ESCLUSIVA PSB – Porcari: “Il Carpi si riprenderà. Padova? Mina vagante. E sui ripescaggi…”
A sentirlo parlare sembra che il tempo si sia fermato a quel 17 maggio del 2003, il giorno dell’esordio in Serie A in un Parma-Piacenza che sa di segno del destino. L’esperto mediano di avventure in carriera ne ha vissute molte, dalla Serie A alla Lega Pro senza però mai perdere la semplicità e quel […]
A sentirlo parlare sembra che il tempo si sia fermato a quel 17 maggio del 2003, il giorno dell’esordio in Serie A in un Parma-Piacenza che sa di segno del destino. L’esperto mediano di avventure in carriera ne ha vissute molte, dalla Serie A alla Lega Pro senza però mai perdere la semplicità e quel pronunciato accento emiliano che lo contraddistinguono. Intervenuto ai nostri microfoni, il calciatore ci ha raccontato idee e ricordi legati alla sua carriera. Da Parma a Piacenza, Filippo Porcari si racconta.
Lei ha giocato, tra le altre, con Novara, Bari ed Avellino. Queste società si trovano adesso coinvolte per motivi diversi nella situazione ripescaggi. Qual è il suo pensiero in merito alla situazione?
“Io adesso gioco nel Piacenza e fino ad oggi non sapevamo contro chi dovevamo giocare, per me è una follia in un campionato professionistico: sopratutto in Italia. Sono brutte cose, c’è da sistemare il sistema dall’inizio. Purtroppo però noi non possiamo far nulla, è quello che sta succedendo all’occhio di tutti. Speriamo che possano fare qualcosa per migliorare questa situazione”.
Tra l’altro il fallimento di Bari, Cesena ed Avellino è solo uno dei tanti problemi del calcio italiano. Dal suo punto di vista, cosa non va?
“Se i presidenti prendono le squadre e non possono permettersi di mantenerle dandole un futuro o una certa continuità è meglio lasciar perdere. Una squadra come il Bari non si merita affatto di stare in Serie D per una serie di elementi quali stadio, storia e tifoseria: è una cosa folle. Non saprei individuare un colpevole, spero che chi prenderà le società che sono fallite sia una persona seria e consapevole della piazza in cui si trova e dell’amore che la gente dà alla squadra“.
Sarà Serie B a 19 squadre. Favorevole o contrario?
“Sono un po’ contrario perché hanno scavalcato delle regole sui ripescaggi che ci sono sempre state, ma ormai il campionato era iniziato così e non aveva senso aggiungere altre squadre. Dunque va bene così, l’importante è che adesso partano tutti i campionati“.
A proposito di calendari sono stati sorteggiati oggi quelli di Serie C. Per lei e per il suo Piacenza sarà un girone tosto, che obiettivo vi siete prefissati?
“Il Piacenza è una società piccola ma sana dove presidente e direttori fanno le cose giuste e senza sforare il budget. Penso che è quello che avrebbero dovuto fare anche le società fallite, fissarsi un limite e non superarlo. Per il Piacenza questo è l’anno del centenario, hanno costruito una rosa la cui base è formata dall’importante vecchia guardia e da giocatori di categoria quali Sestu, Nicco e Fedato. Vogliamo tornare a fare qualcosa d’importante come un buon piazzamento ai play-off, magari tra le prime posizioni. Siamo consapevoli di essere una buona squadra ma adesso conta solo il campo, le parole contano poco“.
Per il Carpi, di cui lei è un ex importante, un inizio di stagione da cancellare. Adesso ripartire è d’obbligo…
“Rispetto ai miei tempi il Carpi ha cambiato tutto, è comunque una società sana e che punta molto sul lavoro. Magari i nuovi arrivati si sono trovati un po’ impreparati su questo aspetto, lì si lavora tanto ed è tutto basato su di esso. Penso che si riprenderanno alla grande, ne sono convinto“.
Mostra spunti interessanti anche il Padova, dove lei ha giocato all’inizio della sua carriera. Può essere la mina vagante di questa stagione?
“Ci sono sempre delle sorprese tra le neopromosse in Serie B. Il Padova l’ho affrontato l’anno scorso (Con la Triestina, ndr) è una squadra quadrata con un ottimo allenatore e giocatori importanti: potrà essere una mina vagante“.
Tra Parma e Piacenza c’è una distanza di 68 km però, se vista da un altro punto di vista, essa può essere rapportata anche alle sue diverse esperienze calcistiche. Il ragazzo dell’esordio in Serie A da giovanissimo si aspettava tutto questo?
“Io ho sempre pensato, e forse è stato il mio errore, al calcio. Io tra Parma e Piacenza ci sono proprio in mezzo poiché sono di Salsomaggiore Terme, abito tra i due confini. Sono contentissimo della carriera che ho fatto sebbene posso dire che avrei potuto fare qualcosa in più, però ho fatto tutto con le mie gambe e la mia testa: nessuno mi ha mai regalato niente e dunque sono veramente fiero di quello che sono come persona e come giocatore. La mia carriera è frutto mio e della mia forza”
Un calciatore che si è costruito quindi da solo…
“Assolutamente si, ho sempre pensato solo al calcio. Quando ho esordito in Serie A ero veramente il ragazzo più felice del mondo però non mi sono mai montato la testa e ho sempre pensato di poter dare di più. Dopo Parma sono andato al Padova, in Serie C, dove non giocavo praticamente mai e perciò stavo male. Eppure non mi abbattevo, mi allenavo sempre più forte e negli anni questa cosa mi ha aiutato“.