Garbato, ma non troppo – Servivano davvero 12 giornate per accorgersi di Nicolò Buso?
Uno dei misteri del Catanzaro di Caserta
Nove gol in un Lecco in grandissimo affanno per la quasi totalità dello scorso campionato, 79 minuti in 12 giornate a Catanzaro. Davvero un calciatore valido, giovane, frizzante e incisivo come Nicolò Buso merita questo trattamento? Il gol valso un punto fondamentale col Mantova contribuirà a portarlo alla ribalta e sicuramente gli garantirà più minutaggio, ma il calcio si fa di testa e non di pancia e una sliding door improvvisa non muta il senso di scelte opinabilissime.
Per Fabio Caserta non esistono scusanti tattiche: ovviamente il ragazzo classe 2000 sa esprimersi bene se schierato largo in un 4-3-3/4-2-3-1 a cui l’allenatore ha rinunciato, ma nasce come seconda punta perfetta per il 3-5-2 su cui adesso i giallorossi si sono orientati. Tommaso Biasci è stato il vero uomo in più della squadra calabrese lo scorso anno e pur non se non sta fornendo prestazioni all’altezza è legittimo che venga utilizzato con frequenza. Ha un’intesa naturale con capitan Pietro Iemmello a abbina intelligenza a fisicità in modo notevole. Il primo rincalzo, però, in questo sistema non può che essere il trevigiano.
Nicolò Buso ha compiuto un passo corretto per la propria carriera scegliendo il progetto prospettatogli dal ds Ciro Polito, ma merita una considerazione diversa. Ha colpi per risolvere le partite, è predisposto al sacrificio, fa della duttilità una cifra stilistica. Caratteristiche che servono in modo eclatante a una squadra che fa fatica a vincere le partite e a leggerne i momenti. Un’arma preziosa, acquistata e poi accantonata: adesso non è possibile aspettare oltre, a Catanzaro tocca a lui.