ESCLUSIVA PSB – Braglia: “Tutino giocava per sé, ora è da Serie A. Catanzaro? Mancherà Foresti. Juve Stabia, a Pagliuca dico una cosa”
Il tecnico in esclusiva ai nostri microfoni
Parlare con Piero Braglia genera un’inevitabile verticalità, per non straripare nella gerarchia o nella sudditanza, perché la sua storia ha un peso che si percepisce, che occupa la stanza in cui si parla, eppure che avvolge invece di fagocitare, perché la schiettezza e la genuinità dell’uomo aiutano ad avvicinarsi alla grandezza dell’allenatore. Intervistarlo è, al contempo, un esercizio di riordine più che di approfondimento, perché il materiale è così vasto che bisogna capire in che direzione muoversi, mostrando particolare attenzione e cura da tributare a tutti gli aneddoti che riempiono il contenitore di un uomo di calcio che ha attraversato in maniera così netta questo ecosistema intricato. Raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni, l’esperto tecnico – in procinto di tornare nel suo locus amoenus, la panchina – ha toccato diversi temi, non lasciando spazio ad alcuna traccia di banalità.
Quella che ha oramai presa il via si sta presentando come un’estate frenetica per il Cosenza, fatta di cambiamenti, colpi di scena e tante dinamiche da gestire. Salutati Viali e Gemmi, sono già arrivati Ursino e Delvecchio, mentre non è stata ancora districata la questione allenatore. Come interpreta questo ribollimento?
“Bisognerebbe essere lì per avere il quadro chiaro. Gemmi è andato all’Empoli, dunque ha migliorato la propria condizione. Gli arrivi di Ursino e Delvecchio sono stati consequenziali, chiaramente hanno bisogno di tempo per trovare l’allenatore adatto, ma non credo sia un grosso problema, perché la clessidra è dalla loro parte per non sbagliare”.
Sta inevitabilmente facendo discutere la gestione di Tutino, che il Cosenza ha riscattato tra la sorpresa di molti interessati, uno su tutti il procuratore del calciatore, che ha fortemente contestato il comportamento del presidente Guarascio. Lei che conosce molto bene il ragazzo, che tra l’altro ha contribuito a rilanciare dopo esperienze complicate, che opinione ha di questa vicenda?
“Non ho contribuito a rilanciare niente. Tutino al momento del mio arrivo a Cosenza era già lì, ho trovato un ragazzo che doveva smetterla di piacersi, perché giocava per sé, era sempre attaccato al numero, veniva dalla scuola Napoli e Maradona, con determinate idee. Il mio lavoro è stato quello di farlo calare nel contesto, ma aveva e ha notevoli qualità. Parliamo di un giocatore che, a mio avviso, merita la Serie A, quest’anno ha dimostrato una maturità incredibile e dei miglioramenti ragguardevoli, ma ha sempre saputo giocare a calcio. C’era chi lo metteva a destra, chi ha sinistra, ha perso un po’ di tempo perché, secondo me, lui è una prima oppure una seconda punta, sa fare bene entrambe le cose, non gli si può chiedere qualcosa di diverso. I venti gol in Serie B, ventuno in stagione, certificano un bottino cospicuo. In merito a Guarascio, era un suo diritto riscattarlo in virtù di quanto scritto negli accordi. Si è dimenticato di coinvolgere Gennaro e di conseguenza il procuratore? Lì si entra in un gioco delle parti che lascia il tempo che trova. Secondo me il presidente ha fatto una cosa per il Cosenza e per la città, bisognerà vedere se avrà la forza di trattenere il calciatore, perché sarebbe complicato fare muro alle cifre che una squadra di Serie A potrebbe mettere sul piatto, dato che con quei soldi potrebbe rifare la squadra. Al giorno d’oggi, se un giocatore dice di non voler rimanere, cosa fai? Lo tieni lì? Secondo me Eugenio ha annusato l’investimento e ha ragionato bene. Ora, come dicevo, bisogna valutare la gestione del tutto, perché Gennaro avrà qualche richiesta, il procuratore è uno dei più importanti di questa fase storica, ha una scuderia con grandi giocatori, Tutino così come altri. Valuteranno e prenderanno la decisione migliore per tutte le parti coinvolte”.
Mister, analizzare la sua carriera è come sfogliare una margherita, e il primo petalo che scelgo riguarda Catanzaro, squadra che ha allenato e dove ha inciso anche da calciatore. Così come in quel di Cosenza, anche in questo contesto non mancheranno cambiamenti. Quanto ritiene che inciderà l’addio di Vivarini?
“Al di là di Vivarini, che ha fatto bene e ha dimostrato di essere bravo, quello che secondo me mancherà sarà Foresti, su cui il presidente Noto si è poggiato nei momenti di difficoltà, dopodiché è arrivato Magalini a dare manforte, ma secondo me chi ha riorganizzato la società assieme al presidente è stato per l’appunto Foresti. Da quello che leggo andrà via, secondo me è più pericolosa questa cosa: bisognerà vedere chi arriverà e con quali idee, non riesco a decifrare questa inversione di tendenza in virtù del campionato disputato”.
L’altro petalo ci porta a Castellammare, dove la Juve Stabia ha festeggiato una Serie B che lei, nel 2011, riconsegnò alla piazza dopo sessant’anni. Chiederle della felicità provata per il traguardo raggiunto dai ragazzi di Pagliuca sarebbe banale: cosa bisognerà dunque fare per mantenere la categoria?
“Ricordo quando abbiamo vinto, siamo stati per tre stagioni in Serie B ma l’ultimo anno successe di tutto, lasciamo perdere perché si potrebbe scrivere una pagina importante. Auguro alla Juve Stabia di mantenere la categoria, hanno un allenatore valido, perché per me Pagliuca è molto bravo, l’ho sempre detto e ne ho costantemente sottolineato la preparazione. Ha un solo difetto: mi assomiglia, ma non per come gioca, bensì per il carattere, che deve migliorare perché altrimenti, pur meritandole, vivrà solo ai margini le piazze importanti. Per certi contesti conta tanto l’immagine, bisogna parlare bene, porsi adeguatamente e vestirsi in una determinata maniera, mentre lui è sempre incazzoso, come me. Sono cose che ho detto direttamente a Guido sin da quando allenava la Lucchese, perché dopo la fine della mia esperienza ad Avellino sono andato spesso a vederlo e mi divertiva osservare i suoi metodi. Mi auguro che facciano bene anche quest’anno: oltre l’allenatore hanno un direttore sportivo giovane e un presidente che gli consente di lavorare, senza dimenticare l’ambiente, che farà sempre sentire tutti protetti, come fecero anche con il sottoscritto. La gente di Castellammare ha questa bontà dentro, merita il meglio”.
Sergio Filipponi, Direttore Sportivo del Campobasso, ha dato l’annuncio: Piero Braglia è pronto a ripartire.
“Ho una sola faccia che basta e avanza, non due, e quando do la mia parola non conosco alternative. Quando sono andato via da Gubbio non avevo un’altra squadra, ma ero arrivato al limite. Penso di aver avuto un grosso rapporto sia con Notari che con Pannacci, presidente e direttore, non mi andava dunque di prenderli per le mele, non è questo il mio carattere, ergo non ho mai pensato di stare lì solo per i soldi. Ho aspettato, è arrivata una proposta che reputo molto interessante: c’è entusiasmo, un direttore giovane così come la società, hanno voglia di fare calcio, dunque perché no? Farò tutto quello che è possibile per dargli delle soddisfazioni”.