Pochesci: “Il ciclo di Stroppa a Foggia era finito, non capisco il mercato del Livorno. Sui giovani…”
POCHESCI STROPPA – La rubrica “La Voce del Mister” torna puntuale anche questa settimana. Con la ripresa della Serie B, abbiamo potuto nuovamente confrontarci sul calcio giocato con mister Pochesci. Non mancano, tuttavia, alcune riflessioni che trascendono l’ambito specifico e aprono il campo a discorsi di carattere più ampio. Salve mister, la prima giornata di ritorno del campionato cadetto ci […]
POCHESCI STROPPA – La rubrica “La Voce del Mister” torna puntuale anche questa settimana. Con la ripresa della Serie B, abbiamo potuto nuovamente confrontarci sul calcio giocato con mister Pochesci. Non mancano, tuttavia, alcune riflessioni che trascendono l’ambito specifico e aprono il campo a discorsi di carattere più ampio.
Salve mister, la prima giornata di ritorno del campionato cadetto ci ha regalato partite decisamente gradevoli e tanti temi da approfondire. Partiamo dallo Spezia: raramente ho visto una squadra giocare così bene in questa categoria, eppure è ancora nel limbo tra centro classifica e play-off. Com’è possibile?
“Solo il Brescia attuale e l’Empoli dell’anno scorso hanno mostrato una facilità di gioco simile. Secondo me parliamo di un club con idee importanti e ragazzi di talento, che però ancora non credono fino in fondo in quello che fanno. Il lavoro in settimana si vede che è davvero notevole, altrimenti una mole di occasioni del genere non la si riesce a creare. Quando non trasformi azioni così ben impostate secondo me non si può parlare di poca qualità, ma di mancanza di convinzione ed esperienza. Se ci fosse un centravanti già smaliziato, parleremmo di una rosa in lotta per i massimi traguardi. Con un impianto del genere, io un investimento pesante sulla prima punta lo farei. C’è uno come Montalto, ad esempio, che troverebbe il contesto a lui ideale: compagni abili nel fraseggio che gli consentono di toccare tanti palloni dentro l’area.”
Mi ha dato l’assist perfetto per proseguire. Ora che è partito anche Brighenti, perché l’ex Ternana si sta ritagliando un così esiguo spazio in quel di Cremona?
“Sicuramente non ha ancora la condizione per reggere i 90 minuti, ma credo che almeno un tempo possa affrontarlo. Rastelli avrà le sue ragioni per concedergli pochi scampoli di match, ma è possibile che il vero motivo sia che ormai sia lui che Carretta non rientrino nei piani. La Cremonese con queste scelte si sta rimangiando già a gennaio le decisioni prese durante il mercato estibo: probabile è che Mandorlini abbia costruito la squadra e Rastelli invece stia facendo pesare altre idee. Cambiare così tanti uomini è però una dichiarazione di resa. Si parla di una società importantissima e dal grande patrimonio economico che non riesce a risollevare una classifica sempre più preoccupante. Vedremo se innesti come Caracciolo, Soddimo e probabilmente Ciofani cambieranno le cose.”
Tornando alla vetta della graduatoria, sorprende la sconfitta casalinga del Palermo. Non è la prima volta che la squadra di Stellone non porta a casa i tre punti dopo esser stata in vantaggio: a cosa è imputabile ciò?
“Di sicuro a mancare non è l’esperienza: sia l’organico che il mister ne hanno da vendere per la categoria. Prima di ogni alta cosa, bisogna rivalutare la forza della Salernitana. Quando sentivo parlare di rifondazione tecnica impazzivo, perché per me parliamo di una delle squadre più attrezzate della competizione. Pensa, hanno quattro prime punte: Jallow, Bocalon e Djuric non servo io per commentarli, ma anche Vuletich a me ha destato un’impressione notevole. La squadra granata veniva da una batosta pesante col Pescara ed ha reagito benissimo, vincendo con merito una partita difficilissima. Forse per la promozione diretta è tardi, ma con questo spirito e magari un colpo a centrocampo disputeranno i play-off da protagonisti.
