IL PUNTO SULLE CAMPANE – Benevento super, ora a Cittadella per la conferma. La Salernitana vuole rialzarsi, c’è l’Ascoli
BENEVENTO SALERNITANA – Appuntamento numero quattro con “Il punto sulle campane”, editoriale di PSB su Benevento e Salernitana. Quattro come i gol rifilati dai giallorossi ai granata, il derby torna dopo 33 anni sotto la dormiente. Un poker inequivocabile, in una cornice splendida: più di 13mila spettatori al Vigorito, con entrambe le tifoserie fraternamente unite […]
BENEVENTO SALERNITANA – Appuntamento numero quattro con “Il punto sulle campane”, editoriale di PSB su Benevento e Salernitana. Quattro come i gol rifilati dai giallorossi ai granata, il derby torna dopo 33 anni sotto la dormiente. Un poker inequivocabile, in una cornice splendida: più di 13mila spettatori al Vigorito, con entrambe le tifoserie fraternamente unite dalla coreografia iniziale per il piccolo Genny, affetto da grave malattia.
Dal fischio di inizio a quello finale il Benevento ha avuto in mano il joystick della partita. In cattedra ci è salito Nicolas Viola, a dirigere un’orchestra assortita alla perfezione. La prima sinfonia arriva con Maggio di testa al 30’, su cross dalla sinistra proprio del 10. I padroni di casa abbassano i ritmi nella ripresa e negli ultimi venti minuti di gara chiudono i giochi ed esagerano con Improta in contropiede al 74’, servito da Insigne, l’ex di turno restituisce il favore al numero 19 per il tris, poker finale del neo entrato Asencio al 96’; passivo che poteva essere anche più pesante, con una traversa sempre di Improta e un gran destro di Letizia dal limite disinnescato da Micai. Cala così il sipario su una prestazione praticamente perfetta dei sanniti che hanno mostrato la solita enorme pericolosità offensiva e solidità difensiva, dopo gli scricchiolii contro Lecce e Venezia. Bene in entrambe le fasi i due esterni, Maggio e Letizia, Volta perfetto, Billong decisamente più convincente e sicuro rispetto alla trasferta lagunare. La zona nevralgica del campo è stata terreno fertile per Viola e Tello, bravi nei ripiegamenti e in fase di rifinitura; meno appariscente, ma comunque presente, Bandinelli, giustificato dopo l’exploit contro la squadra di Vecchi. Alle opache prestazioni di Ricci e Coda si sono opposti gli impatti devastanti sul match di Insigne ed Asencio. Neanche il tempo di godersi i 3 punti che il Benevento è già partito alla volta del Veneto: domani alle 21 il Cittadella aspetta i giallorossi. Al Tombolato sarà la prova di continuità e maturità, contro una squadra reduce dalla sconfitta di La Spezia (1-0), dopo tre vittorie consecutive che hanno proiettato Venturato e i suoi ragazzi al secondo posto a meno uno dal Verona. Potrebbe essere un turno infrasettimanale all’insegna del turnover per Cristian Bucchi. Costa è tornato a disposizione e potrebbe insidiare Billong, Tuia resta ancora a casa, a centrocampo potrebbe ritrovare una maglia da titolare Nocerino, in attacco Insigne e Asencio partono davanti a Ricci e Coda.
La prova strabiliante del Benevento è stata anche, in parte, favorita da quella imbarazzante della Salernitana. Per gli ospiti si registrano appena due “occasioni”: un colpo di testa debole di Akpa Akpro nel primo tempo e un destro da lunga distanza di Jallow nei secondi 45 minuti. Per il resto nulla da segnalare. Lo avevamo detto dopo il 3-0 al Padova: i granata sono cinici e compatti, ma non ancora spettacolari. Il gruppo di Colantuono si è sciolto come neve al sole, arroccato nel suo 3-5-2 attendista, tutto fisico e ripartenza e privo di trame di gioco ed aggressività; distratto in difesa, sterile offensivamente e mai in grado di trovare spazi. I numeri parlano chiaro: squadra inferiore nel possesso palla, nei passaggi completati e nei tiri scagliati verso la porta. Timidi segnali di ripresa si sono avuti solo ad inizio secondo tempo, ma è stato un fuoco di paglia. Micai, incolpevole sui gol, è il migliore degli ospiti e questo dice tutto, l’ex Bari disinnesca almeno tre occasioni da rete. Capitan Schiavi annulla Coda e prova a mantenere la nave in linea di galleggiamento, Akpa Akpro è vivace, ma mal supportato, Di Gennaro e Pucino entrano e provano a dare la scossa. Perticone e Gigliotti affondano, Casasola perde Maggio sull’1-0 e fa fatica a piede invertito, Castiglia impalpabile, Di Tacchio soffre la velocità dei suoi dirimpettai e fatica a costruire, Djuric fa a sportellate ma è mal servito, Jallow è egoista e lezioso. Colantuono deve trovare un’identità tecnico-tattica per far esprimere al meglio interpreti, oggettivamente, di tutto rispetto. E ora? L’Ascoli all’Arechi può essere l’occasione del riscatto e la società lo sa, la scelta del ritiro a Baronissi non è casuale. I bianconeri di Vivarini vengono dal turno di riposo, preceduto dall’1-0 casalingo sul Lecce; la sfida ai marchigiani può essere il crocevia per uscire dal tunnel. Il tecnico non abbandonerà il 3-5-2, di 4-3-1-2 si parlerà più avanti; cambieranno quasi sicuramente gli interpreti. Mantovani si candida ad una maglia da titolare in difesa, a centrocampo potrebbero trovare spazio Di Gennaro e Palumbo a discapito di Di Tacchio e Castiglia, Vitale potrebbe riprendersi la corsia mancina, con Pucino sull’out opposto, in attacco Bocalon, Djuric, Vuletich e Jallow partono tutti sullo stesso piano; il gambiano è sembrato più incisivo a gara in corso finora.