ESCLUSIVA PSB – Carrarese, Cherubini: “Calabro ha stoffa, questa è una famiglia. Obiettivo salvezza, voglio stupire”
Il classe 2004 in esclusiva ai nostri microfoni
Di e su Luigi Cherubini si dicono tante – belle – cose oramai da anni. Talento puro, con la scintilla propria di non troppi eletti, in grado di incidere con la mescolanza tra il bello e l’efficace, il massimo obiettivo di ogni calciatore. Depauperate le difese del Campionato Primavera con manifestazioni di superiorità tali da esordire in prima squadra con la Roma (26 ottobre 2023 la data da cerchiare, match di Europa League all’Olimpico contro lo Slavia Praga), l’abito da attaccante esterno e trequartista che sa indossare con eguale eleganza e portamento gli ha permesso di mettersi ripetutamente in mostra, acquisendo uno status che ha visto nel salto in Serie B la diretta conseguenza. Approdato alla Carrarese con la formula del prestito, il classe 2004 è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.
Luigi, la prima domanda non può che essere introduttiva: com’è stato l’impatto con il calcio comunemente definito dei grandi?
“È stato un impatto per il quale mi ero già preparato. Parlando con compagni che hanno fatto questo salto un po’ prima, sono stato avvisato e hanno provato a farmi comprendere le differenze con il calcio giovanile, in quanto è molto più difficile, pur avendo dei pro: si vive uno spogliatoio con gente adulta e si comincia a ragionare e vedere il calcio da adulto. Sei chiamato a sveltire il tuo pensiero, perché non hai più a disposizione tre-quattro tocchi, bensì due se non uno. L’impatto, dunque, me l’aspettavo ma è stato comunque forte, e questo mi ha fatto piacere perché vuol dire che è arrivato il momento di fare sul serio”.
Si sottolinea a ragion veduta come, per voi giovani, il salto sia ragguardevole sia sotto l’aspetto tecnico-tattico che mentale. Il primo punto, in virtù delle tue qualità, non sarà un problema, dunque ci possiamo soffermare sul secondo: hai davvero avvertito una pressione differente? La sensazione è che, in virtù di ben tre stagioni da titolare in Primavera, per te il momento fosse assolutamente quello giusto.
“Ho cominciato a ragionare diversamente. Il calcio giovanile tende a formarti e, per quanto questo sia un lato ora ancora presente, tra i grandi è un concetto un po’ fai da te. Non sempre l’allenatore ti dà spiegazioni oppure si focalizza su determinati aspetti che in un’età più tenera sono considerati, perché quando arriva il weekend contano i tre punti, in quanto ci sono obiettivi diversi e dal notevole peso specifico, come può essere la salvezza nel nostro caso. Bisogna, dunque, essere più maturo e concentrato. Più uomo, insomma, sia in campo che fuori. Non c’è più il tecnico che ti dice frasi come ‘vai, stai tranquillo’, ma devi ragionare con la tua testa e farti trovare pronto. Prima si fa questo passaggio, prima si riesce a ragionare come un calciatore migliore”.
Che allenatore è Calabro durante la settimana? Quali sono le corde che cerca di toccare maggiormente?
“Il mister ha stoffa, non regala niente a nessuno, ci fa lavorare. Ha fame, così come tutti noi. In settimana lavoriamo anche sui minimi dettagli, così da arrivare pronti alla partita del fine settimana. La nostra identità è limpida, giochiamo a calcio, siamo una famiglia prima che una squadra. Queste sono le vibrazioni che trasmette il tecnico: ci dice di stare sul pezzo, essere pronti e agguerriti, caratteristiche senza le quali non è possibile andare avanti”.
Come stai portando le tue caratteristiche dentro i suoi principi di gioco? La Carrarese dà la sensazione di essere dentro un percorso in cui la proposta in fase di possesso tende a essere camaleontica: contro il Catanzaro avete giocato puntando tanto sui cross, mentre soprattutto nella vittoria contro il Südtirol la ricerca dell’uomo libero tra le linee è stata costante. Tu che hai dimostrato di saper concludere e rifinire sia come ala che come seconda punta, dove pensi di poter incidere maggiormente?