La prossima giornata propone un incrocio veramente suggestivo: Stroppa tornerà a Foggia col Crotone ultimo in classifica, dando vita a un match che mai avremmo immaginato avrebbe inciso sulla zona salvezza…
“Gara di una bellezza unica. Forse i tifosi ce l’avranno con Stroppa perché percepiscono il suo addio come un tradimento, ma io credo che si fosse semplicemente chiuso un ciclo. Un tecnico in rampa di lancio come lui ha fatto bene ad accettare l’offerta di una retrocessa che partiva con enormi ambizioni: certe chance bisogna avere il fegato di coglierle. I risultati non gli hanno dato ragione, ma se la proprietà l’ha richiamato qualcosa significherà. Per me i rossoneri, sull’onda della riduzione della penalizzazione, hanno l’opportunità nelle prossime due gare di migliorare esponenzialmente la propria classifica. Il Crotone, dal canto proprio, è in una situazione profondamente critica: nella peggiore delle ipotesi potrebbe chiudere il turno a 9 punti dalla salvezza. Sul discorso retrocessioni pesa ancora come un macigno il rebus riguardante il format dei campionati. Oggi risulta difficilissimo capire come sarà attuata la riforma e quindi quante squadre effettivamente perderanno la categoria. Tornando al campo, la partita di questo week-end che più mi intriga è Salernitana-Lecce. Troviamo un gruppo che gioca un gran calcio chiamato a far punti contro un avversario ora nel pieno dell’autostima. Lo stadio sarà caldissimo e potrà trascinare i campani verso un risultato di prestigio. In generale, ritengo il livello della B molto più alto dello scorso anno: proliferano talenti e il calcio italiano inizia ad accorgersene.”
Se si pensa che un club ad oggi fuori dai play-off come l’Ascoli affiancherà a Ninkovic Ciciretti, si ha la percezione lampante di quello che dice.
“Il patron Pulcinelli ha fatto il colpo del mercato, prendendo un calciatore che può spostare gli equilibri col talento che si ritrova. Adesso molto starà alla bravura di Vivarini: secondo me potrebbe passare a un 4-2-3-1 per mettere tutti nella condizione di rendere al meglio. Con Addae e Troiano a fungere da diga, Ciciretti e Ninkovic larghi e Cavion incursore, ci sarebbero i presupposti per cambiare marcia. Non dimentichiamo che anche per quanto riguarda le prime punte i bianconeri sono assortiti benissimo. Possono fare un grande girone di ritorno: sostituire Kupisz con Ciciretti è un’operazione che sbalordisce in positivo.”
Kupisz al Livorno. Non serviva qualcosa di diverso agli amaranto per rinforzare la rosa?
“Non capisco che mossa sia, è un giocatore che sta fermo da tantissimo. Vedendo anche come hanno perso Bruno e cosa lui ha dichiarato alla stampa, si fatica a capire quale sia il futuro di questa piazza. Al di là delle dinamiche extracalcistiche, però, credo che l’assenza del centrocampista si sentirà molto in campo e negli spogliatoi.”
Volevo inoltre chiederle un parere sulla querelle che ha fatto più discutere negli ultimi giorni: sta dalla parte di De Laurentiis o di Stirpe? Ha senso che certi club arrivino in massima serie?
