperienze, a parte la Reggina ci ho sempre giocato (ride, ndr). Il primo anno di Parma davanti a me c’era Milosevic, poi il secondo anno Mutu, io e Gila facevamo la panchina ad Adriano“.
Mazzarri e Novellino sono gli allenatori con i quali hai condiviso le esperienze più lunghe da calciatore: quanto hanno influenzato il tuo modo di allenare?
“Li ricordo entrambi dal punto di vista umano, anche perchè oggi il calcio è cambiato tanto rispetto a vent’anni fa. Si guardano molte più cose, si cercano di trovare diverse varianti sia per la fase difensiva, sia per quella offensiva, si studiano molto gli avversari. Novellino come allenatore era molto concreto, pratico, aveva tanta voglia di vincere, una delle sue armi migliori è stata la capacità di trasmettere al gruppo energia, aggressività, compattezza. Mazzarri aveva già due-tre idee semplici che balzavano subito all’occhio del calciatore, facili da capire e da riproporre sul campo”.
Lecco è stata la tua prima vera esperienza da allenatore: in bilico fino all’ultimo tra Serie B e Serie C, una rosa abbondante da gestire, un campionato nuovo, che situazione hai trovato?
“Il salto dalla Serie D alla Serie B è stato abbastanza duro e sinceramente non me lo sarei aspettato. La società voleva portare avanti una coppia di allenatori giovani, io affiancato da Malgrati, e diciamo che le cose sono andate bene. All’inizio abbiamo perso con l’Ascoli ma la squadra aveva dato qualche segnale positivo, la voglia di giocare, di tener palla, di proporre. La positività ha ridato morale al gruppo e di conseguenza siamo riusciti a ottenere risultati e a conquistare punti importanti. Abbiamo affrontato squadre sulla carta superiori, ma grazie alla nostra voglia di emergere e ad una condizione fisica migliore, siamo riusciti ad aver la meglio”.
Il tuo Lecco è riuscito a fermare Parma, Palermo, Como, Venezia, Pisa, Sudtirol: hai preso una squadra che aveva un punto dopo 6 giornate e ne hai conquistati 19
“Il campionato di Serie B è un po’ strano, ti faccio l’esempio del Brescia che all’inizio era in zona play-out e oggi è in lotta per i play-off. Non è scontato che la prima in classifica riesca a battere l’ultima. Noi col Parma siamo stati anche avvantaggiati dall’espulsione di Hernani, giocare con un uomo in meno per 60-70′ è tosta. A proposito del Parma, non dico nulla (ride, ndr), ma parliamo di un progetto che va avanti da tre anni, l’ossatura della squadra è rimasta più o meno lo stessa, a parte qualche inserimento per colmare qualche lacuna. Quest’anno sta raccogliendo i frutti. Il Catanzaro pur essendo una neopromossa, parte facendo un campionato tranquillo e invece si trova in zona play-off; il Palermo con la rosa che ha poteva ritrovarsi ad uno-due punti dalla testa della classifica e invece di recente ha cambiato allenatore. È un campionato un po’ strano”.
Nelle ultime giornate abbiamo rivisto un Lecco coriaceo…
“La retrocessione è vicina ma non è aritmetica, ci sta che i giocatori e la società ci tengano a concludere nel migliore dei modi la stagione. Dare il massimo fino alla fine è un’opportunità per il gruppo ma anche per le prospettive future dei singoli”.
Quanto Bonazzoli c’è nel Lecco di Malgrati?
“C’è un po’ tutto a partire dalla gestione dello scorso anno di Foschi che ha portato il Lecco in Serie B, ha tenuto dei giocatori che fino a gennaio son rimasti da noi. Penso che un po’ tutti nel bene e nel male abbiano dato qualcosa al Lecco. Ad inizio stagione parti con un obiettivo ma non è detto che ci arrivi, ci sono tante varianti. È mancata continuità ed equilibrio e poi la società non è riuscita a lavorare bene durante la sessione estiva di mercato perchè ha avuto poco tempo”.
Capitolo Retrocessione, chi rischia di più tra Ascoli, Spezia, Bari e Ternana. La Feralpisalò può fare il miracolo?