“Penso che partita dopo partita, in base alle caratteristiche nostre e di chi affronteremo, prepareremo l’apposita strategia, in modo da farci trovare pronti e colpire l’avversario nelle situazioni in cui paleserà più lacune. Alle volte, dunque, faremo un calcio più votato alla ricerca delle fasce, con meno verticalizzazioni, mentre in altre occasioni saremo più verticali, con la ricerca diretta degli attaccanti. Ciò, ripeto, varierà in base alle squadre che affronteremo: ogni match va preparato in modo diverso, perché le peculiarità degli avversari cambiano. Per quanto concerne il sottoscritto, nel calcio del mister mi vedo come trequartista sinistro, come richiesto dal modulo e dall’allenatore. Ovviamente non sarà mai un problema giocare in altri ruoli, anche perché nel calcio odierno bisogna sapersi disimpegnare in più posizioni. Sto lavorando assieme al tecnico e alla squadra su un preciso abito tattico da indossare ma, ripeto, non sarà un problema aiutare il gruppo in una maniera differente”.
Prima abbiamo parlato del tuo percorso in Primavera: nelle tre stagioni con la Roma sei stato senza alcun dubbio uno dei talenti più in mostra dell’intero campionato, status che ti ha permesso di entrare a più riprese nel giro della prima squadra. La domanda è forse inevitabile: hai ricevuto qualche consiglio da parte di qualche totem giallorosso per quest’avventura?
“Ho ricevuto lezioni più che consigli, perché quando si è piccoli si tende a non capire tante cose, come ad esempio per quanto riguarda l’atteggiamento da avere e i ragionamenti da fare. Menziono Alberto De Rossi e Federico Guidi: due grandi persone che mi hanno cambiato la vita, così come i rispettivi vice. Non parlo solo di calcio, ma di vita. Hanno saputo gestirmi e indirizzarmi sulla via giusta. Ci saranno inevitabilmente dei momenti con meno lucidità, ma questo mai scavalcherà umiltà, dedizione e sacrificio. Avere una famiglia sana alle spalle, così come le persone e gli amici giusti, tutti fattori che sono di indubbio aiuto per capire bene le cose. Il contorno che un calciatore ha, dunque, è fondamentale. Mi riferisco anche ad alcune figure alle quali è possibile legarsi, come ad esempio il preparatore oppure il fisioterapista, che sono in grado di darti consigli di un certo tipo. Sono tutte sfaccettature che mi hanno cambiato”.
Domanda che forse può interessare tante gemme come te: da giocatore probabilmente più rappresentativo della propria squadra, sei passato a dover ricostruire il tuo ruolo all’interno dello spogliatoio. Questo cambio di chip è immediato oppure, senza le opportune basi umane, può essere un problema?
“È un cambiamento che c’è, è inutile negarlo, sarebbe inopportuno farlo. Nel calcio giovanile è un po’ tutto dovuto, possiamo dirlo. Ai ragazzi più grandi viene concesso qualcosa in più rispetto ai più piccoli ma, detto ciò, sono entrato in uno spogliatoio di persone meravigliose prima che calciatori, dunque questo mi ha aiutato molto nel passaggio di cui stiamo parlando. Mi sento uno di loro ed è grazie proprio al gruppo, che mi ha accolto sin da subito. Questo fa piacere, perché così facendo si possono conoscere gli uomini prima che gli atleti. Loro sono ragazzi più grandi, che hanno famiglia, dunque so che mi diranno sempre cose per il mio bene, perché magari hanno già vissuto determinate tappe ed esperienze, e sanno che un ragazzo più giovane potrebbe magari commettere un errore che, con un consiglio, è possibile evitare. Cerco di apprendere tutto quello che dicono e portarlo nella mia mente, perché ne ho percepito l’importanza per cambiare mentalità e raggiungere prima grandi obiettivi”.
Inevitabile la prima domanda, inevitabile l’ultima: qual è il tuo obiettivo più alto e importante per questa stagione?
“Desidero intanto mantenere la categoria con la Carrarese, mettendomi sempre a disposizione del mister e dei compagni. Vorrei sbloccarmi, trovare il primo gol e più minutaggio, ma sempre meritando con sacrificio, umiltà e sani principi. Ho tanti obiettivi, è sempre bello averne, senza non si vivrebbero determinate emozioni connesse al calcio. Voglio stupire, nel calcio giovanile ho fatto bene ma punto a farlo e ad affermarmi anche nel calcio che conta, fermo restando l’importanza del pensare al collettivo e ai traguardi da raggiungere con questo club”.