“Io penso che al Frosinone vadano fatti i complimenti, perché parliamo di un club che 10 anni fa navigava a vista tra B e C e oggi gioca in A in uno stadio di proprietà. Ben vengano progetti del genere che, partendo dal requisito della stabilità economica, fanno investimenti sulle strutture e sul settore giovanile. Ci rendiamo conto di quello che è stato creato? Quella ciociara è una realtà piccola, senza grande tradizione calcistica: prima dei fasti attuali sugli spalti erano in 2000, oggi lo “Stirpe” è sempre pieno. Pensa a quanto è bello il mondo del calcio se inteso così: con organizzazione e idee chiare si può portare il gioco del pallone anche laddove a certi livelli neanche lo si immaginava. Ci si lamenta che Napoli-Frosinone non sia appetibile per le TV? Redistribuiamo gli introiti dei diritti secondo il modello inglese e poi vediamo se la distanza tra le rose diminuisce o meno. Scelte miopi portano a conseguenze del genere e le piazze meno prestigiose non ne hanno colpe. Calciatori importanti vogliono ingaggi consistenti e allora bisogna reinventarsi con le armi a disposizione: cura del vivaio e prestiti di valorizzazione. Invece di farsi la guerra, i club potrebbero ragionare su virtuose sinergie e ne gioverebbe l’intero movimento. Non abbiamo la cultura della Squadra B, non siamo la Spagna: i migliori talenti converrebbe girarli con criterio a società sane in cui giocherebbero da protagonisti. Non c’è bisogno di andare a scombinare i piani della Serie C…”
Qualsiasi sia la strada, una strategia per permettere ai giovani di emergere va individuata.
“Parto da lontanissimo e dico che oggi è difficile insegnare calcio. I bambini non stanno più per strada e non hanno quindi modo di esercitare i movimenti. Del calcio conoscono tutto, ma attraverso televisione e playstation: il risultato di questo fenomeno sono bambini fortissimi nella teoria, ma disabituati alla pratica. Oggi, banalmente, produciamo meno giovanissimi di livello perché è più difficile fargli comprendere i fondamentali: la ripetizione del gesto è essenziale per la crescita e purtroppo c’è sempre meno occasione per allenarla. Oltre al talento, nello sport c’è una parte meccanica da cui non si può prescindere. La cosa che fa rabbia è che di strutture ne abbiamo in misura infinita e quello che mi chiedo è perché queste non siano a disposizione delle scuole. Diamo centralità all’educazione fisica, stabiliamo delle convenzioni tra istituti didattici e sportivi: solo così possiamo cambiare la cultura in questo paese. Si sente spesso parlare di cambiamento, spero che chi è al governo sia sensibile a un tema che è fondamentale ai giorni nostri. Venendo ai più grandi, io credo che comunque siamo in una fase di crescita. Quando ebbi modo di parlare con Mancini gli dissi che secondo me il talento davanti non mancava, andava solo incoraggiato. I giovani quest’anno stanno lanciando buoni segnali e sono certo che, se il CT considererà il gioco il caposaldo del progetto, chiunque farà la prima punta segnerà. I club, però, stanno facendo ancora troppo poco per questa generazione ricca di talento. Zaniolo sta avendo un impatto sulla Roma che una leggenda come Totti alla sua età non aveva, ma credi che senza i tanti infortuni avrebbe giocato? Di Francesco fu messo alla gogna per averlo schierato dall’inizio col Real Madrid, lo stesso Mancini criticato per averlo convocato in Nazionale prima del debutto in Serie A. Il sistema del calcio italiano schiaccia i ragazzi, li rende vittime di pressioni eccessive e se ne libera alle prime prestazioni negative. Servirebbe una riforma forte per cambiare il modo di pensare di tutto l’ambiente: un prodotto del settore giovanile (che come i giocatori bandiera in B non graverebbe sulle liste) tra gli 11 titolari in ogni partita di campionato. Da una parte costringerebbe ogni società a curare la Primavera, dall’altra genererebbe un rapporto molto più viscerale tra tifosi e squadra. Se all’estero non si pensa a una mossa del genere è perché lì non serve, ma in questa nazione solo col coraggio dei piani alti si può modificare la visione del pallone. I nostri migliori prospetti stanno emergendo quasi tutti per talento sconfinato e per circostanze fortunate, bisogna invece rendere il processo sistematico.”
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