Palermo, Macaione ed il progetto “Arkus”: “Vi spiego cos’è”
MACAIONE PALERMO ARKUS – Candidato alla presidenza del Palermo, ha un curriculum ineccepibile ed è entusiasta del nuovo progetto “Arkus Network”: si tratta di Vincenzo Macaione, che ha quasi concluso il closing che darà vita alla nuova era rosa nero. Al Giornale di Sicilia Macaione spiega: “Il precontratto è un contratto molto corposo e direi […]
MACAIONE PALERMO ARKUS – Candidato alla presidenza del Palermo, ha un curriculum ineccepibile ed è entusiasta del nuovo progetto “Arkus Network”: si tratta di Vincenzo Macaione, che ha quasi concluso il closing che darà vita alla nuova era rosa nero.
Al Giornale di Sicilia Macaione spiega: “Il precontratto è un contratto molto corposo e direi un pre-definitivo. Ci sono tutti i presupposti per dire che la Arkus è il nuovo proprietario. Si tratta di fare l’ultima girata di azioni, non vedo motivi ostativi”.
Sul pensiero che Arkus sia un “piano B”: “Su questo tema io parlo poco. Più che di una concorrenza si è parlato troppo di soggetti che si reputavano vicini e forse non lo erano poi così tanto. I tifosi e la città hanno pensato che un soggetto fosse più avanti di noi quando invece era il contrario. Il mio mandato è arrivato prima di York, mi ero mosso prima”.
Ma cos’è Arkus?: “Arkus è un gruppo societario con varie collegate che fattura circa 100 milioni. Un gruppo molto variegato e leader nell’offerta dei servizi ricettivo-alberghieri in tutto il mondo tramite agenzie di incoming, società di eventi e gestioni di hotel e resort di alta gamma. Nell’ultimo anno Arkus ha già fatto diverse acquisizioni e l’ultima è stata quella che ha riguardato il Palermo”.
“I soldi ce li hanno in tanti, ma i piani industriali o ce li hai o giochi con i numeri. Abbiamo redatto piani a lungo termine. Siamo soggetti italiani, vicini al territorio, non siamo collegati a SPV estere come altri soggetti che purtroppo hanno danneggiato club e città. Credo che questi siano solo punti a favore, ecco perché sono rimasto perplesso da alcuni commenti che ho letto in giro. In molti pensavano che siccome York gestisce 20 miliardi, allora nelle casse del Palermo sarebbero entrati tanti soldi. Non è così, non è automatico, credetemi”.
Sullo spettro di Zamparini: “I ragionamenti non sono così lineari come quelli dei tifosi. Non è che perché ci sono loro due e allora dietro Arkus c’è Zamparini. Nessuno lo vuole, né io e né la nuova proprietà. La sua era è finita, dobbiamo farcene tutti una ragione altrimenti non si va avanti. Foschi e De Angeli sono dipendenti come altri, non possiamo allontanarli in 24 ore. Il closing è stato mercoledì e la nostra priorità adesso sono i numeri e la squadra. De Angeli e Foschi devono solo occuparsi di portare a casa la “bandierina”, che sappiamo tutti qual è. Abbiamo aspettato tutti per 5 mesi questa risoluzione, la gente non può attendersi che in poche ore si licenzino collaboratori che da anni sono nel club”.
Le prospettive future del Palermo con Arkus: “Arkus ha un piano industriale generale e complessivo importante. Quello dedicato al Palermo presenta una ‘duration’ di medio-lungo termine, ovvero tra i 5 e i 10 anni. Si parla non solo di ‘governance della società’, ma della realizzazione di un nuovo stadio e di un centro sportivo. Il piano è molto concreto e realizzabile”. Ma Arkus ha le spalle sufficientemente larghe? Deve essere chiaro a tutti che i capitali non sono solo di Arkus. Grazie al mio aiuto e a quello di alcune banche italiane, faremo sedere al nostro tavolo alcuni fondi di investimento. Ecco perché tutta la ‘menata’ di York vale ‘0’. I fondi di investimento sono tanti nel mondo. Accanto ad Arkus possiamo affiancare tre, quattro fondi della stessa portata di York. È quindi preferibile che la società resti italiana e che i fondi di investimento vengano destinati esclusivamente all’attività finanziaria. Affidare la gestione di un club alle speculazione dei fondi internazionali è rischioso”.