ESCLUSIVA PSB – Cesena, Berti: “Il nostro dominio sarà difficilmente replicabile. Toscano è un grande allenatore”
Il centrocampista in esclusiva ai nostri microfoni
Azzerare il contraddittorio, in una categoria guerreggiante come la Serie C, vuol dire stazionare su un livello differente. Il contesto generato dal Cesena, dunque, merita un meritato posto nella storia e tanti – scroscianti – applausi. Molteplici i meriti dei romagnoli, altrettante le bellezze mostrate. Una di queste, tra le più luccicanti, è il talento di Tommaso Berti, centrocampista dal profumo di futuro ma il fragoroso impatto di chi sta incidendo già nel presente. Tecnico, dinamico, dotato di notevole velocità di pensiero e intelligenza calcistica, il classe 2004 è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.
Ininterrottamente al primo posto da novembre a oggi, una promozione più che meritata. Avete realizzato passata qualche settimana, il capolavoro costruito?
“Inizialmente non si realizza in maniera concreta quello che si è fatto. Adesso che la stagione volge al termine è possibile in effetti rendersi conto della straordinarietà di quanto abbiamo costruito. Non so in quanti riusciranno a replicare un simile dominio. Stiamo mettendo a fuoco questo incredibile percorso”.
Avete il miglior attacco e la miglior difesa dell’intera Serie C, e andando nel dettaglio delle partite il sottoscritto ha addirittura la sensazione che in più di una circostanza abbiate fatturato meno reti di quanto avreste potuto. Dove risiede, secondo te, la vostra dote principale?
“Secondo me il gruppo è stato fondamentale. Siamo a tutti gli effetti una famiglia, ed è un processo di familiarizzazione partito dal primo giorno del ritiro estivo. Abbiamo mostrato grande fame in ogni allenamento, così come in tutte le partite. Quest’approccio – abbinato alla nostra unione – ha a mio avviso generato il dominio di cui parlavo poc’anzi”.
Scendendo metaforicamente in campo, la vostra è una squadra propensa a occupare il campo in ampiezza, pressare e alzare costantemente i giri del motore, in un calcio che si poggia molto sull’intensità più che sul consolidamento del possesso palla. Combinazioni veloci, fiammeggianti, che non devono dare modo agli avversari di reggere l’urto. Avete dimostrato di saper indossare tanto lo smoking quanto la tuta: che sensazioni hai avuto dal campo?
“Il nostro è un gioco sicuramente molto intenso, cerchiamo di non addormentare mai la partita. Se c’è la possibilità di andare in porta la percorriamo subito, senza aspettare, come sottolineavi. Nelle ultime partite il mister ci sta chiedendo la costante ricerca del terzo uomo, con combinazioni veloci, dai e vai, ricerca dello spazio libero per poi attaccare la porta. In fase di non possesso cerchiamo di pressare energicamente, recuperiamo tanti palloni e, quando ciò accade, il primo pensiero è quello di giocare in avanti per ribaltare l’azione”.
Le prestazioni e i numeri dicono che lavorare con mister Toscano, situazione certamente amplificata dalla tua dedizione al lavoro, abbia giovato al tuo percorso. Che allenatore è e – soprattutto – che rapporto avete?
“Sì, sicuramente ha giovato. Questa è appena la seconda in Serie C, ma è la mia miglior stagione. Toscano è un grande allenatore, mi sono trovato bene sin da subito. Ha un carattere forte, si fa sentire da tutti allo stesso modo, ha uno stile comunicativo che non modifica in base all’età del calciatore, e per me è una grande cosa, perché così facendo ogni componente della rosa viene trattato allo stesso modo. Mi ha aiutato molto, ad esempio sotto porta sono migliorato tanto perché mi ha spiegato di dover stare più tranquillo: a inizio anno, arrivato negli ultimi quindici metri, mi capitava di fare la scelta sbagliata, ero frenetico”.
Il tuo è un percorso che merita un’analisi approfondita, perché dopo una stagione con un cospicuo minutaggio in Serie C hai vissuto un’annata con la Primavera della Fiorentina, per poi ritornare a casa. Che esperienza è stata? Ti chiedo, al contempo, un parere su mister Aquilani, con cui hai alzato l’asticella della tua produzione offensiva e che ora è in B con il Pisa.
“L’esperienza a Firenze è stata positiva, sia sotto l’aspetto calcistico che umano. Era la prima volta lontano da casa, dunque mi ha formato. Ho realizzato sette gol, non mi era mai capitato, e mi sono trovato molto bene anche con Aquilani, un allenatore che fa della ricerca quasi ossessiva del terzo uomo un suo tratto distintivo. È un’idea che a me piace molto, si ispira molto a De Zerbi e Guardiola. Sono principi dominanti, che puntano a non buttare mai via il pallone e a dominare il gioco. Non vedo l’ora di rivederlo il prossimo anno”.
Ha fomentato emozione e ammirazione la coreografia del Manuzzi nel match promozione contro il Pescara, con le maglie di voi 6 prodotti del settore giovanile ora in prima squadra. Si è tanto elogiato il lavoro, sotto quest’aspetto, del Cesena, ma potendo beneficiare della tua esperienza ti chiedo, dunque, che cultura del calcio giovanile ci sia nella vostra società.
“Vedere una simile coreografia in uno stadio pieno, tra l’altro in una partita così importante, è stato incredibile. Sono cresciuto al Manuzzi, perché sin da piccolo ho visto il Cesena dal vivo, tutto quello che è successo mi ha consentito di realizzare un sogno. Per quanto concerne il nostro settore giovanile, sono qui da quando ho otto anni, e ritengo che tutto parta proprio dai primi calci, perché siamo stati cresciuti con dei principi sani, non solo con riferimento al campo ma da utilizzare anche fuori. I risultati, così facendo, sono arrivati. È un lavoro, dunque, che parte dai 9-10-11 anni, e vedere questi effetti sulla prima squadra è davvero importante”.
Chiudiamo così: inevitabilmente la Serie B porterà un innalzamento del livello degli avversari, ma ad oggi cosa ti suscita maggiore curiosità in merito al competere in cadetteria?
“Sarà banale, ma misurarmi con un livello più alto è uno degli aspetti di cui sono più curioso. Attendo impazientemente la prossima stagione per vedere come andrà, anche per capire quanto io possa stare anche in una categoria superiore, ripetendo, o magari migliorando, quanto fatto quest’anno. In B sarà un calcio differente, spero di iniziare quanto prima il ritiro, desidero confrontarmi con nuovi avversari, nuovi stadi, ambienti diversi. La curiosità è tantissima”.