Cosenza, che sciocchezza punzecchiare Montagnolo sulle sue origini: il parametro è il lavoro
Accuse superficiali e irrispettose
L’annuncio di Massimiliano Alvini come nuovo allenatore del Cosenza ha fatto rumore, ma è stato un suono con un timbro piacevole, in grado di stimolare sensazioni positive, come solo i più interessanti pentagrammi sono in grado di fare. Contratto biennale, un nuovo progetto che prende il via, tanti spunti da approfondire.
Tra questi, purtroppo, è stato consegnato anche un punto davvero banale, superficiale e sicuramente irripettoso. Il riferimento è alla presenza, nello staff del tecnico, del vice Renato Montagnolo, oramai un fido compagno di viaggio di Alvini e, tra l’altro, il secondo più giovane della Serie B 2023/2024 fino al momento dell’addio allo Spezia a causa dell’esonero.
Profilo preparato, con anni di professionismo oramai nel bagaglio e un paio di pubblicazioni a certificarne l’interesse verso l’approfondimento metodologico, in queste ore il classe ’90 è stato attaccato, o comunque punzecchiato, per le sue origini catanzaresi e per (riferiscono i social, vox populi, vox Dei) un presunto passato da tifoso giallorosso. Com’è possibile che basti questo a inviperire dei bipedi senzienti (si spera) e a gettare una croce ex ante su un professionista?
Evitando qualsiasi forma di ironia che renderebbe inelegante l’articolo, tutti – dal tifoso al giornalista, passando per l’allenatore e il calciatore – si avvicinano al Gioco per una squadra, un atleta, un affidamento proveniente dalla famiglia e tanto altro ancora.
Chi scrive non conosce Montagnolo personalmente, ma dove troverebbe spazio la razionalità nell’accusa mossa? In un percorso i criteri valutativi dovrebbero – e dovranno, per l’equilibrio della piazza e del gruppo di lavoro – essere altri: proposta, idee, applicazione, etica, comunicazione. Insomma, tante e variegate declinazioni del concetto di lavoro, l’unico parametro sacro per soppesare qualcuno.
L’augurio, dunque, è che questa polvere fastidiosa per gli occhi e lo spirito lasci spazio al candore della fiducia nei confronti di Montagnolo, Alvini e di tutto lo staff, non chiudendo la porta a una piacevole eventualità, quella di trasformare gli ultimi – miopi – messaggi e articoli in riconoscimenti e ringraziamenti al termine della stagione.