Perugia, Verre: “Siamo da playoff, ma dobbiamo migliorare in trasferta”
VERRE PERUGIA – Da quando ha cambiato posizione in campo, giocando da trequartista, ha realizzato tre gol consecutivi (e altrettante vittorie della squadra). Valerio Verre sta trovando a Perugia quella continuità che forse in passato gli è mancata. Nel corso dell’intervista che ha rilasciato per “La Gazzetta dello Sport“, il primo pensiero non può che […]
VERRE PERUGIA – Da quando ha cambiato posizione in campo, giocando da trequartista, ha realizzato tre gol consecutivi (e altrettante vittorie della squadra). Valerio Verre sta trovando a Perugia quella continuità che forse in passato gli è mancata. Nel corso dell’intervista che ha rilasciato per “La Gazzetta dello Sport“, il primo pensiero non può che essere rivolto al suo passato: “Da ragazzino tutti mi consideravano destinato a fare il calciatore, difatti mi chiamavano marziano, campioncino e simili. La mia famiglia mi è sempre stata dietro, non facendomi mancare nulla. Poi è arrivata la Roma, dove ogni anno giocavamo per vincere e, alla fine, vincevamo. Un gruppo bellissimo, gente forte come Florenzi, Caprari, Ciciretti, Viviani. Totti? Era un leader silenzioso, in campo stava molto sulle sue, parlava poco ma quando lo faceva stavano tutti sull’attenti. Nello spogliatoio faceva un certo effetto. Ci tengo inoltre a ringraziare Bruno Conti, che mi ha sempre trattato come un figlio, bloccando sul nascere ogni trattativa, come quella con la Fiorentina, che a 14 anni mi voleva. Stessa cosa che fece mio padre, quando due anni dopo respinse la proposta del Manchester United. Paragoni? Da piccolo mi ispiravo a De Rossi e Gerrard, ma sono più difensivi rispetto a me. Crescendo pensi a te stesso, abbandoni certi pensieri“. Si torna al presente, il Perugia: “Qui ho iniziato giocando da play, poi sono passato sulla trequarti, dove mi diverto, sono vicino alla porta e posso fare ciò che mi piace di più, l’assist. In carriera ho ricoperto praticamente tutti i ruoli del centrocampo, addirittura con Luis Enrique ho giocato anche da ‘falso 9’. La B è tosta, lunga e dobbiamo racimolare più punti in trasferta per poterci considerare una grande squadra per la categoria. Mi piace il ruolo da leader, i ragazzi nati nel 1999 oppure nel 2000 chiedono consigli su tutto, sento più responsabilità nell’essere una sorta di modello per loro. Nesta? È un allenatore animato da un’energia positiva che è molto bravo a trasmetterci. Ci diceva di stare tranquilli anche quando i risultati non arrivavano, perché stavamo crescendo e che quello che volevamo sarebbe arrivato. Per me siamo una squadra da playoff, ma dobbiamo dimostrarlo con continuità. Il prossimo avversario sarà il Benevento che, seppur in un momento difficile, ha grandi calciatori. Come dice il mister, se facciamo quello che sappiamo fare, possiamo mettere in difficoltà tutti. L’importante è metterci intensità e cattiveria, elementi che la B richiede“. Per concludere, un pensiero all’estero: “Vorrei giocare nella Liga. Parliamo però di un futuro lontano, perché ora penso solo al Perugia, e poi alla A“.