ESCLUSIVA PSB – Guana: “Palermo e Ascoli, che piazze. Pescara costruito in maniera ottima”
Roberto Guana non è certo uno di quello a cui avreste potuto chiedere di concludere la stagione in doppia cifra, eppure se gli aveste chiesto di metterci l’anima lui l’avrebbe fatto. Più di ogni altro. D’altronde con un carattere tenace quale il suo non c’è da meravigliarsi. Una carriera iniziata a Brescia, proseguita poi per […]
Roberto Guana non è certo uno di quello a cui avreste potuto chiedere di concludere la stagione in doppia cifra, eppure se gli aveste chiesto di metterci l’anima lui l’avrebbe fatto. Più di ogni altro. D’altronde con un carattere tenace quale il suo non c’è da meravigliarsi. Una carriera iniziata a Brescia, proseguita poi per Ascoli, Palermo, quella Verona sponda Chievo e diverse altre esperienze all’interno di un trascorso di tutto rispetto. Il calcio come tema fondamentale di una vita passata davanti alla difesa, un ruolo delicato per uomini duri. Contattato dalla nostra redazione, l’ex centrocampista si è raccontato ai nostri microfoni.
Come prosegue la sua vita fuori dal mondo del pallone?
“Ho fatto due corsi d’allenatore, tra cui l’ultimo un mese fa a Coverciano. Ho studiato e dopo la carriera mi sono fatto una famiglia e nel momento in cui ho smesso sono nate le mie due bimbe. Adesso come fanno tanti sto studiando, vado a vedere le squadre, gli allenamenti e qualche partita in futuro vedremo che succederà ma non mi pongo un limite: non ho l’esigenza di farlo nell’immediato, staremo a vedere. Per adesso mi informo e aggiorno”.
Un mondo, quello del calcio, che l’ha vista protagonista di una crescita sotto tanti punti di vista.
“Fino a sei anni fa il calcio era al centro della mia vita. Poi è arrivata mia moglie, e adesso la mia famiglia ha la priorità assoluta però il calcio è parte di me e di conseguenza è una passione innata tant’è che mi porta a visionare partite e allenamenti. Ho avuto inoltre la fortuna di essermi fatto tanti amici, così è sempre bello andare e rivedersi”.
Tra i suoi vari argomenti di studio ci sarà sicuramente il Pescara di Bepi Pillon; l’anno scorso un’annata vissuta a ridosso delle parti basse della classifica e adesso il primo posto. Un cambiamento del genere parte prima dalla testa e dal volere dell’allenatore o dalle caratteristiche caratteriali e dalle ambizioni dei giocatori stessi?
“Io credo che dipenda sicuramente da più fattori, quindi sicuramente l’impronta di un allenatore come Pillon che anche in passato ha dimostrato il suo valore. L’impronta e il carattere della squadra sono anch’essi importanti, chi l’ha costruita in ottima maniera assemblando una compagine che in questo momento sta superando le aspettative.”
A proposito di superare le aspettative preposte ci sarebbe anche l’Ascoli, volenteroso di raggiungere una salvezza tranquilla e magari sperare in qualcosa di più.
“Ho avuto la fortuna di giocare ad Ascoli, una piazza calda e che sa darti tanto. In una situazione in cui l’Ascoli vive delle “difficoltà” a livello societario e viene da un anno fallimentare ha comunque le carte in regola per raggiungere quello che si è prefissato: raggiungere una salvezza tranquilla e, a un certo punto della stagione, puntare a qualcosa più in alto in classifica, come i play off per esempio”.
Per quanto riguarda il Palermo, sua altra ex, l’addio di Zamparini sembra – nonostante le ultime frenate – prossimo. Che figura perderebbero i rosanero?
“Perderebbero sicuramente un presidente che lì ha fatto la storia, portando il Palermo al massimo livello: dalla Serie B alla Coppa UEFA. Ha permesso loro di trascorrere diversi anni in Serie A, sotto questo punto di vista è una perdita non solo per i siciliani ma per il calcio italiano. È stato comunque un imprenditore che ha scommesso su una piazza importante e l’ha riportata dove merita di stare. Ho giocato per tre anni a Palermo, una città bellissima e una tifoseria che riempiva sempre il Barbera. Sono state emozioni forti e tanto merito di questo sta in Zamparini. Negli ultimi anni c’è stato un sali e scendi tra le categorie, ciò dovuto anche al fatto che lo stesso presidente abbia mollato un po’ la presa risentendone così tutto l’ambiente palermitano”.
I fatti parlano di lei come un calciatore dal forte carattere e che ha saputo imporsi anche in situazioni non semplici. Dal suo punto di vista l’aspetto caratteriale può valere ancor più di quello tecnico?
“Un giocatore normale che si confronta con grandi campioni per rimanerci per 10-12 anni e giocare quasi trecento partite in Serie A l’aspetto caratteriale nel mio caso è stato fondamentale. Probabilmente in certe situazioni mi ha tolto qualcosa però è stato importante in tante altre nel calcio. In qualche modo devi sopperire alla mancanza di qualità sennò non puoi giocare”.