ESCLUSIVA PSB – Pol Garcia: “Vivarini ha idee che in Italia si vedono di rado. Cremonese? Società molto seria. Che lavoratore Tutino”
Il difensore in esclusiva ai nostri microfoni
Le origini catalane, gli inizi tra Espanyol e Barcellona, l’arrivo in Italia su intuizione della Juventus. Primi calci, prime sensazioni, un solo sogno da difendere. Pol Garcia Tena ha navigato per tanti mari e volato su tanti cieli, guidato e motivato dal Calcio. Tanta Italia, tra Serie B e Serie C, una positiva esperienza in Belgio, un po’ di Messico e un fugace ritorno in Spagna. Prima di cominciare l’ultima avventura, che l’ha portato nella seconda divisione greca con il Panachaiki, era reduce da un biennio al Trento. Un bagaglio pieno di aneddoti, una mente piena di ricordi, il sogno che resta lì, intatto. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, ecco le dichiarazioni del classe ’95.
Pol, da pochi giorni sei diventato un nuovo calciatore del Panachaiki, club militante nella seconda divisione greca. Prosegue, dunque, la tua carriera alla ricerca di stimoli in tanti contesti differenti: siamo al quinto paese differente in cui giocherai.
“Quando un calciatore inizia la carriera non pensa a girare costantemente, ma anno dopo anno valuta le offerte che arrivano e sceglie quella migliore. Il calcio odierno, ad ogni modo, ha dentro di sé determinate dinamiche, e una di queste è la ripetuta necessità di cambiare squadra. A mia moglie dico sempre una cosa: mi sarebbe piaciuto trovare una società e un progetto dove avere una continuità tale da diventare una bandiera. Sono una persona che apprezza la pianificazione delle cose, avere una routine in uno stesso posto, però questo è un settore in cui bisogna fare delle scelte. Da una parte, ovviamente, parliamo di esperienze di vita, che ti consentono di conoscere paesi e culture differenti, nuove lingue, tante persone, ma l’altra faccia della medaglia è la serie di sacrifici che bisogna fare”.
Il tuo percorso nel calcio è fortemente collegabile all’Italia e, in particolar modo, alla Serie B. È dunque il momento di aprire il cassetto dei ricordi: il primo è legato a Vincenzo Vivarini e all’esperienza condivisa con il Latina. Fu una stagione troppo complicata per poter essere valutata solo calcisticamente, dato che la situazione del club – poi culminata con il fallimento al termine dell’annata – rese impossibile lavorare per bene. Ad ogni modo, che ricordi hai del tecnico ora al Frosinone?
“Vivarini è stato, insieme a Juric, l’allenatore che in Italia mi è piaciuto di più in termini di idee. Sono questi i due con cui mi sono trovato meglio in termini di calcio espresso. Quella di Latina è stata una delle mie migliori stagioni per quanto riguarda le presenze raccolte, ma purtroppo è stata condizionata da vicissitudini societarie. A gennaio eravamo in zona playoff, giocavamo benissimo, ma alla fine ci è stata comminata una penalizzazione e siamo retrocessi. Detto ciò, si vedeva che il mister avrebbe fatto una grande carriera: per me, da spagnolo, aveva e ha delle idee che in Italia si vedono di rado”.
Altra tappa da segnalare è quella a Cremona. Che ricordi hai del club? In aggiunta a ciò, ti va di parlare dei giovanissimi Scamacca e Castrovilli, con cui condividesti l’esperienza e che ora sono ai massimi livelli?
“La città è bellissima e la Cremonese è una società molto seria, con delle strutture top per la media italiana. Non posso che sottolineare quanto lavorino bene. A Cremona ho trovato Attilio Tesser, altro grandissimo allenatore che, nonostante non mi abbia fatto giocare tanto, è sempre stato diretto con me. È una persona sincera, ancora oggi mi capita di sentirlo. In quella Cremonese era difficile per noi trovare spazio tra tanti calciatori esperti, anche perché in Italia c’è l’idea di arrivare ai risultati attraverso l’esperienza. Ad ogni modo, come dicevo, Tesser è davvero un uomo per bene, ho grandissimi ricordi di lui. Per quanto riguarda Scamacca e Castrovilli, se ne notavano già le potenzialità. Gaetano negli ultimi anni è stato davvero sfortunato con gli infortuni, ha vissuto dei cambiamenti ma ha qualità importantissime. Stesso dicasi per Gianluca, anche lui ha avuto grandissima sfiga ultimamente, ma non dimentichiamo che parliamo del centravanti della Nazionale”.
Hai giocato con tantissimi giocatori, segno di una carriera che ha tanto da raccontare, ma ce n’è uno con cui hai condiviso pochissimi mesi, tra l’altro in condizioni per lui complicate. Il riferimento è a Gennaro Tutino e alla parentesi in quel di Vicenza. Era la prima esperienza tra i grandi per entrambi, ma l’attaccante ora alla Sampdoria fu costretto a un lungo stop a causa della rottura del crociato patita all’esordio stagionale in Coppa Italia. Che ricordi hai di uno dei giocatori ora più importanti della cadetteria, che tra l’altro avevi già incontrato nella finale di Coppa Italia Primavera 12/13 tra Napoli e Juventus?
“Lo ricordo come un grande lavoratore, un ragazzo per bene, molto attaccato alla famiglia. Quando sono arrivato aveva appena subito un bruttissimo infortunio, ma era sempre lì a lavorare sul suo fisico per tornare al top, difatti negli anni poi i risultati si sono visti: è diventato un grande bomber in Serie B. È davvero una brava persona, ribadisco”.