“Penso che Lecco e Feralpi hanno pagato il salto di categoria. Ascoli e Ternana sono squadre con dei giocatori che conoscono il campionato di Serie B, sanno che cosa vuol dire lottare per la salvezza, sanno come si affrontano certe dinamiche. Vincere il campionato e costruire una squadra da zero è più difficile che confermare gli stessi uomini che si conoscono da anni. Il Catanzaro è un’eccezione perchè la società calabrese sono un po’ di anni che lavora bene, i giocatori sono sempre gli stessi, idem l’allenatore che ha le idee chiare e sa bene cosa vuole dai propri giocatori”.
Parma penalizzato dalle tante squadre in lizza per la promozione: lo scorso anno il Frosinone con gli stessi punti…
“I campionati non sono tutti uguali, quest’anno ci sono molte più squadre che ambiscono ad arrivare ai play-off e a vincere, Cremonese, Palermo, Como. Il Como ha dei proprietari ricchissimi, stanno costruendo una squadra con giocatori che scendono dalla Serie A e daranno filo da torcere fino alla fine. Il Palermo ha fatto degli acquisti importanti a gennaio, il Catanzaro è lì ma se la gioca, è più spensierato e sereno perchè non ha nulla da perdere e questo gli permette di proporre il bel gioco di Vivarini. Il Parma purtroppo deve affrontare un mini-tour de force nell’ultimo mese”.
L’espulsione di Hernani ha inciso, ma dove siete stati più bravi rispetto al Parma all’andata?
“Eravamo in un buon momento di forma, abbiamo cercato di proporre quello che sapevamo fare meglio, di ripartire, siamo stati bravi a non buttarci giù dopo il primo goal del Parma, a sfruttare due palle inattive e a concludere in vantaggio il primo tempo. Nel secondo tempo abbiamo visto un Parma molto più arrembante nonostante l’inferiorità numerica, ma siamo stati bravi e fortunati a trovare il gol del 3-1 con Lepore. La seconda rete degli avversari nasce da una nostra ingenuità, il Parma ha dato comunque l’idea di essere una squadra veramente forte perchè ci ha messo sotto anche con uomo in meno“.
La sorpresa e la delusione più grande di questo campionato
“Il Catanzaro mi ha impressionato per il gioco espresso, non dà punti di riferimento, ha degli automatismi dovuti ad un progetto che parte da lontano. L’allenatore è rimasto lo stesso negli ultimi tre anni, di conseguenza i giocatori recepiscono più facilmente quello che chiede. Alcuni di questi calciatori sono di una categoria superiore, tipo Vandeputte; Iemmello più in Serie C ma anche in Serie B si è sempre messo in mostra, segnando goal importanti. Non sono proprio una sorpresa ma sono stati bravi a portare avanti questa identità e a dimostrarla anche su cambi difficili. Il Parma l’ho sempre visto come potenziale vincitore del campionato e subito dietro la Cremonese perchè era chiara la volontà della società di tornare subito in Serie A. Il Palermo non ha avuto continuità di risultati ed equilibrio in difesa. Il Como dopo l’acquisto di Strefezza ha dato una sterzata, ha fatto capire di voler vincere il campionato, anche perchè le possibilità economiche le ha. Parliamo di una società che in futuro vuol fare le cose in grande, ha cambiato un allenatore che stava facendo bene, sostituendolo con un nome importante come Fabregas“.
Tante squadre in lotta per la Serie A, manca solo la “tua” Reggina
“Non vedere la Reggina dispiace tanto, ho giocato sei anni e sono molto legato a Reggio. Peccato perchè con Cosenza e Catanzaro sarebbero stati bei derby; spero che Reggio Calabria possa tornare nella categoria che gli compete”.
C’è un giocatore in Serie B in cui ti rivedi bomber Bonazzoli
“Ci sono giocatori giovani molto più forti di me in Serie B (ride, ndr). Mi è piaciuto Raimondo della Ternana, scuola Bologna, mi è piaciuto molto quando lo abbiamo affrontato. Se continua così penso che avrà delle prospettive importanti e potrebbe tornare a Bologna già dall’anno prossimo. Pohjanpalo è un po’ diverso da me, Bonny è molto più dinamico. Anche a me piaceva svariare, tornavo indietro solo per giocare di sponda. Oggi il calcio si è evoluto, non è più soltanto una questione di schemi ma anche di libertà, di gioco, di spazi e l’intelligenza del calciatore sta nel saper occupare quegli spazi”.